Siria, Mosca e Ankara ad alta tensione

Check point militari in Siria dove è in corso una guerra civile (Foto: Rustam Buzanov / RIA Novosti)

Check point militari in Siria dove è in corso una guerra civile (Foto: Rustam Buzanov / RIA Novosti)

La Russia respinge al mittente le accuse legate al trasporto aereo di materiale bellico, dopo l'intercettazione del volo siriano proveniente dalla capitale russa e diretto a Damasco: "Calunnie infondate"

I sospetti della Turchia sul tentativo da parte della Russia di rifornire segretamente di armi la Siria, sono del tutto infondati. Soprattutto dal momento che nessuno mai, e in nessun modo, ha vietato al nostro Paese di portare avanti con la Siria un commercio di armi del tutto legale.

Così come ha raccontato a Rossiyskaya Gazeta il direttore del Centro di Analisi Strategica e Tecnologica Ruslan Pukhov, dal momento della regolarizzazione dei debiti siriani con l’ex Unione Sovietica nel 2005, Mosca ha siglato con Damasco dei contratti per la fornitura di armamenti e tecnologia bellica, per un totale di 5 miliardi e mezzo di dollari. Una mossa per modernizzare l’aviazione e le forze armate siriane.

In breve

Sale la tensione dopo il blocco da parte della Turchia di un aereo siriano, partito da Mosca e diretto a Damasco. Ankara aveva infatti accusato la Russia di trasportare materiale bellico all’interno del velivolo, sul quale viaggiavano tra l’altro 17 cittadini russi. Rispondendo alle accuse, Mosca ha puntato il dito contro la Turchia, sostenendo che, con questa operazione, le vite dei passeggeri a bordo dell’aereo sarebbero state in pericolo 

Nonostante la parte siriana eseguisse il pagamento in maniera piuttosto precisa, l’adempimento della maggior parte dei contratti venne tirato per le lunghe, spesso per colpa russa. E l’accordo per la fornitura del caccia pesante MiG-31 venne in realtà annullato. Non molto tempo dopo è stato reso noto che la Federazione aveva interrotto le forniture di missili S-300PMU2 concordate con la Siria, e in precedenza si era rifiutata di venderle complessi missilistici Iskander. Si è trattato di un gesto di buona volontà nei confronti delle relazioni con i Paesi vicini, tutt’altro che tranquilli per l’instabilità della situazione siriana.

Al momento attuale Damasco ha ottenuto forniture pari a circa un miliardo di dollari: quelle principali, per un totale di 560 milioni di dollari, sono state consegnate nel 2011. Si tratta di circa il 5 per cento del totale dell’export di armamenti russi in quel periodo. Ad oggi Damasco non risulta fra i principali importatori di armi dalla Federazione.

Ad ogni modo, sostiene Pukhov, nel caso in cui la consegna di armi alla Siria per qualche motivo dovesse andare in bianco, la “Rosoboronexport” (la compagnia russa che segue l’export delle armi russe, ndr), può senza particolari problemi rivendere quanto ordinato a un altro Paese, riducendo così al minimo i danni.

Non è mai stato reso pubblico il metodo di rifornimento di materiale bellico all’estero: si tratta di una delle condizioni base dei contratti di collaborazione nell’ambito militare. Secondo gli esperti, di norma i rifornimenti vengono consegnati attraverso navi mercantili appartenenti ai Paesi fornitori o ai Paesi che ricevono il carico. Solo una piccola parte di armi e munizioni può essere consegnata attraverso aerei da trasporto.

Prima che la situazione in Siria si inasprisse, il materiale bellico veniva inviato attraverso il Bosforo. Secondo gli accordi internazionali, quando una nave mercantile attraversa le acque territoriali di quale Paese, deve essere chiesto il permesso, mostrando categoricamente il carico che viene trasportato.

Nel commercio di materiale bellico però capita, ad esempio, che vengano indicati trattori al posto dei carri armati. Ma resta sempre il pericolo che la nave venga perquisita. D’altronde il diritto internazionale questo non lo consente. Ovviamente quando le navi mercantili viaggiavano con la bandiera dell’Urss, a nessuno sarebbe mai saltato in mente di controllare i container. È come se la Russia al giorno d’oggi avesse perso la proprietà della propria flotta mercantile. I bastimenti sono tutti registrati: un metodo molto comodo, per alcuni Paesi, per garantirne la tassazione.

Con l’inizio della guerra civile in Siria, la Turchia ha vietato il transito attraverso il Bosforo di navi mercantili di qualsiasi provenienza, che trasportassero materiale bellico verso il Paese vicino. È un suo diritto. Nessuno vuole correre il rischio di dover indicare nei documenti materiale agricolo al posto di armamenti bellici, anche perché c’è il pericolo che venga confiscato il carico, e l’equipaggio venga sbattuto in prigione. Ora le forniture posso essere trasportare solamente attraverso l’Atlantico, al di là dell’Europa Occidentale. E solamente con bastimenti che viaggiano sotto il vessillo russo.

L'articolo originale è stato pubblicato su Rossiyskaya Gazeta

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