Aleksei Meshkov, ambasciatore straordinario, plenipotenziario della Russia in Italia e nella Repubblica di San Marino (Foto: Michele Palazzi)
Una carriera lampo nella diplomazia della Federazione. Preparazione e competenza, dal Ministero degli Affari Esteri a Roma. Parla l’ambasciatore straordinario, plenipotenziario della Russia in Italia e nella Repubblica di San Marino, Aleksei Meshkov: "Dobbiamo rafforzare ed estendere la strada della cooperazione".
Aleksei
Yurievich, Lei una volta ha detto che i russi sono dei napoletani nordici. I
suoi otto anni di lavoro in Italia l’hanno convinta dell’esattezza di questa
tesi?
Sì, siamo molto simili. Innanzitutto dal
punto di vista culturale e psicologico. Spesso la facilità di comprendere le
reciproche mentalità porta i russi e gli italiani a realizzare insieme grandi
progetti economici, a una positiva e stretta cooperazione nell’arena
internazionale. Ne è un chiaro esempio l’aereo Superjet -100.
Gli
imprenditori russi non temono la situazione di crisi in Italia? Il clima
economico locale è favorevole agli investimenti?
Gli italiani hanno prestato particolare
attenzione all’entrata di Lukoil sul mercato italiano. Le prime intese per
l’acquisto di attivi in Italia da parte della compagnia russa sono precedenti
alla crisi del 2008. Ma anche dopo l’inizio della crisi, in una situazione
mutata, Lukoil ha mantenuto tutti gli impegni assunti. Quest’anno è stato siglato l’acquisto di
una grossa azienda vinicola italiana (Gancia,
ndr) da parte di un’azienda russa. Inoltre, per sostenere le piccole e
medie imprese italiane e russe nella Federazione e nei Paesi dell’Unione
Europea, in occasione della visita ufficiale in Russia del presidente del
Consiglio italiano Mario Monti, a luglio 2012, Gazprombank ha firmato con
Intesa Sanpaolo un accordo per la creazione di un fondo comune di investimenti
diretti.
La Carta europea dell’energia e il Terzo pacchetto energetico dell’Unione Europea rendono più complicata la cooperazione italo-russa?
Questo tema, che crea un po’ di tensione nei rapporti tra la Russia e l’Ue, ha risvolti filosofico-politici. Se si vuole restare un collaboratore affidabile e prevedibile, non si possono cambiare le regole del gioco in corsa, o, per lo meno, prima di farlo, bisogna consultarsi con i propri partner. Invece, purtroppo, veniamo messi di fronte al fatto compiuto, e non solo in materia di energia. È successo anche nel campo dei trasporti aerei. Qui potrebbero subire dei danni non solo la Russia ma anche gli Usa, la Cina e altri Stati. Ci sono dei temi che richiedono un’approfondita trattazione congiunta. È vero, alcune decisioni che sono adottate a Bruxelles sono obbligatorie per tutti gli Stati dell’Ue. In questo caso l’Italia non è un’eccezione. Per questo è anche importante che i Paesi Ue, con insistenza, spieghino alla Commissione Europea quali di queste decisioni possono nuocere i loro interessi nazionali.
Il nostro tempo è caratterizzato da un inasprimento della concorrenza, tanto in campo economico quanto in campo politico. All’ambasciatore della Federazione Russa in Italia capita di scontrarsi con questo fattore?
Cosa
rappresenta per Lei l’Italia?
Senza dubbio il centro della cultura
mondiale.
Cosa
le piace più di tutto della Penisola?
La gente.
A
quando risale il primo contatto con il nostro Paese?
La mia prima visita diplomatica risale agli
anni Novanta; in quelmomento pensavo principalmente al mio
lavoro.
Chi
o cosa non dimenticherà mai?
I miei amici in Italia.
Il
suo luogo preferito?
Posti straordinari, per cui sarebbe
impossibile indicare una sola preferenza.
Che
cosa nella cultura italiana ha influenzato la sua visione del mondo?
L’antica Roma, il cui studio permette di
comprendere lo sviluppo dei processi mondiali contemporanei.
Qual
è il suo proverbio italiano preferito?
Non ne ho uno preferito, perché i modi di
dire italiani sono molto simili a quelli russi.
