(Infografica: Alena Repkina)
I problemi che
caratterizzano il presente e il futuro dei Paesi e delle popolazioni
sono, per la maggior parte, di carattere globale: il cambiamento
climatico, la crescente carenza di acqua, i prezzi dei prodotti
alimentari e la crescente scarsità di materie prime ed energia.
Di
fronte al mondo globale, le società si sono rifugiate nel porto
sicuro dello Stato nazionale, che solo di recente è stato dichiarato
moribondo. Stiamo assistendo a una parziale rinazionalizzazione della
politica mondiale.
"La contraddizione delle
contraddizioni" consiste nel fatto che tra la globalizzazione
del mondo e la deglobalizzazione della sua amministrazione si è
creato un vuoto di governo.
L'Onu è ormai da tempo un organo
utile per il dialogo, ma di scarso aiuto nel risolvere i grandi
problemi mondiali. Il suo Consiglio di Sicurezza è indebolito da una
crescente perdita di legittimità. Inoltre, anche sul suo compito
principale di gestione e prevenzione delle situazioni di crisi è
spesso ignorato o i suoi mandati distorti.
Anche nel caso
della maggior parte delle altre organizzazioni nate dopo la Seconda
Guerra Mondiale si verificano problematiche simili. Il G7 dei
principali Paesi industrializzati, fondato nel 1970 in risposta alla
crisi energetica ed economica di allora, ha svolto un ruolo positivo
nel coordinamento delle politiche economiche. Con l'inizio del
millennio in corso, però, proprio quando la Russia, dopo un'attesa
di quasi dieci anni, è quasi diventata un membro a pieno titolo del
G7, il potere del G8 sta rapidamente scemando.
Negli anni 2000, le economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e, più di recente, Sud Africa hanno creato i Brics. Un’organizzazione che si sta sviluppando, contrariamente alle previsioni negative di numerosi esperti occidentali che si erano mostrati scettici sulla sua riuscita. Il peso politico dei suoi componenti è in crescita, anche se questi Paesi finora non hanno fatto quasi nulla per affrontare i problemi concreti.
In
termini di colmare il vuoto di governo, più grandi speranze sono
riposte nel G20, organizzazione informale che riunisce le 20 più
grandi economie del mondo. Creata alla fine degli anni Novanta,
all'inizio della crisi economica mondiale del 2008 si è trasformata
in un vertice dei capi di Stato e ha giocato un ruolo
indiscutibilmente positivo nel prevenire il panico e il collasso
dell'economia mondiale.
Eppure, non è riuscita nell’obiettivo di trovare una politica comune. C’è la crescente impressione che il G20 stia andando nella direzione del G8, ossia molte parole e pochi fatti.
}
Il G20, come il G8, non si è dotato di una segreteria permanente o di un’amministrazione interessate a sviluppare l'organizzazione e a dimostrare la sua (e la loro stessa) efficacia. Senza un supporto amministrativo, le istituzioni non possono sopravvivere in questo mondo in rapida evoluzione.
Il tema del futuro delle principali organizzazioni chiamate a colmare il "vuoto di governo", già importante di per sé, è particolarmente significativo per la Russia. Nel 2013-2014, Mosca ospiterà e presiederà i summit dei Brics, del G8 e del G20. Si tratta di un'occasione unica almeno per aumentare il peso internazionale e politico del Paese e, al massimo, per contribuire a colmare il crescente problema globale del "vuoto di governo".
Dubito
che il vertice Brics porterà una svolta. È un’organizzazione
ancora troppo giovane e, per molti versi, ancora un'entità
virtuale. Il G8 sta vivendo indubbiamente una fase di crisi e
rischia di scomparire. Ma esiste la possibilità vantaggiosa per
tutti di una sua ripresa. La Russia è già pronta a proporre nuove
strade per rendere la sua attività più efficace.
Il G8 è
nato come un circolo occidentale con l’obiettivo di discutere e
coordinare la politica economica. Da qualche tempo è scivolato verso
temi di geopolitica e di sicurezza. Forse la sua specializzazione
sulla geopolitica dovrebbe essere consolidata.
A dire il vero,
queste ed altre questioni di importanza globale non possono essere
discusse senza considerare le due nuove grandi potenze di Cina e
India. Questi due Paesi dovrebbero infatti essere invitati come
membri a pieno titolo.
Una sfida simile riguarda lo sviluppo
del G20 o almeno il tentativo di impedire che sparisca. Un obiettivo
che potrebbe essere raggiunto, ad esempio, estendendo i suoi compiti
al problema della scarsità di acqua, destinato a diventare il tema
del futuro che potrebbe generare maggior conflitto a livello
economico e politico. La Russia, essendo uno dei Paesi più ricchi in
termini di risorse idriche, potrebbe avviare lo sviluppo di una
strategia internazionale per affrontare questo problema.
Tuttavia,
la chiave per la modernizzazione del G20 non risiede solo
nell’aggiungere questioni importanti al suo programma, ma
nell’istituzionalizzarlo sostituendo l'attuale sistema di
management poco snello e inefficiente con un’amministrazione e una
segreteria permanenti.
L'economia globale non si presta a
essere guidata a livello nazionale, sta scivolando nel caos e
richiede, nell'interesse di tutti, una governance sistemica. In caso
contrario, la "contraddizione delle contraddizioni"
potrebbe far saltare in aria il mondo senza alcuna guerra o, per lo
meno, impedire il suo sviluppo.
Sergei Karaganov è preside della facoltà di Economia mondiale e Relazioni internazionali presso la Scuola Superiore di Economia
Per leggere l’articolo completo cliccare qui
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email