Ucraina, la conferma di Yanukovich

Il leader del partito ucraino Udar, l'ex campione dei pesi massimi, Vitaly Klitschko (Foto: Itar-Tass)

Il leader del partito ucraino Udar, l'ex campione dei pesi massimi, Vitaly Klitschko (Foto: Itar-Tass)

Nulla di nuovo alla Rada, dopo le elezioni parlamentari, se non l’entrata del volto nuovo di Vitaly Klitschko e dei nazionalisti di Svoboda

Le elezioni parlamentari in Ucraina si sono concluse con il risultato previsto e la conferma del Partito delle Regioni del presidente Viktor Yanukovich, che rimane la prima forza alla Rada. I dati finali della Commissione elettorale sono chiari: dei 450 seggi a disposizione il Partito delle Regioni ne agguanta 191 e l’Opposizione Unita di Yulia Tymoshenko e Arseni Yatseniuk (alleanza tra le formazioni dei due leader, Patria e Fronte del cambiamento e formazioni minori) 103.

 

Udar, la nuova creatura di Vitaly Klitschko, fa per la prima volta il suo ingresso in parlamento con 40 deputati e i nazionalisti di Svoboda guidati da Oleg Tiahnybok, anch’essi all’esordio, fanno un bel bottino con 35 seggi. I comunisti, che al proporzionale sono il quarto partito, ma nel maggioritario non hanno spuntato nemmeno un posto, chiudono quinti con 32.

 

Ma non è finita, nel senso che ci sono altri 42 deputati eletti come indipendenti e altri 7 di partiti che si sono presentati solo al maggioritario. Questo è il quadro completo alla nuova Rada, che indica come Yanukovich, attraverso la cooptazione di singoli eletti provenienti proprio dal folto gruppo dei senza partito, alla fine dei conti riuscirà a mettere insieme una maggioranza sufficiente per continuare a governare come ha fatto nei due anni precedenti.

 

Se sarà ancora Mykola Azarov a guidare la nuova compagine governativa rimane ancora un punto da chiarire. La fila di chi lo potrebbe sostituire è lunga, a partire dal vice premier Sergei Tigipko. A parte però le questioni interne e quelle economiche, con il programma di aiuti del Fondo Monetario Internazionale ancora congelato (una missione tecnica di Washington è in corso) il nodo da sciogliere per l’Ucraina è quello dei rapporti internazionali.

 

Da un lato l’Occidente non sembra intenzionato a cedere sul caso Tymoshenko e attraverso le critiche sul voto (anche se l’Osce non ha parlato apertamente di brogli, ma di mancanza di trasparenza),  ha dato un altro segnale di appoggio all’ex premier in carcere. Dall’altro lato, a Oriente, il peso di Mosca, anche dopo gli ultimi accordi firmati tra Russia e Ucraina e la recente visita di Yanukovich al Cremlino, continuerà ad aumentare.

 

La palla è in sostanza in mano al presidente ucraino e al gruppo di potere che lo sostiene: sino ad ora ha cercato sempre di tenere il piede in due scarpe, professando la vocazione europea del Paese senza cedere, però, sull’eroina della rivoluzione arancione e resistendo alle avances di Vladimir Putin (la questione del gas è ancora irrisolta in attesa dei colloqui di novembre 2012) e agli sconti sulla bolletta del gas, in cambio dell’entrata nell’Unione Doganale Euroasiatica.

 

Se il muro contro muro con Bruxelles non finirà e, in vista del prossimo summit bilaterale di inizio 2013, non sarà risolta la questione dell’accordo di associazione, è probabile che Kiev imbocchi la strada per Mosca.

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