Che
cosa augura alla Russia e all’Italia?
Di andare sempre e solo avanti.
Un vantaggio per i due Paesi è il carattere complementare delle nostre economie. Non abbiamo necessità di ingaggiare un’aspra concorrenza, benché ciascuna parte difenda i propri interessi nazionali. Ciò riguarda anche il lavoro in Paesi terzi, dove abbiamo dei progetti congiunti nella sfera dell’energia e delle attrezzature militari.
Roma
ha rappresentato un fattore importante nello sviluppo dei rapporti della Russia
con l’Ue e con la Nato e nella creazione del Consiglio Russia-Nato. Il cambio
di governo in Italia ha mutato l’atmosfera amichevole dei rapporti italo-russi?
I nostri rapporti conservano dinamismo. Con
l’Italia abbiamo un formato di relazioni unico nel suo genere, il “2+2”: dei
colloqui congiunti a cadenza regolare tra i rispettivi ministri degli Esteri e
della Difesa. Roma non applica di certo questo schema a tutti i suoi partner
stranieri. È un’ulteriore testimonianza del carattere privilegiato del dialogo
tra Russia e Italia. Prossimamente, per discutere della preparazione della
sezione economica delle consultazioni intergovernativi tra i due Paesi al
massimo livello, si incontreranno i copresidenti del Consiglio russo-italiano
per la cooperazione economica, industriale e finanziaria, il vice premier della
Federazione Russa, Arkadij Dvorkovich, e il ministro degli Esteri italiano,
Giulio Maria Terzi.
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Foto: Michele Palazzi
Ricordo che quando lei era viceministro
degli Esteri della Federazione Russa aveva organizzato anche il primo incontro
russo-francese con il formato «2+2»...
È vero, e nel 2010 abbiamo
inaugurato questo formato anche con l'Italia. Con il nuovo governo italiano non
solo è stato conservato, ma subito dopo la formazione del nuovo esecutivo ha
avuto luogo a Mosca un nuovo incontro di questo formato. Durante la visita dei ministri degli Esteri e
della Difesa italiani in Russia c'è stato uno scambio di opinioni su un ampio ventaglio di questioni
internazionali e bilaterali. Proprio in un incontro del formato «2+2» è stato anche concordato il
programma indicativo dei nostri prossimi contatti. All'ordine del giorno c'è lo
svolgimento della XIII riunione del Consiglio per la cooperazione economica,
industriale e valutario-finanziaria, un analogo delle commissioni intergovernative
che abbiamo con altri Paesi. Proprio durante questo incontro a dicembre 2012 a
Mosca si vedranno i copresidenti del
Consiglio: il vicepremier russo Arkadij Dvorkovich e il ministro degli Esteri
italiano Giulio Maria Terzi.
L'Italia ha preso
parte all'intervento in Libia appoggiando una libera interpretazione di una risoluzione
del Consiglio di Sicurezza dell'Onu del 1973. Roma è più cauta nei confronti della
questione siriana?
Lo ripeto: l'Italia, in quanto membro della Nato e
dell'Ue, agisce in base alle decisioni che vengono prese in seno a queste
organizzazioni. Ma gli italiani sono molto preoccupati per ciò che sta
accadendo in Libia. Noi e loro abbiamo la stessa opinione, e cioè che sulla
questione siriana si debba cercare una soluzione politico-diplomatica, e che
sia importante non permettere lo sfascio del Paese. Sul piano strategico,
quanto all'interesse per una Siria stabile, prospera e unita, le nostre vedute
coincidono. Anche se a volte ci sono delle divergenze sul piano tattico.
Esistono
potenziali punti di incontro con l’Italia riguardo alle problematiche più
scottanti all’ordine del giorno nell’arena internazionale?
Si svolgono regolarmente incontri tra i
nostri ministri degli Esteri a latere degli eventi internazionali. È in vigore
un meccanismo di consultazioni a livello dei loro primi vice. Naturalmente,
l’Italia, in quanto membro della Nato e dell’Ue, si attiene alla linea
concordata in seno a queste organizzazioni. Il tema dell’Euro-Pro occupa una
posizione chiave nei nostri colloqui “2+2”.
