"Teheran non sarà una nuova Tripoli"

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in visita alla redazione di "Rossiyskaya Gazeta" e "Russia Oggi" per parlare, tra i vari argomenti, della questione del Medio Oriente (Foto: Sergei Kuksin / Rossiyskaya Gazeta)

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in visita alla redazione di "Rossiyskaya Gazeta" e "Russia Oggi" per parlare, tra i vari argomenti, della questione del Medio Oriente (Foto: Sergei Kuksin / Rossiyskaya Gazeta)

Parla il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, precisando che La Russia non permetterà, in Iran, uno scenario simile a quello libico

Il Medio Orienterimane una delleregioni chiaveper la Russia. La Federazione Russa non ha nessuna intenzione di ridurrela sua presenzanella zona. Allo stesso tempo, il nostro Paese teme l’insorgere di scontri armatiin Irane intendeevitarlo a tutti i costi, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, nel corso della sua visita del 22 ottobre 2012 presso la redazione di “Rossiyskaya Gazeta”.



I nostripartner occidentaliaffermano spessoche, a seguitodella cosiddetta primaveraaraba,la Russiaabbia persola sua influenzain Medio Oriente. È d'accordocon questa dichiarazione?Quali conclusioni ha tratto in generale laRussiadalla primaveraaraba?
Non siamo affatto d’accordo conquesta valutazione. I nostri rapporti con praticamente quasitutti i principali Paesidella regione non si sono deteriorati, anzi si sono, forse, persino intensificati. I leader dei Paesi in questione si dimostrano più che felici di visitarci in Russia, e siamo in contatto anche con tutti i gruppidell’opposizionedella stessaSiria.Nessuno di loro, nemmenol'opposizionepiù radicale, afferma quanto sentiamodai nostri colleghioccidentalie da alcuni politicidella regione. Anche se ci sonoesempi comeYusuf al-Qaradawi, una figurareligiosa, famosa per rilasciare regolarmente invettive contro di noi, attraverso il canaleAl Jazeera. Masi tratta di un’anomalia, di una patologia. La stragrande maggioranzadell'opposizionesiriana, tutti i Paesi arabie non,con cuisiamo in contatto, iniziano, tutti, ogni conversazione affermando che per loro è importante che la Russiamantenga la suapresenza nella regioneQualunque cosa accada,come anche in passato, quando la regionefu liberatadal giogocoloniale, la Russia sarà sempre considerata unpartner affidabile eun fattore importante pergarantire l’equilibrio geopolitico nell’area.

L’8 e il 10 ottobre2012Mosca ha ricevuto la visita delprimo ministro iracheno,Nuri al-Maliki. A quanto pare, a suo tempoanche nei confronti dell’Iraq, si prevedeva che la Russia si sarebbe schierata dalla “parte sbagliata della storia”. Ma noi ci siamo semplicemente attenuti fermamenteai principi del diritto internazionale e abbiamo fatto in modo che tutto avvenisse secondo tali principi, e non solo perchéil poveroColinPowell, in seno al Consiglio di sicurezza dell'Onu ha sventolato una provetta contenente una polvere bianca, che gli era stata recapitata, e che egli sosteneva si trattasse di antrace, affermando che se non avessimo iniziato la guerra, allora SaddamHussein avrebbe avvelenatoil mondo intero.

Noi, in quell’occasione, abbiamo difesoil diritto internazionale,proprio perchéabbiamo votato contro l'approvazione dellaguerra in Iraq con larisoluzione del Consigliodi Sicurezzadelle Nazioni Unite. Proprio come stiamo facendo adesso nei confronti dellaSiria, perché, chiaramente, non dimentichiamo la lezionelibica, di cui si ricordano anche praticamente tutti gli altri: allorail diritto internazionalefu sottoposto adura prova e ledecisioni del Consigliodi Sicurezzadelle Nazioni Unitefurono travisate. Guardate, come risultato, che cosasta succedendo adessoin Libia, e non mi riferisco soloalla tragediadi Bengasioalla feroce battagliadi BaniWalidI nostripartner occidentalidelConsiglio di sicurezza dell'Onunon hannomolta voglia diparlare della situazione in Libia, mapropongono diapprovarela risoluzionesulla Siria. Noi crediamo che, innanzitutto, si dovrebbeimparare dall'esperienzalibica, e, in ogni caso,non ripeterequesto errorecolossale. Per noi questo è unassiomaassolutoE per quanto riguarda le voci secondo cui staremmo “dalla parte sbagliata della storia”,e che “avremmo persoilMedio Oriente”,non sono altro che dichiarazioni maligne; il desiderio di qualcuno che vorrebbe che fossero realtà, cercando al tempostesso, disollevare contro di noi alcune forze. Ma sologruppi regionali marginali possono stare a questo tipo di gioco. I Paesi seri, i leader dell'opposizioneserisanno benissimocome stanno le cose e vedono nella Russia unacomponentestabilizzante.



