Una scena del corto "Eternity" del duo russo Provmyza (Foto: Provmyza)
Al Festival Internazionale del Film di Roma, in corso nella capitale, la Russia è protagonista anche nella sezione dedicata ai cortometraggi: Galyna Myznikova e Sergei Provorov, in arte Provmyza, presentano “Eternity”, in concorso nell’ambito del programma “CinemaXXI”.
Galyna Myznikova e Sergei Provorov si occupano di vari generi di arte contemporanea: video, film sperimentali, fotografia, installazioni e opera. Oltre una ventina di loro lavori sono stati presentati nel corso di festival internazionali e nazionali e hanno ricevuto anche importanti riconoscimenti. Nel 2010, il film “Inspiration” ha fatto parte della sezione “Orizzonti” al 67esimo Festival del Cinema di Venezia
“Eternity” è un corto emozionale nel quale non ci sono dialoghi ma soltanto voci e immagini che vengono usate dai due registi per trasmettere allo spettatore la trascendenza dell’eternità che va al di là dell’umana comprensione. La metafora dell’eternità usata in questo cortometraggio è un bambina che, mentalmente, resiste alle forze distruttive che la circondano, per rappresentare la continuità di un essere assoluto e senza tempo.
Un lavoro, quello del duo Provmyza, tra i più sperimentali presentati in questa settima edizione del Festival del Film di Roma, trenta minuti di pellicola nei quali alle immagini è lasciato il compito di tirare fuori allo spettatore le proprie emozioni, proprio come se stessero guardando un quadro. “Eternity” è, da un lato un omaggio al genere New Wave e, dell’altro una specie di sperimentale testo visivo.
Un’arte visiva tanto cara ai due registi russi che considerano il cortometraggio la forma privilegiata per proporre al pubblico un punto di vista introspettivo ed emozionale, come ci spiegano durante l’intervista in occasione della proiezione italiana del loro lavoro.
Il duo Provmyza. In primo piano, Galyna Myznikova, di profilo Sergei Provorov (Foto: Provmyza)
Perché avete scelto di presentare un cortometraggio anziché un film tradizionale al Festival del Cinema di Roma?
“Eternity”
Regia di Galyna Myznikova e Sergey Provorov (Provmyza)
Cast: Veronika Starostina
Il cortometraggio è adatto a un cinema emozionale e introspettivo, ed è il genere del quale ci occupiamo noi. Un film tradizionale ha bisogno di una narrazione e non è quello che ci sentiamo di esprimere adesso. Noi preferiamo un genere più sperimentale che, in fondo, non è che un altro modo di fare cinema.
Il
titolo del corto “Eternity” è in inglese, perché non avete usato il termine
russo “vetchnost”?
La parola inglese “eternity” rende meglio il
senso che volevamo trasmettere nel film, e poi perché è una parola più ricca di
significati rispetto al corrispondente russo. Ma non è snobbismo: spesso
abbiamo usato titoli russi e ci siamo limitati a traslitterarli in latino senza
tradurli, dipende dal lavoro in questione, questa volta ci siamo sentiti di
dare un titolo in inglese.
Perché
il simbolo dell’eternità è una bambina?
Abbiamo usato una bimba come metafora della
concezione eterna del mondo; lo sguardo dei bambini è senza preconcetti, non
hanno un unico punto di vista, bensì una percezione a 360 gradi di quello che
li circonda: chi meglio di loro, quindi potevano rendere il senso
dell’eternità?
Un film
senza dialoghi essenzialmente visivo, come pensate che verrà accolto dal
pubblico italiano?
Gli italiani sono il popolo più vicino ai
russi: entrambi amano esprimere le emozioni che hanno nell’animo e, questo,
essendo un film emozionale, non potrà che aiutarli a manifestare le loro
suggestioni. Inoltre, la mancanza di un dialogo aiuta a concentrarsi sulle
immagini senza doversi preoccupare di seguire i dialoghi o di leggere i
sottotitoli.
Che
opinione avete del cinema italiano, riscontrate differenze con quello russo?
Purtroppo non conosciamo bene il cinema
italiano contemporaneo, mentre abbiamo avuto modo di ammirare i lavori dei
grandi maestri del cinema degli anni Cinquanta e Sessanta. In ogni caso abbiamo
la sensazione che, in Italia come in Russia, si senta la mancanza dei mostri
sacri di un tempo.
C’è un
regista italiano che vi piace in particolare?
Amiamo molto entrambi Pier Paolo Pasolini, un
regista che ha presentato già negli anni Sessanta e Settanta un modo
sperimentale di fare cinema.
Per
finire una curiosità: perché avete scelto il nome d’arte Provmyza?
Semplicemente è venuto fuori dall’unione dei
nostri cognomi Myznikova e Provorov, e poi anche per una questione fonetica.
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