Una foto di scena de "Spose celestiali dei mari di pianura" di Alexei Fedorchenko, in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma (Foto: kinopoisk.ru)
Per il nuovo film del regista russo Alexei Fedorchenko, anche questa volta, la vetrina privilegiata è l’Italia. Dopo i consensi e i premi ottenuti a Venezia con “First on the Moon” e “Silent Souls”, il regista di Ekaterinburg ci riprova con il lungometraggio “Spose celestiali dei mari di pianura” (Nebesnye ženy lugovykh Mari), in concorso al settimo Festival Internazionale del Film di Roma.
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Il lungometraggio è un omaggio alla cultura dei Mari, un’antica etnia di origine ugro-finnica che vive lungo le rive del fiume Volga, ed è stato girato nei villaggi Mari a 150 chilometri da Ekaterinburg e nella Repubblica di Mari-El. Non è nuovo l’interesse di Fedorchenko per le tradizioni dei popoli antichi: ad esempio, nel precedente lavoro, “Silent Souls”, era la cultura Merja ad essere al centro dell’attenzione.
In questo film l’omaggio all’etnia dei Mari si manifesta attraverso il mondo femminile rappresentato in 23 episodi che hanno per protagoniste altrettante donne, interpretate da attrici russe e Mari. Una struttura ad episodi, dunque, che il regista stesso ha definito una sorta di “Decamerone dei Mari” ma solo per fare un’analogia immediata, come ci tiene a precisare: “Non mi sono ispirato al Decamerone per realizzare il film, ma una volta montato mi sono reso conto che potevo usarlo per far capire la struttura dell’opera”.
Il montaggio degli episodi non è casuale, come spiega Fedorchenko: “Volevo fare un film tradizionale, non a episodi, poi, però durante il montaggio mi sono reso conto che in realtà si trattava di un film-ornamento, dove tanti dettagli andavano a comporre un unico insieme”.
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Alexei Fedorchenko (Foto: Dmitry Kunilov/Fame Studio/ ufficio stampa ) |
Una pellicola singolare, quella presentata da Fedorchenko al Festival del Film di Roma, o meglio diversa dal tipo di film al quale è abituato solitamente il pubblico, ma perfettamente in linea con la filosofia del regista. “Io non ho studiato regia – spiega Fedorchenko. – Forse è per questo che faccio film diversi dagli altri registi”.
Il film è in lingua Mari, sottotitolato in italiano e, per la presentazione alla stampa, in inglese; proprio durante la presentazione sono emersi i primi commenti del pubblico, preoccupati soprattutto di questa “particolarità linguistica”: “Seguire un film con i sottotitoli è più difficile -, commenta uno spettatore; - leggere la traduzione tende a distogliere l’attenzione dalle immagini”. Fedorchenko, però non sembra preoccuparsene e, interrogato proprio su questo, risponde: “Non credo che i sottotitoli siano un problema, il pubblico è meno stupido di quanto pensiamo”.
In ogni caso, le prime impressioni sono positive, almeno per quanto riguarda la stampa: alla fine, il film è stato accompagnato da un lungo applauso e i commenti dei giornalisti sono stati buoni: “Fedorchenko ha confermato la sua linea lirica ed emozionale, senza contare l’enorme lavoro di studio e ricostruzione che ha dovuto fare per far rivivere la cultura Mari e presentarla in un modo che fosse comprensibile anche per lo spettatore europeo”.
Un lavoro che per Fedorchenko è più che altro un piacere, come rivela: “Fare film basati sulla realtà non è divertente come partire alla ricerca di altri mondi, di altri luoghi”. E se qualcuno avesse dei dubbi sull’accoglienza che i Mari hanno riservato al regista e alla sua troupe, ci pensa lui stesso a dissipare i dubbi: “Prima delle riprese ho incontrato il supremo sacerdote dei Mari che ha benedetto me e lo staff e ci ha assicurato che la natura ci avrebbe aiutato, e così e stato, e anche per quanto riguarda le attrici e le comparse non ho avuto problemi”.
Il film
Spose celestiali dei mari di pianura (Nebesnye ženy lugovykh Mari)
regia: Alexei Fedorchenko
Sceneggiatura: Denis Osokin
Cast: Julia Aug, Yana Esipovich, Vasiliy Domrachev, Daria Ekamasova, Olga Dobrina, Yana Troyanova, Olga Degtyarova, Aleksandr Ivashkevich, Yana Sexte
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