Vignetta di Niyak Karim
È arrivato l’autunno in Europa, ma non si è ancora visto il vero freddo, per cui l’emergenza gas resta un ricordo lontano. Intanto cresce l’attesa per il lancio del progetto South Stream, l’infrastruttura destinata a percorrere i fondali del Mar Nero per servire un Vecchio Continente che chiede forniture per le sue industrie e le sue famiglie.
Per la fine di novembre 2012 si aspetta la decisione finale sul tracciato, anche se le linee guida non dovrebbero
riservare grandi sorprese. Ci sono già accordi intergovernativi tra Russia e Bulgaria, Serbia, Ungheria, Grecia, Slovenia. Intanto, l’8 ottobre 2012 è partita la seconda linea del gasdotto Nord Stream, che unisce la Russia e la Germania attraverso il Baltico.
Un intervento che consente di raddoppiare la capacità di trasmissione a 55 miliardi di mc l’anno. "L’avvio della seconda linea avviene nel perfetto rispetto dei tempi e del budget previsti, esattamente dopo 30 mesi dall’entrata in funzione della prima", sottolinea il presidente della società Nord Stream, l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.
E si pensa già di realizzare un’altra linea o una bretella verso il Regno Unito, che amplierebbe la rete verso Nord. Quindi la ragnatela di Gazprom si estende all’intera Europa, con l’obiettivo di assoggettarla alla sua influenza? Questa chiave di lettura, per quanto sostenuta da diversi analisti, è forzata.
I gasdotti sono costruiti con i soldi di Gazprom e di altri azionisti privati che hanno scelto liberamente di
consorziarsi. Il marchio del colosso russo serve semplicemente come garanzia che ci sarà gas a sufficienza per riempirli. Piuttosto qualcuno fa notare che queste grandi infrastrutture, progettate nella fase pre-crisi, ora devono fare i conti con un contesto economico profondamente cambiato. E non è detto che la loro attività a regime ridotto si riveli realmente profittevole.
L'intervento è stato pubblicato sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 18 ottobre 2012
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