La
Russia e l’Italia hanno firmato un protocollo sulla riammissione. Si può
pensare a una semplificazione delle procedure per ottenere i visti,
indipendentemente dall’accordo di Schengen?
Questo è poco probabile. Benché io abbia
sentito dire più volte, anche dai colleghi stranieri, che si tratta più di una
questione politica che di reale prassi giuridica. Per ora possiamo solo agire
con la maggiore flessibilità possibile nell’ambito di Schengen. Vi sono stati
precedenti con alcuni Stati molto accondiscendenti, ma a mio avviso la cosa più
importante in questo momento è ottenere la definitiva abolizione dei visti. È
questo l’obiettivo che dobbiamo perseguire, anche tenendo conto delle direttive
che il governo russo ha rivolto al nostro servizio diplomatico. Sì, il via è
stato dato dall’Italia. Uno dei primi, se non il primo accordo sulla
semplificazione delle procedure per i visti, la Russia l’ha firmato con
l’Italia, ancor prima di sottoscrivere l’accordo quadro generale con l’Ue. Ma
le agevolazioni contenute nel documento riguardavano i contatti ufficiali, di
affari e culturali. Per allontanare i timori da parte del gruppo Schengen dell’Unione Europea, un
anno fa abbiamo sottoscritto con l’Italia anche un accordo sulla riammissione.
Cosa
prevede?
L’Italia è favorevole a passare alla libera
circolazione senza visti. Il che è dettato da un giusto interesse pragmatico.
Il ministro italiano del Turismo e i grandi operatori di questo settore
comprendono che il problema dei visti frena la crescita della presenza russa in
Italia. Un trend in salita, che, specie in un periodo di crisi come quello
attuale, assume grande rilevanza nell’economia della Penisola. Il numero dei
turisti della Federazione, riferiscono i dati ufficiali, ha superato il mezzo
milione di persone nell’ultimo anno. Secondo le nostre stime, si può raddoppiare
questa cifra, perché parte dei turisti viaggia con visti a ingresso multiplo.
Inoltre, è di
importanza fondamentale che proseguano i contatti culturali in ambito
umanitario. L'Anno incrociato dell'Interscambio
culturale nel 2011 (Anno della cultura e della lingua russe in Italia e della
cultura e della lingua italiane in Russia) ha avuto una grande importanza organizzativo-incentivante.
Ho adottato questo termine burocratico solo perché all'inizio dell'Anno
entrambe le parti erano estremamente preoccupate dal fatto se sarebbero
riuscite o meno a renderlo un anno intenso. Ed è stato proprio il connubio di
iniziativa statale e privata (musei, teatri e persone di cultura), in fin dei
conti, ad assicurarne il successo. Nei due Paesi si sono svolti circa 700
grandi eventi culturali ufficiali, tra cui alcune mostre e la tournée della
Scala al Teatro Bolshoj. Ma l'elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ha dato un
notevole impulso agli scambi culturali e una nuova carica per farli proseguire.
I nostri maggiori progetti culturali non si sono esauriti con la fine dell'Anno.
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Foto: Michele Palazzi
Un bilancio del
2012.
Molte iniziative si sono già svolte, compresa la
tradizionale partecipazione russa al carnevale di Venezia all'inizio dell'anno
e una mostra. A Pisa è stata inaugurata la mostra "Wassily Kandinsky dalla
Russia all'Europa", con 20 capolavori del fondatore dell'avanguardia. C'è stata
anche un’esposizione molto interessante dedicata al realismo socialista e una
mostra di porcellane. I nostri musei si scambiano le opere. Attualmente è in
preparazione una grande mostra all'Ermitage di San Pietroburgo che prevede la
partecipazione attiva dell'Italia. Nell'ormai tradizionale serata russa a
Milano si sono esibiti i giovani artisti del Teatro Mariinskij. In questo campo
è di essenziale importanza l'aiuto delle strutture stabili che sono state
create: la rappresentanza dell'Hermitage in Italia (Ferrara), il Centro di
ricerche russe del Fondo Russkij Mir presso l'Università La Sapienza di Roma e
il Centro di Alti Studi sulla Cultura e le Arti della Russia (Csar) presso
l'università Ca' Foscari di Venezia. A Roma è già attivo a pieno regime il Centro russo di Scienze
e Cultura in Italia del Russotrudnichestvo, che è diventato una vera e propria
rappresentanza della Russia in Italia. Per ospitare il Centro è stato affittato
uno spazio bello, prestigioso e funzionale al tempo stesso, in un edificio
storico nel cuore di Roma. C'è tutto l'occorrente per svolgere conferenze,
corsi di lingua russa, mostre e concerti. Di recente vi ha tenuto una lezione
il presidente del Comitato per gli Affari internazionali della Duma di Stato
della Federazione Russa Aleksei Pushkov.
