Mikhail Saakashvili (Foto: Ria Novosti)
Altro che autunno caldo. Gli ultimi giorni della campagna elettorale alla vigilia del voto parlamentare sono stati infuocati. E la Georgia si trova di fronte a un appuntamento che potrebbe rivelarsi decisivo per il corso del Paese, se l’opposizione guidata da Bidzina Ivanishvili riuscirà a mettere in difficoltà la maggioranza che fa capo al presidente Mikhail Saakashvili.
Dopo anni di dominio parlamentare e presidenziale che si è tramutato autoritarismo – tanto che anche Amnesty International ha segnalato i peggioramenti nel suo Report 2012 per quel riguarda la libertà di espressione e le distorsioni nel sistema giudiziario - Tbilisi ha bisogno di un nuovo equilibrio, sia sul fronte interno che su quello internazionale.
I toni della vigilia sono stati molto forti: Ivanishvili ha attaccato l’attuale capo di Stato (che non potrà ricandidarsi nel 2013 e con il cambiamento della Costituzione ha voluto rafforzare i poteri del premier) definendolo un “bugiardo professionale” e “figlio d’un cane”, minacciando di riempire le piazze se arrivasse qualche broglio nella tornata del 1° ottobre 2012.
Per il miliardario alla guida di Sogno Georgiano e della coalizione di opposizione che vuole sbaragliare il Movimento nazionale unito di Saakashvili a gravi violazioni durante il voto potrebbero seguire manifestazioni di massa. Già in queste settimane, dopo lo scandalo delle torture sui carcerati, condannate dalla comunità internazionale, sono esplose violente proteste, che hanno acceso la tensione.
Le dimissioni del ministro degli Interni Bacho Akhalaya - che non sarà sostituito sino alla formazione del nuovo Parlamento, quando la Georgia dovrà comunque darsi un nuovo governo - hanno buttato benzina sul fuoco. Anche le dichiarazioni del primo ministro ancora in carica Vano Merabishvili, che ha affermato che “il primo compito per il nostro Paese è ora di condurre elezioni libere e giuste che diverranno però impossibili se ci sarà violenza” non sono state certo rassicuranti per la comunità internazionale.
Bruxelles aveva lanciato l'allarme con una nota della responsabile degli Esteri Catherine Ashton che aveva invitato i protagonisti in campo a evitare “polarizzazione e tensione”. Anche da Mosca, a oltre quattro anni dalla guerra che ha condotto all’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud, si guarda con apprensione agli sviluppi a Tbilisi e il Ministero degli Esteri ha si è mostrato preoccupato per le violazioni da parte del governo georgiano relative all’uso a proprio favore delle cosiddette “risorse amministrative”.
Ivanishvili ha annunciato di voler riallacciare i rapporti con il Cremlino, dopo che questi sono stati congelati nel 2008. Le elezioni di ottobre 2012, unite a quelle presidenziali del 2013, possono segnare una chiave di svolta anche nei rapporti tra Russia e Georgia.
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