Start up, arrivano i russi

Viktor Vekselberg, businessman e presidente della Fondazione Skolkovo, prima del del consiglio della Fondazione all'Università Tecnica Statale Bauman di Mosca (Foto: Ria Novosti/Sergei Pyatakov)

Viktor Vekselberg, businessman e presidente della Fondazione Skolkovo, prima del del consiglio della Fondazione all'Università Tecnica Statale Bauman di Mosca (Foto: Ria Novosti/Sergei Pyatakov)

Europei sempre più interessati a progetti e iniziative hi-tech provenienti da Skolkovo, la Silicon Valley della Federazione

Fate attenzione, startupper europei: arrivano i russi a portarvi via gli investitori. Tra il serio e il faceto è questo l’umore che regna ultimamente negli uffici di Skolkovo. Fino a novembre 2012 si terranno i Forum sugli investimenti rispettivamente a Vienna e a Helsinki. E le aziende residenti nel Centro d’innovazione sono intenzionate a farsi valere in ogni modo.

Pekka Viljakainen, consigliere del Presidente della Fondazione “Skolkovo” per le start-up riflette: “Si è creata una situazione assurda. In Russia l’immagine della nostra organizzazione è di gran lunga peggiore che all’estero”. Secondo i dati di monitoraggio della Fondazione, in Europa e negli Usa tra il 90 e il 95 per cento delle pubblicazioni che parlano del progetto sono elogiative o neutrali. In Russia la percentuale è molto più bassa.

“Chiedete a un tassista qualunque che cosa sia Skolkovo. Molto probabilmente vi dirà che è l’ennesima strutturale statale di dubbia fama. In realtà riceviamo un finanziamento piuttosto modesto, il nostro capitale più importante sono le persone. Sono proprio loro a fare di tutto perché le aziende occidentali inizino a prendere sul serio le start-up russe. Di fatto sta già avvenendo. E tra due o tre anni, credetemi, inizieranno a farlo anche qui”, aggiunge Viljakainen.

Un ottimismo del genere si fonda, per esempio, sulle liste dei partecipanti al “Pioneers Festival” di Vienna e all’analoga iniziativa di Helsinki chiamata “Slush”. La società IndoorGo, creata dall’Università federale degli Urali e dal Centro universitario di Ariel (Israele) ha messo a punto un sistema che permette di determinare il punto in cui si trova un utente all’interno di un ambiente chiuso. I test preliminari mostrano che, con l’aiuto di uno smartphone e una rete wireless, l’algoritmo può eseguire questo comando con una precisione che arriva a qualche decina di centimetri. In futuro si prevede di utilizzare il sistema per lo scambio di informazioni guidate e per la raccolta di dati statistici sull’affluenza alle fiere, nei musei, nei supermercati, nei centri commerciali e in altri grandi locali al chiuso.

Di un certo interesse è anche il progetto della compagnia Toytemic. Ce ne parla Evgenij Smetanin, direttore dell’azienda: “Abbiamo ideato e realizzato un concept di reti sensoriali auto organizzate nelle quali però si può gestire qualsiasi elemento della rete con l’aiuto di un telecomando. L’ambiente ideale in cui utilizzare questa tecnologia sono stazioni autonome di ricerca, per esempio geologica, interamente composte da robot. In prospettiva, queste rete potrebbero venire impiegata su altri pianeti o in tutte le condizioni in cui una persona non può lavorare. Tuttavia la tecnologica robotica di questo tipo si trova attualmente allo stato embrionale. Per questo all’inizio abbiamo deciso di introdurla in altri settori più sviluppati”.

Il primo riferimento è quindi ai giochi, non a caso il concept di Toytemic si chiama “Strategia sul tappeto”. In poche parole si tratta del trasferimento di strategie computerizzate dalla realtà virtuale alla realtà fisica. I soldatini giocattolo a cui sono stati inseriti i chip possono interagire tra di loro ed eseguire i vari comandi del master. Evgenij Smetanin è sicuro delle prospettive commerciali di questo progetto: l’elettromeccanica dei giocattoli di massa di oggi è al livello di robot primitivi. Questo significa che la “Strategia sul tappeto” può diventare assolutamente un prodotto molto commerciabile, ovviamente se riuscirà a entrare in contatto con i produttori leader del settore.

“È proprio questo il vero senso di Skolkovo - conferma Pekka Viljakainen -. Prendiamo per esempio il progetto di un mio buon conoscente, Angry Birds. Giudicate voi: se cinque anni fa vi avessero detto che si potevano guadagnare milioni inventando un gioco dove degli uccellini colorati danno la caccia a dei maiali verdi non ci avreste creduto. Allora sembrava un’assurdità. Adesso vedete che è assolutamente reale. Ma a un russo medio per ora non riesce a entrare in testa che si possano ottenere somme di denaro piuttosto ragguardevoli semplicemente con qualche invenzione. Di solito le grandi cifre sembrano associabili soltanto a un impiego nel governo o in una azienda statale. La missione di Skolkovo in generale, e la mia in particolare, è mostrare ai russi che non serve aver paura di iniziare un’attività in proprio. Tutti commettono errori e non vale la pena confondere il rischio con il pericolo. Il rischio c’è sempre, il pericolo spesso è un pretesto”.

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