Quanto è grande
la diaspora russa in Italia?
È difficile dire per quale motivo, ma storicamente la
nostra immigrazione qui è molto ridotta. Ahimè, la vecchia generazione sta scomparendo.
Di recente sono scomparse la principessa Elena Wolkonsky e la principessa
Golicyna, figlia di Shaljapin. Ma noi
continuiamo a intrattenere stretti rapporti con i loro figli in Italia. In alcune
famiglie si perde l'uso della lingua russa, in altre avviene il contrario. Per
esempio, non molto tempo fa è stato nominato nostro console onorario a Firenze
un rappresentante di due tra le più antiche famiglie fiorentine, il principe
Gucciardini Strozzi. La sua consorte è invece una rappresentante
dell'emigrazione russa post-rivoluzionaria. Entrambe le loro figlie sono state
educate secondo la tradizione russa. Oltre a conoscere l'italiano, il francese
e l'inglese, parlano benissimo anche in russo. Conoscono a perfezione il nostro
folklore. Una delle ragazze ha studiato al teatro Mariinskij. La famiglia
mantiene costantemente il suo legame con la Russia. I destini degli immigrati
sono diversi gli uni dagli altri. Una questione importante è quella dell'adozione.
Secondo gli accordi in vigore, i genitori adottivi sono tenuti a coltivare nei
bambini le loro radici culturali, la conoscenza della lingua madre e del Paese
di origine. Ma non noi abbiamo fisicamente la possibilità di controllare ogni
singola famiglia. Secondo le nostre stime, non tutti i genitori possono o
vogliono conservare le radici russe dei bambini, fargli frequentare
regolarmente le nostre scuole domenicali presso le parrocchie o dei corsi di
lingua russa. C'è anche una difficoltà oggettiva, per chi abita lontano dai
grandi centri. A tal proposito, bisognerebbe prestare particolare attenzione a
questo aspetto quando si decide di adottare un bambino. Questo è uno degli
obiettivi di Rossotrudnichestvo: ampliare la rete dei corsi di lingua russa. Ma
per far ciò servono delle appropriate risorse finanziarie.
I nostri
connazionali ricevono degli aiuti connessi alla crisi in Italia?
Dare sostegno ai connazionali significa prima di tutto
creare delle condizioni favorevoli perché si possano riunire tutti insieme.
Fino a poco tempo fa in Italia esistevano solo delle diaspore sparse in singole
regioni. È stato compiuto un non facile cammino dalla riunificazione dei
connazionali nei gruppi del Nord e del Sud Italia fino alla creazione di un
Consiglio per la Coordinazione dei connazionali (Kss), che tuttora continua ad
evolversi. Riunendosi, i nostri connazionali possono esprimere e difendere in
maniera attiva la posizione della diaspora nei rapporti con le autorità locali.
È di fondamentale importanza che i nostri colleghi italiani sappiano che la
diaspora russa autogestita in Italia ha il sostegno delle strutture statali
della Federazione Russa: ciò ne migliora la reputazione. È per questo che abbiamo
svolto una serie di incontri con i connazionali, pur avendo altre possibilità, proprio
negli spazi messi a disposizione gratuitamente dal Comune di Roma. Diamo un
grande aiuto al Kss nella sfera culturale e dell'istruzione (viaggi per seguire
degli eventi in Russia, partecipazione dei bambini ai campi estivi per lo
studio del russo, fornitura di manuali di lingua e letteratura russa alle
scuole, abbonamento a periodici russi per i nostri connazionali). Ma non
abbiamo fondi sufficienti per erogare aiuti economici una tantum.
L'intervista è stata pubblicata in versione ridotta sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 22 novembre 2012
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