“Nella vita le cose non sono mai come uno le pensa. Sono totalmente diverse”. Questa frase è alla base de “La danza di Delhi”, l’ultimo lavoro del regista e drammaturgo russo Ivan Vyrypaev, presentato alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, nell’ambito del programma “CinemaXXI”.
Tratto dall'omonimo testo teatrale scritto dallo stesso Vyrypaev, il film si fonda sulla storia di una danzatrice che trova l’ispirazione tra la sporcizia e il fango dei mercati di Delhi. A differenza di quello che si potrebbe pensare, non è l’India a fare da sfondo alla vicenda, bensì l’ospedale di una città, nel quale i protagonisti si incontrano e danno vita a tutta una serie di emozioni umane come l’amore, l’armonia e la pace che cercano in tutte le loro forme.
La pellicola si compone di sette episodi, ognuno dei quali ha una propria trama, ma solo tutti insieme possono comporre il film esattamente come le tessere di un puzzle. “La danza di Delhi” è già una pièce teatrale portata in scena in tutta Europa e interpretata dallo stesso Vyrypaev durante uno spettacolo in Polonia. Presentato in anteprima assoluta al Festival Internazionale del Film di Roma, la pellicola uscirà in Russia il 29 novembre 2012.
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Il regista russo Ivan Vyrypaev, a Roma con il suo film "La danza di Delhi" |
Il testo alla base del film
è già uno spettacolo teatrale. Quali cambiamenti ha apportato per il grande
schermo?
Al testo nessuno. Rimane
uguale. Cambia il modo di recitarlo. In teatro gli attori recitano per il pubblico,
mentre nel cinema si rapportano alla telecamera. Prima di girare abbiamo fatto
tante prove, proprio come si fa in teatro, perché volevo che gli attori
facessero loro l’opera e devo dire che sono contento: generalmente ho
difficoltà a spiegare come vorrei che venisse recitato un testo, in questo caso invece non è stato così.
“La danza di Delhi” è
ambientato tutto in un unico luogo, c’è un motivo particolare?
All’inizio volevo fare un
film normale e girare anche in altri luoghi. Poi però ho capito che l’obiettivo
del lavoro, e quindi del testo, era di parlare al pubblico, perciò ho tolto il
superfluo e mi sono concentrato su questo.
Perché proprio Delhi?
Molto semplicemente perché
sono stato a Delhi e ho trovato quello che ho cercato di trasmettere nel film.
I mercati, la sporcizia, il fango che ho visto là sono una metafora dell’arte
che nasce dal dolore e dalle sofferenze, dalle quali si può trarre qualcosa di
buono.
Secondo lei ci sono
differenze tra il cinema russo e quello italiano?
Non posso parlare in
generale, dovrei avere dei riferimenti particolari, anche perché non conosco
bene il cinema italiano contemporaneo. Mi piace guardare i film degli altri
Paesi, ma non i blockbuster, bensì quelli che fanno capire come vivono gli
altri e come mettono in scena le emozioni i diversi registi.
Quali sono i registi italiani che ama di più?
Senza dubbio Federico Fellini, poi anche Michelangelo Antonioni. Fellini è il regista
con la R maiuscola: con il cinema ha fatto miracoli.
Come si aspetta che gli
spettatori italiani accoglieranno “La danza di Delhi”?
Mi preoccupa un po’ il fatto
che la pellicola sia in russo con lunghi sottotitoli, ma da una parte è meglio:
il film si basa sui dialoghi e un doppiaggio, per quanto ben fatto, toglierebbe
molto del fascino del testo, dato che con gli attori abbiamo fatto un grande
lavoro proprio su come trasmetterlo al pubblico. Anche se non dipende da me,
diciamo che non vorrei che il film venisse doppiato ma mi rendo conto che può
essere un limite per gli spettatori.
Il regista
Ivan Vyrypaev è sceneggiatore e regista di: “L’Euforia” (2006), “L’Ossigeno” (2008), “Percepire” (2009) e del progetto “The Crush” (2009). Con i suoi lavori ha vinto molti prestigiosi premi sia in Russia sia all’estero
Il film
“La Danza di Delhi” (Tanez Deli)
Regia e sceneggiatura: Ivan Vyrypaev
Cast: Karolina Gruszka, Igor Gordin, Ksenia Kutepova, Inna Sukharetskaya, Arina Marakulina
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