Ritenete che Israele o gli Stati Uniti bombarderanno gli impianti nucleari dell’Iran? È davvero reale la possibilità che scoppi una guerra?
Come ha dimostrato l'esperienzalibica, lo scenario militare è,purtroppo, possibile.Per questo motivo,saremo moltoesigenti nei confronti di qualsiasi proposta avanzata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Non permetteremo altreinterpretazioniartificiose.Faremo in modo chenessuna risoluzionesia soggetta a un’interpretazione simile a quella della LibiaPer quanto riguarda, nello specifico, il caso dell’Iran, ascoltiamole dichiarazionidei nostripartner israelianie americani. Al momento, non vi èalcuna prova che dimostri che l'Iranabbia deciso di includereuna dimensionemilitare nel suo programmanucleare.Tuttoil programma nucleare iranianoè sotto la supervisionedell'Aiea (l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ndr): al Paese è consentito di arricchire l'uranio fino al 4,5 per cento, ai fini dellaproduzione di combustibile. Alcuni dei nostricolleghi si chiedono: “E perché mai gli iraniani avrebbero bisogno di combustibile, quando, per la centrale di Bushehr, sono i russi a fornirlo?”.Si tratta, tuttavia, di combustibile, chenon è vietatodal Tnp (Trattato di non proliferazione nucleare, ndr). L'Iran arricchisce l’uranio al 20 per cento, che è necessario - come sostienel'Iran stesso -per il reattore diricerca medica di Teheran. E, in effetti, è proprio così. In questo caso c'è unmaggiore livello diarricchimento del combustibile. Purtroppo, l'Aiea nonha permesso che l’uranio per tale reattore venisse fornito dall’esterno. Le difficoltànonsono sorte per colpa nostra, sebbene questo reattore non sia vietato da nessuno,e la richiestadell'Iran di ricevere del combustibile sia del tutto legittima.

L’importante è checiò che sta facendo in questo momentol'Iran nonè vietato né dalTnp né dalle regole dell'Aiea. Il problema sta nei dubbi che sonosorti, molti anni fa,quando si è scoperto che l’Iran aveva unprogramma nucleare segreto.Da allora, l'Aiea cerca, costantementee meticolosamente, dicomprendere la naturadi questo programma. In termini pratici, non è stato osservato nulla divietato, solo alcuni documenti su cui l’Aiea vorrebbe ricevere deichiarimentida parte di Teheran circa la loro provenienza. Noi, naturalmente, sosteniamo questa posizione, perché riteniamoinaccettabile qualsiasiviolazione delTrattato di nonproliferazione delle armi nucleari. Ma tutto ciò chel'Iran hadetto,nel corso di tutti questi anni,in merito al suoprogramma nucleareè sotto ilcontrollodell'Aiea. Sono state persino installate delle telecamere che seguono in tempo reale il funzionamento delle centrifughee di altre apparecchiature. L’Aiea effettua regolarmente delleispezioni. Noi, ovviamente, vorremmo che la cooperazione tra l’Irane l'Agenziafossepiù consistente, di modo che Teheranriuscisse asoddisfare ancheil Protocollo aggiuntivodell'Accordo sulle garanzie. Nonostante il documentosia facoltativo, considerata la storiadel programma nucleareiraniano, sarebbe importanteche l'Iranriuscisse a rispettare anchei requisiti aggiuntivi relativi a questo protocollo.

Ma, ripeto,al momento,tutti gli impiantiiranianidichiarati sono sottola supervisionedell'Aiea. Bombardare l’Iran, sarebbe del tutto controproducente e porterebbe a una perdita dei contatti con Teheran. Sono convintoche sorgeràun forte movimentoall'interno di questo Paese, che alcuni esperti hanno giustamentedescritto come ildesiderio di romperei rapporticon la comunità internazionalee di cacciare gli ispettori. In tal caso, potremmo solo supporre quello che sta succedendo negliimpianti nucleari iranianiCiò, inoltre, non farebbe che incoraggiare i politici iranianipiùradicalia dare inizio allo sviluppo della dimensionemilitare del programmanucleare.Non soloin Iran, ma anchein Medio Oriente; nei Paesi arabisono sempre più le persone che non sussurrano, ma affermano chiaramenteche l'unico modoper proteggersi daeventuali rivoluzioni, colpi di Stato e cambi di regimesia quello di possederearmi nucleari. Questaè la conseguenza più pericolosa,dal punto di vista della sicurezzamondiale,della cosiddettapolitica di “democratizzazione del Grande Medio Oriente” e della primavera araba, che ha risvegliato delle forzeche hanno portatoil caosnella regione.I tentativi dipescare nel torbido” e di trasformare i regimi scomodi in regimi convenientivengono presi in esame anche da quanti, adesso, sono considerati alleati delle forze esterne.

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