Putin e Obama, potenze a confronto

Vignetta: Sergei Elkin

Vignetta: Sergei Elkin

All'indomani del voto presidenziale americano, due esperti russi si interrogano sul futuro dei rapporti tra Russia e Stati Uniti, in bilico tra delicati equilibri dove Siria, Iran e scudo missilistico giocano ruoli fondamentali

Per i prossimi quattro anni il partner principale tra Mosca e Washington sarà nuovamente Barack Obama. E anche se nei confronti della Federazione ha dimostrato un atteggiamento molto più pacato rispetto a quello di Mitt Romney, non tutti i problemi sono stati risolti. Alexei Pushkov, presidente del comitato della Duma per gli Affari Esteri, e Alexei Malashenko, membro del consiglio di esperti del Carnegie Moscow Centre, hanno spiegato quali problemi giocheranno un ruolo chiave nelle agende dei presidenti. E fino a che punto saranno in grado di risolverli.

Lo sviluppo del sistema missilistico americano nell’Europa dell’Est

Pushkov: “Nonostante Obama avesse dimostrato maggiore flessibilità, sono piuttosto scettico in merito al sistema di difesa missilistico. La situazione sarà fortemente compromessa dal Congresso, dove ogni tentativo per andare incontro alla Russia sarà equiparato a un tradimento nei confronti degli interessi nazionali degli Stati Uniti”.

Malashenko: “Credo che possiamo aspettarci una nuova fase di colloqui che potrebbero concludersi con un certo aggiustamento dei piani americani: un possibile cambiamento di certo non dovuto al diverso approccio da parte della Casa Bianca e del Pentagono, ma causato dal costo elevato del progetto. In questo contesto di crisi economica, gli americani si ritroveranno costretti a limitare le loro ambizioni. Per il momento comunque non è ancora chiaro se la Russia riuscirà a ottenere questo passo in avanti”.

“Legge Magnitskij” sulla possibile introduzione di restrizioni nei confronti di alcuni funzionari russi

Pushkov: “Ormai è tradizione avere in America una legge anti-Russia. Il provvedimento Magnitskij rimpiazzerà l’emendamento Jackson–Vanik. Sicuramente verrà approvato. Ma l’amministrazione Obama ha tutto l’interesse che questa cosa passi in forma un po’ annacquata: probabilmente faranno in modo di non indicare la Russia come unico e particolare oggetto di questo attacco”.

Malashenko: “Credo che verrà approvata una versione più soft di questa legge. La Casa Bianca non ha alcun interesse a peggiorare i rapporti con la Russia. Ovviamente non tutto dipende dal presidente Obama, ma la sua vittoria avrà sicuramente il suo peso”.

Siria

Pushkov: “La nostra posizione e quella degli Stati Uniti potrebbero trovare un punto di incontro se solo Washington si rendesse conto che è necessario avviare una forma di dialogo con la Siria, invece di sostenere una delle due parti in guerra. Purtroppo però, questa prospettiva sembra molto improbabile”.

Malashenko: “Ci sono diverse opzioni: la più realistica, dal mio punto di vista, è che l’America continui ad appoggiare un intervento esterno, ma da parte degli arabi, non dell’Occidente. Potrebbero dire che la Siria è un problema arabo: il chè sarebbe una soluzione più equilibrata rispetto a minacciarli con le armi americane”.

Iran

Pushkov: “Obama inizierà a sentire la pressione di Israele. In questo contesto aumentano le possibilità dell’impiego della forza”.

Maleshenko: “Ritengo che non succederà niente di particolarmente rilevante sul fronte dell’Iran. L’America ha cambiato diversi presidenti, ma Tehran è ancora lì, lo stesso di sempre. Non credo che siano possibili attacchi contro l’Iran. Sono in gioco le relazioni con il mondo musulmano”.

Ripristinare i rapporti con la Russia

Pushkov: “Il reset non ha funzionato. L’obiettivo era quello di cambiare il tono delle relazioni bilaterali. Se si intende questo reset come una politica tattica con un obiettivo ben limitato, allora ciò ha funzionato. Ma non ha di certo portato la Russia e gli Usa a un livello di relazioni qualitativamente superiore”.

Malashenko: “Credo che gli Stati Uniti cambieranno il proprio linguaggio. La parola ‘reset’ ha fatto ormai il suo tempo , e credo che troveranno un termine simile, ma probabilmente non così forte. Obama non è di certo il tipo di uomo che spinge per il peggioramento delle relazioni”.

Le relazioni Putin-Obama

Puhskov: “Obama ha una sorta di debito morale con l’attuale Presidente russo: alla vigilia della sua prima visita a Mosca, Obama aveva infatti detto (in una maniera piuttosto incauta), che Putin stava con un piede nel passato e che avrebbe dovuto capire che la Guerra Fredda era finita. Parole che hanno creato una tensione negativa nei loro rapporti personali. Conoscendo Putin, sono sicuro che, se riceverà un segnale positivo da parte del presidente americano, non esiterà a muoversi per costruire un rapporto più positivo”.

Malashenko: “Questi due politici fanno fatica a dimostrare una simpatia reciproca. Non c’è un grande feeling tra di loro, e non ci è mai stato. Per Putin è stato tutto molto più semplice con Bush Junior. I rapporti con gli Usa a quel tempo non erano ottimi, ma a livello personale c’era comprensione. Se Romney avesse vinto, credo che sarebbe stata la stessa cosa”.

L'articolo originale è stato pubblicato su Izvestia

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