Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (Foto: Photoxpress)
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in visita alla redazione di Russia Oggi e del network internazionale Russia Beyond the Headlines, ha parlato di economia, sviluppo, adozioni internazionali e visti di ingresso: punti fondamentali nei delicati rapporti con gli Stati Uniti.
Non consideriamo gli Stati Uniti dei nemici. Nella nostra politica estera, ma anche a livello generale, non abbiamo nemici. E non abbiamo intenzione di crearceli. Ci sono dei Paesi che plasmano l’immagine di un nemico per raggiungere i propri obiettivi di politica interna. Credo che alcuni leader politici negli Usa governino proprio così, nel tentativo di rafforzare la propria posizione, utilizzando con gli elettori una retorica aggressiva, come a dire, vedete, noi siamo forti e non scendiamo a compromessi.
Ma negli ultimi anni le nostre relazioni con l’America hanno preso una piega positiva in tutte le direzioni. Ha contribuito anche un fattore chiave come la Commissione Presidenziale, il cui lavoro è coordinato dal Ministero degli Esteri. In essa operano 21 gruppi di lavoro collettivi che prendono parte a incontri, formulano accordi concreti, e poi il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa e il Dipartimento di Stato americano preparano un documento riassuntivo per i presidenti dei nostri due Paesi. In precedenza un simile meccanismo non esisteva.
Prima operava solo la commissione Viktor Chernomyrdin-Albert Gore, che per un certo momento si è occupata esclusivamente di economia. Quella attuale invece si occupa di tutti i punti all’ordine del giorno, compresa l’economia, i rapporti con la stampa, oltre ai rapporti con la società civile e le questioni di carattere tecnico-militare.
Dal punto di vista pratico, abbiamo raggiunto un’intera serie di concreti risultati: abbiamo siglato un accordo, apprezzato da tutti, relativo alle armi di attacco strategico, e sul quale ore vige un organo di controllo (visite di gruppi ispettivi, telemetria ecc…). In questi anni abbiamo anche ratificato l’accordo sulla cooperazione nell’utilizzo pacifico dell’energia atomica, che dà accesso ai russi per avvicinarsi al mercato americano e offre nuove possibilità alle compagnie russe e americane di operare nei mercati di altri Paesi.
La Federazione e gli Stati Uniti hanno inoltre firmato un accordo per snellire l’iter dei visti. Adesso gli uomini d’affari e i turisti possono ottenere un documento di ingresso valido tre anni in tempi più veloci rispetto a prima. Il tempo massimo stabilito è di 10-12 giorni lavorativi.
Di recente siamo riusciti a ottenere l’entrata in vigore dell’Accordo di collaborazione nell’ambito delle adozioni internazionali. Un traguardo che potrebbe apparire particolare, ma che è percepito dalla nostra società in maniera molto sentita, soprattutto alla luce dei tragici incidenti che si sono verificati con alcuni bambini russi adottati presso famiglie americane.
Ci stiamo quindi muovendo in diverse direzioni. Senza dimenticare che i rapporti economici sono stati messi in primo piano durante l’incontro a Los Cabos tra il Presidente Vladimir Putin e Barack Obama. I due capi di governo in quell’occasione presero la decisione di mettere in primo piano gli incentivi per il commercio e per gli investimenti. I volumi attuali ovviamente sono miseri rispetto al potenziale dei due Paesi. Il Presidente russo ha proposto di mettere in piedi un meccanismo per lo studio di quei problemi che ogni giorno affrontano gli investitori russi in America e gli investitori americani in Russia. Confidiamo sul fatto che si possa ottenere una qualche risposta da parte degli americani dopo i faccia a faccia pre-elettorali: Obama ha sostenuto attivamente questa proposta, ma finora non abbiamo ancora rievuto risposte concrete.
Ovviamente però tra due Paesi, e soprattutto tra due grosse potenze come la Russia e gli Stati Uniti, non possono non esserci problemi. Sul più ampio contesto geopolitico certamente continua ad esserci la questione della difesa antimissile, che non definirei esattamente il pomo della discordia: si tratta semplicemente di un ostacolo per la costruzione delle relazioni di collaborazione strategica tra Russia e Usa, e Russia e Nato. L’obiettivo di formare una collaborazione strategica tra la Federazione e l’Alleanza Nord Atlantica era stato posto a Lisbona nel novembre 2010 nella dichiarazione del summit tra Russia e Nato.
La difesa antimissile è un sistema imprescindibile di stabilità strategica. L’accordo per limitare il sistema di difesa tra Unione Sovietica e Stati Uniti venne firmato nel 1972 su iniziativa degli americani, che con insistenza ottennero l’adozione di una tesi secondo la quale, per raggiungere questa stabilità, era necessario sposare metodi complessi che comprendevano sia armi di attacco strategico, sia di difesa. Noi abbiamo accettato questo rapporto. Ma da allora si è rivelato un sasso spigoloso per tutti i nostri contatti con gli americani in merito alle questioni legate alle armi nucleari e alla parità globale nell’ambito della stabilità strategica. Per questo motivo quando l’amministrazione degli Stati Uniti decise di uscire da questo accordo e di avviarsi verso la realizzazione di un sistema globale di difesa antimissile, Putin fece presente che non si poteva ostacolare questa presa di posizione. Aggiungendo però che tale decisione avrebbe però potuto portarci indietro a quegli anni, facendo venir meno la fiducia reciproca.
L’allora presidente George Bush disse che non eravamo più nemici, che avremmo potuto fare ciò che vogliamo e che avrebbero realizzato da soli il proprio sistema. Ma noi capimmo che questo avrebbe potuto comportare nuove e del tutto inutili complicazioni. Per tale motivo nel 2007 Putin propose di costruire insieme un sistema di difesa antimissile. Una proposta motivata dal desiderio di cambiare seriamente la qualità del carattere delle nostre relazioni nell’ambito delle armi nucleari e della stabilità strategica in generale. Purtroppo, non abbiamo notato un imprinting di svolta. O forse proprio perché esso era visibile, tali proposte non sono state adottate.
A livello generale posso dire che a suo tempo avevamo suggerito di continuare a prendere in considerazione la firma dell’accordo sulla sicurezza euro atlantica. Già tempo fa nell’ambito dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa del Consiglio Russia-Nato, avevamo sottolineato la necessità politica legata al fatto che nessuno stato non deve rafforzare la propria sicurezza a scapito della sicurezza degli altri. Ma questa constatazione purtroppo non funziona.
E abbiamo proposto di sottoscrivere un accordo per spostare tale necessità dal piano politico a quello giuridico. I partner occidentali, che evitano sempre il confronto su questo tema, ci chiedono continuamente: perché mai dovrebbe servirvi questo accordo? Il sistema globale di difesa antimissile americano prevede la realizzazione di basi in Polonia, in Romania e nel Mare Adriatico. Zone molto vicine alle frontiere della Federazione Russa.
Per quanto riguarda gli esiti delle imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, noi collaboreremo con quei leader che andranno al potere e che saranno eletti dal popolo. Nella storia ci sono stati diversi esempi di come la retorica pre-elettorale fosse smisurata. Ma solamente quando il vincitore delle elezioni inizia a lavorare e a eseguire compiti ben precisi, solo allora si potranno giudicare le intenzioni concrete di questa o quella amministrazione. Sono sicuro che, indipendentemente da ciò che accadrà e da chi governerà, i rapporti tra gli Stati Uniti e il mondo esterno non verranno meno, e in questo contesto le relazioni con la Russia, credo, giocheranno un ruolo importante per qualsiasi amministrazione americana.
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