Tchmil per rifondare il ciclismo

Dopo una carriera in Italia e il posto di numero uno nel team Katusha, il campione russo delle due ruote si candida alla presidenza della Federciclo europea

Il campione russo di ciclismo

Andrei Tchmil (Foto: Ria Novosti)

Un contributo per il rilancio dell’immagine del ciclismo, devastata negli ultimi 15 anni. Tra doping, sacche di sangue scovate nel frigo dei corridori, confessioni, inchieste, squalifiche. E una credibilità del tutto svanita.

Un nuovo passo nelle alte sfere della politica a due ruote per l’ex corridore russo Andrei Tchmil, dopo l’impegno assunto per la Moldavia nel 2005 e la nomina nel 2006 a ministro dello Sport del Paese. Tchmil ha proposto la sua candidatura alla presidenza dell’Unione ciclistica europea, Uec, appoggiato da circa 15 federazioni dell’Europa centrale e orientale.

Le elezioni sono in programma nel 2013, in concomitanza con il rinnovo dei vertici dell’Unione ciclistica internazionale (Uci). La federciclo mondiale è nelle mire dell’Usada, l’agenzia antidoping statunitense, nell’indagine da 800 pagine che ha fatto a pezzi la carriera di Lance Armstrong, privato dei sette Tour de France conquistati in carriera dopo aver vinto la sua battaglia contro il cancro.

Una figura autorevole e carismatica, Tchmil. In gruppo, da professionista, e una volta sceso dalla bicicletta. Candidato ideale per l’Uec, poco considerato nel panorama ciclistico internazionale, che guarda con totale diffidenza l’operato dell’Uci. E che nelle intenzioni di Tchmil dovrebbe assumere un ruolo più strutturato.

Da  organismo, cioè, che si propone come interlocutore per un maggior dialogo tra il mondo professionistico della bicicletta e le istituzioni politiche e sportive. A ogni livello: nazionale e regionale, considerando l’importanza del ciclismo in molte regioni dei Paesi europei. Paesi Baschi e Catalogna in Spagna,  Vallonia in Belgio, una delle tappe privilegiate della campagna del Nord – tra Giro delle Fiandre, Parigi–Roubaix e Liegi–Bastoigne Liegi – che i corridori affrontano a marzo 2013.

Un compito nelle corde dell’ex corridore della Federazione, che è stato il numero uno del team russo Katusha. E che ha trascorso buona parte della sua carriera in Italia. Dal 1989, ingaggiato dal team Alfa Lum. Aveva cominciato a gareggiare in Moldavia, prima dello scioglimento dell’Urss. Poi tanti successi, come i passaporti accumulati: prima quello moldavo, poi ucraino, infine belga.

Tra i trionfi, una mitica Parigi Roubaix nel 1994, anno in cui vinceva la Coppa del Mondo. Cinque anni dopo, la Milano-Sanremo; nel 2000 il Giro delle Fiandre.  

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