Kissin, sulle note del successo

Il pianista russo Evgeny Kisin (Foto: AP)

Il pianista russo Evgeny Kisin (Foto: AP)

Il pianista russo, famoso in tutto il mondo, racconta il suo amore per la musica e quell'incontro con il direttore della Filarmonica di Berlino che cambiò la sua vita

Era il 1984. Aveva solamente 13 anni. Può essere considerato questo il trampolino di lancio della carriera artistica di Evgeny Kissin: il memorabile concerto che 28 anni fa diede al Conservatorio Tchaikovsky di Mosca. Il pianista, in quell’occasione, interpretò due Concerti per Piano e Orchestra di Chopin. Tutti ricordano i manifesti che annunciavano l’esibizione di Zhenia (diminutivo di Evgeny) insieme al direttore dell’Orchestra Filarmonica di Mosca, Dmitri Kitaenko. Dopo quel giorno, Kissin si convertì in una figura emblematica della cultura sovietica.


Le storie dei bambini prodigio possono essere considerate molto simili tra di loro. Almeno per quanto riguarda l’inizio.


Dicono che quando Evgeny era molto piccolo, si alzava in piedi nella culla per ascoltare la sorella maggiore suonare il pianoforte. Poi, a undici mesi, iniziò a cantare un passaggio di Bach che lei stava provando. Raccontano anche che le sue prime parole furono “apri il coperchio”. In un primo momento i suoi genitori non sapevano a cosa stesse facendo riferimento, ma quando realizzarono che stava parlando del piano, restarono di stucco.


“Fin da piccolo ho sempre nutrito molto più interesse per la musica che per i giochi all’aria aperta con gli altri bambini – dice Kissin -. Era un impulso che nessuno, nemmeno io stesso, poteva capire. Forse qualcuno pensa che la mia infanzia non sia stata del tutto normale. Ma per me era naturale come respirare”.



La scuola “Gnesin” era infatti dedicata in particolar modo ai bambini con un grande talento musicale. Kissin entrò a far parte della classe della professoressa Anna Pavlovna Kantor, che da allora si convertì nell’unico insegnante che egli ebbe. “Anna Pavlovna e io ci capiamo alla perfezione, sia a livello musicale, sia come persone – racconta Kissin -. Lei si è trasformata ben presto non solo in una guida, ma in una vera e propria amica. È entrata a far parte della nostra famiglia da molti anni, visto che lei non ha mai avuto una famiglia”.


La prima volta che Kissin si esibì fuori dalla Russia fu nel 1985, nell’Europa dell’Est. Un anno dopo iniziò la sua tournée in Giappone. Nel 1988 viaggiò in Europa con i Virtuosi di Mosca e Vladimir Spivakov, e ben presto suonò a fianco dell’Orchestra Sinfonica di Londra, sotto la direzione di Valery Gergiev.


Senza ombra di dubbio, uno dei momenti cruciali della sua vita fu l’incontro con il leggendario direttore della Filarmonica di Berlino, Herbert von Karajan, nel 1988. Fu lui infatti che aprì le porte al giovane pianista nel suo cammino verso la fama mondiale.


Kissin ricorda ogni dettaglio di quell’incontro. “ll giorno in cui ci conoscemmo, suonai per lui la Fantasia di Chopin. Quando terminai, mi accorsi che si stava asciugando gli occhi con un fazzoletto”, racconta il pianista. La registrazione del Primo Concerto per Pianoforte di Tchaikovsky fu la conferma di un’indimenticabile unione tra un nuovo talento e un grande musicista.


Dopo il colpo di stato dell’agosto del 1991 e la caduta dell’Urss, la famiglia di Kissin decise di trasferirsi a New York. Questo fatto segnò la carriera artistica e personale di Evgeny. La sua vita all’età di 20 anni si ritrovò scossa: cambiamenti che erano relazionati non solo alla maturità delle sue interpretazioni, ma anche al suo carattere. “Ovviamente adesso suono in modo diverso – spiega -. Non c’è una differenza enorme, ma nei primi anni alcune cose succedevano in maniera non percettibile. La mia definizione di maturità musicale consiste nel raggiungere il massimo livello nelle opere che interpreto, ricreando la stessa profondità che usò il compositore nel momento in cui le creò”.



Di recente Kissin si è trasferito a Parigi. Attualmente realizza quasi quaranta concerti all’anno, e il pubblico russo attende con impazienza le sue esibizioni. Nonostante i suoi spettacoli nella Federazione siano ormai molto rari, assicura che ama ritrovare la sua adolescenza, la sua infanzia.


Per quanto riguarda la qualità del pubblico, confessa che continua ad essere eccellente, soprattutto a San Pietroburgo: “Non ho mai visto in nessun angolo del mondo gente così interessata alla musica: parlo delle persone che lavorano nei teatri. Le signore delle pulizie, gli impiegati del guardaroba, gli aiutanti di scena. Si sentono parte di tutto questo. Amano la musica e la ascoltano. È uno dei momenti che più mi emoziona”.


E davanti alla domanda, se si sente più un pianista russo, o semplicemente un pianista, risponde: “Non cerco di suonare in un modo particolarmente russo. Sarebbe assurdo. Anche se, per il solo fatto di essere nato in Russia, probabilmente ho assorbito molto le tradizioni russe di interpretazione”.

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