Gli animi ardenti di Irene Némirovsky

Bruciano i fuochi della guerra e dell'amore in questo romanzo postumo della scrittrice russa vissuta in Francia, edito da Adelphi
La locandina del libro

Amore, tradimento,  guerra e  turbamenti dell'animo umano sono i fili conduttori de “I falò dell'autunno”, ultimo romanzo postumo di Irene Némirovsky pubblicato da Adelphi. Scritto tra il 1941 e il 1942, proprio nel momento in cui nessun editore correva più il rischio di pubblicare la Némirovsky, il romanzo vedeva le stampe solo nel 1957, dopo la sua morte.

“I falò dell'autunno” sono quelli che la vecchia signora Pain, sogna di vedere insieme alla giovane nipote Thérèse attraversando vasti campi: “Vedi sono i falò dell'autunno; purificano la terra, la preparano per nuove semine. Voi siete giovani. Nella vostra vita, questi grandi falò non hanno ancora cominciato ad ardere. Si accenderanno. Devasteranno molte cose".

E nel romanzo, in effetti, inizieranno ad ardere molti fuochi: quello della guerra, dell'avidità, della passione carnale ma anche quello dell'amore. Diviso in tre parti e ambientato prima nella Parigi delle tranquille passeggiate domenicali sugli Champs Elysées e  poi in quella degradata e impoverita dalla guerra, “I falò dell'autunno” copre un arco temporale molto lungo - dal 1912 al 1942 - e attraversa due guerre mondiali.

Nel corso di questi anni si compie il ciclo della vita e dell'anima attraversato dal fuoco del potere, del successo, ma anche della passione e dell'amore.  L'autrice de “Il vino della solitudine”, come sempre,  indaga  sapientemente negli animi dei protagonisti: in quello del veterano della prima guerra mondiale, Bernard, che da piccolo eroe, disgustato dagli orrori della guerra, e dalla vita mediocre dei suoi genitori,  diventa lupo e in quello della dolce e  tradita  Thérèse che lo ama da sempre e non smetterà mai di aspettare il suo rientro a casa. Bernard, Thérèse e il loro matrimonio dovranno affrontare tanti falò prima di ricominciare una vita nuova insieme.

Ne “I falò dell'autunno” Irene Némirovksy esprime, attraverso una satira amara e feroce,  tutta la sua rabbia e il suo rancore nei confronti di una società corrotta, senza scrupoli, e di una nazione, la Francia, impreparata alla guerra.

Come anche in altri romanzi, la guerra fa  da sfondo a un degrado generale mentre la Némirovsky scava nell'animo umano e in tutte le sue sensazioni svelandone la natura e meccanismi più nascosti e restituendo attraverso le vicende dei protagonisti, il ritratto di tutta un'epoca arrivata ormai alla fine.

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