Adozioni, cosa è cambiato?

Julia Kalinina  (Foto: Archivio personale)

Julia Kalinina (Foto: Archivio personale)

Tra qualche vantaggio e l'ulteriore appesantimento delle norme burocratiche, il nuovo accordo italo-russo è ancora in fase di rodaggio. Il punto della capo rappresentante a Mosca dell'ente Sos Bambino

Prima della firma dell’accordo bilaterale italo-russo, l’informazione in merito all’adozione internazionale era piuttosto scarsa. Si conoscevano principalmente gli aspetti negativi, legati soprattutto ai casi di maltrattamenti avvenuti negli stati Uniti ai danni di alcuni minori. Ora, dopo la sottoscrizione del documento, c’è sicuramente più informazione, anche se la situazione in concreto non è cambiata molto.

Da un certo punto di vista l’accordo italo-russo si è rivelato un enorme passo in avanti: innanzitutto perché è stato il primo a essere siglato, e poi perché ha permesso di stabilire alcuni punti cardine sui quali lavorare, spianando la strada per la realizzazione di nuovi documenti con altri Paesi. Ma se guardiamo la situazione più da vicino, ci si accorge che in concreto non si sono ottenuti grandi vantaggi. Speravamo che con la firma dell’accordo potesse aumentare l’omogeneità nella produzione dei documenti da presentare durante l’iter adottivo. Ogni regione, invece, continua a fare a modo suo, con regole che spesso variano da luogo a luogo. Gli esami medici realizzati in Italia, ad esempio,adesso in Russia non vengono riconosciuti, ed è necessario sottoporre la coppia a nuovi test nella Federazione.

Inoltre la legge sulle adozioni in Russia si sta facendo sempre più severa e, se da un lato l’accordo bilaterale doveva servire per snellire le procedure, dall’altro non poteva che essere un documento a maggior tutela dei diritti del minore. Con conseguenti paletti sempre più rigidi. Ed ecco l’intoppo: come in tutte le fasi sperimentali, è necessario essere molto prudenti. Capita quindi che i giudici non si fidino degli attestati rilasciati in Italia, pretendendo così che vengano ripetuti anche in russia. Si sta ovviamente lavorando per limare tutti gli spigoli che si sono creati. Ma ci vorrà del tempo.

Intanto il Ministero continua a convocarci per ascoltare le nostre opinioni e prendere nota delle difficoltà che si incontrano quotidianamente. Anche per parte italiana è stato fatto un grosso lavoro e si sono impegnate molte risorse. Ma le cose ancora da fare restano tante. Soprattutto perché, a mio parere, c’è un po’ di delusione in merito ai risultati finora raggiunti. Sos Bambino è stato il primo ente ad essere accreditato in Russia, e in tutti questi anni abbiamo visto molti cambiamenti.

La difesa dei diritti dei minori resta per tutti una priorità, e in questo senso l’accordo si dimostra uno strumento valido per tutelarne i diritti, agevolando l’adozione. Abbiamo comunque bisogno dell’impegno dello Stato per supportare le famiglie in questo iter adottivo, snellendo un processo che viene ostacolato, tra le tante cose, anche dall’enorme estensione di un Paese che non facilita l’applicazione omogenea di tutte le regole.

L'autore del testo è capo rappresentanza dell'ente autorizzato Sos Bambino a Mosca

L'intervento è stato pubblicato sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 18 ottobre 2012

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