Una piccola folla di appassionati e studiosi d’arte e cultura russa ha presenziato il 25 ottobre 2012 all’inaugurazione della mostra Vulcano di Maxim Kantor, alla Fondazione Stelline di Milano (fino al 6 gennaio 2013). Tra i molti nomi noti venuti ad incontrare di persona il cinquantacinquenne pittore, incisore e scrittore russo, anche l’eminente critico ultracentenario Gillo Dorfles e il nipote del pittore Carlo Carrà.
“Ogni tanto mi domando come mai Kantor sia tra i pittori russi della sua generazione più richiesti dai musei, nonostante l’accoglienza molto critica che nel suo Paese parecchi gli riservano -, ha commentato Alexandr Borovsky, direttore del Museo di Stato di San Pietroburgo, curatore della mostra insieme a Cristina Barbano. - Il fatto è che Kantor è un non-allineato, contrario ai tentativi di organizzare socialmente la vita in base a un’ideologia. Dai quadri e dell’opera grafica è protagonista la Russia: una folla sperduta e sfortunata, piegata da tutti gli esperimenti di cui è stata oggetto, omini brutti, che lottano per prendersi le loro tre carote mentre cercano la verità nei giornali”.
Ma è vero che Kantor non vede molto di buono neppure nel mondo occidentale, dove pure vive. “Anche se questi quadri sembrano dedicati solo alla Russia non è così -, ha sottolinato l'artista -. Ho voluto intitolare questa mostra Vulcano perché è come se noi tutti ci trovassimo sull’orlo di un cratere. Vorrei che i miei quadri aiutassero ad aprire gli occhi e capire cosa sta succedendo, ma questo può accadere solo con il vostro aiuto. Il mio lavoro io l’ho fatto, adesso comincia il vostro”.
Con l’Italia, ugualmente oggetto di amare riflessioni sullo sperdimento presente e l’incertezza del domani, Kantor ha però un legame culturale e artistico strettosi ancor prima della sua nascita: “Non posso separare la mia cultura da quella italiana: mio nonno, drammaturgo, era argentino e scrisse molti drammi sul Rinascimento, ad esempio su Sandro Botticelli e Vittoria Colonna, amante di Michelangelo. Da bambino leggevo in spagnolo i suoi libri e oggi Andrea Mantegna è il mio artista preferito, insieme a Michelangelo e Leonardo”.
In Italia, proprio a Milano, Kantor è arrivato la prima volta nel 1988, in occasione di una collettiva allo Studio Marconi, seguita dall’assegnazione del Padiglione russo della Biennale di Venezia del 1997 e da una personale del 2005 alla Querini Stampalia. “Tornerò nella città lagunare nel 2013 - anticipa l’artista - nell’ambito della Biennale: un’occasione che spero rinsaldi e approfondisca i miei legami con il vostro Paese, del quale vorrei conoscere meglio la cultura artistica contemporanea”.
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