“La gente non ha paura solo di Internet, ma anche della libertà e della diffusione libera delle informazioni: è abituata a un modello in cui lo Stato protegge e si assume la responsabilità di tutti gli ambiti della vita umana”, racconta Alexei Grazhd
Il termine “censura” non spaventa i russi: secondo il Centro di ricerca Levada, quasi due terzi dei cittadini della Federazione si dichiara a favore dell'introduzione di restrizioni su Internet. Inoltre, la rigidità del termine non sembra turbare gli intervistati.
Come ha raccontato Alexei Grazhdankin, vicedirettore del Centro Levada, al quotidiano Kommersant, i sociologi pensavano inizialmente che la parola “censura” avesse delle connotazioni negative e che la necessità di introdurre una censura diretta sui contenuti di Internet sarebbe stata accolta non così di buon grado, da parte dei cittadini, come i limiti sull’accesso al Web nei confronti di determinate categorie di utenti, ad esempio, gli adolescenti.
Stando alle previsioni degli specialisti, già dal 1° novembre 2012, in Russia comparirà la “lista nera” dei siti Internet contenenti informazioni vietate: materiale pornografico, istruzioni su come produrre droghe ed esortazioni al suicidio. Il Roskomnadzor, l'Agenzia federale russa che si occupa di comunicazioni, informatica e mass media, gestirà l’iniziativa. La “lista nera” si inserisce nell’ambito dell’applicazione della legge “Sulla protezione dei bambini da informazioni dannose per la loro salute e sviluppo”, adottata dalla Duma di Stato nell’estate 2012
Eppure, secondo Grazhdankin, le supposizioni degli analisti si sono dimostrate infondate: il 63 per cento degli intervistati si è dichiarato a favore della censura su Internet, mentre il 65 ha appoggiato limiti più blandi sull'accesso degli adolescenti alla Rete. Solo un terzo delle persone intervistate ha espresso un parere negativo. “Ciò dimostra che il termine censura non spaventa la maggior parte della popolazione”, ha riassunto il sociologo.
“Di solito le persone giovani con un livello d’istruzione e tenore di vita superiore sono quelle che si dimostrano più sensibili nei confronti delle limitazioni imposte alle loro libertà”, spiega Grazhdankin. Eppure, le fluttuazioni nelle risposte non hanno un carattere categorico: anche tra coloro che usano Internet per ottenere informazioni su eventi di natura politica, il 61 per cento si dichiara a favore della censura; contro, il 29 per cento degli intervistati.
“La gente non ha paura solo di Internet, ma anche della libertà e della diffusione libera delle informazioni: è abituata a un modello in cui lo Stato protegge e si assume la responsabilità di tutti gli ambiti della vita umana”, continua Grazhdankin.
Clicca per ingrandire (Infografica di Natalia Mikhailenko)
In ogni caso, secondo Pavel Chikov, responsabile dell’Organizzazione per la difesa dei diritti umani “Agora”, un irrigidimento dei controlli sulla Rete non sarebbe una tendenza prettamente russa, bensì globale. “Questo tipo di politica non viene applicata solo da regimi reazionari e autoritari come il Medio Oriente e la Cina, ma anche da una serie di democrazie civilizzate occidentali. Nel Regno Unito si verificano spesso scandali di una certa importanza che richiedono l'intervento del governo nella regolazione e controllo della rete Web; negli Stati Uniti ci sono stati dei precedenti, così come in Brasile”, elenca Chikov.
L'idea di un inasprimento delle limitazioni su Internet è appoggiata anche dal Presidente Vladimir Putin. Agli inizi di ottobre 2012, ha incaricato i Ministeri della Difesa, degli Interni e della Sicurezza di creare una barriera sicura contro la propaganda dell'estremismo in Rete. Il Presidente ritiene che contrastare la divulgazione di idee che alimentano l’intolleranza nazionale, religiosa e sociale contribuisca alla lotta contro il terrorismo.
Questa ulteriore regolazione di Internet potrebbe diventare uno degli ambiti principali di attività del nuovo Comitato sulla politica dell’informazione, come ha dichiarato il presidente dell’ente stesso, Alexei Mitrofanov. Secondo l’esperto, la rete va “ripulita”, e considerando che in Russia gli utenti Internet sono già decine di milioni, sul Web sarebbe necessario introdurre delle nuove regole e stabilire degli enti di controllo. “Non ci saranno limitazioni troppo ferree, ma nemmeno una vera e propria anarchia, come quando Internet fu creato”, ha dichiarato Mitrofanov. Un altro ambito di attività del Comitato potrebbe essere la risoluzione delle questioni riguardanti la propaganda politica nel periodo infra-elettorale.
Allo stesso tempo, la rappresentante per la libertà dei media dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse), Dunja Mijatovich, ha affermato che continua a considerare la Russia un Paese con una rete Internet libera. Inoltre, secondo la Mijatovich, le autorità russe hanno compiuto un passo avanti nel garantire la libertà dei mezzi di comunicazione. L’esperta sostiene, inoltre, che la cooperazione di Mosca con l’Ocse si basi su sulla “politica della porta aperta”.
La Costituzione definisce chiaramente i casi in cui è possibile limitare i diritti e le libertà dell’individuo, compresa la libertà di informazione, ha dichiarato al Kommersant, Astamur Tedeev, vicedirettore del Centro scientifico e metodologico “Cattedra Unesco sul diritto d'autore e altri diritti di proprietà intellettuale” della Scuola Superiore di Economia di Mosca. “Ma attualmente non è in corso nessun tipo di emergenza o minaccia alla Costituzione”, ha aggiunto. Tedeev ha sottolineato che affronterà “in modo molto negativo” la realizzazione di ricerche “su problematiche che contraddicono la Costituzione, e la censura è vietata dalla Costituzione”.
L’articolo è stato redatto sulla base di materiali tratti dal Kommersant e da Ria Novosti
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