Foto: Sergey Pakhomov
Tutto ha avuto inizio sei anni fa quando a Sergej, creative director che coordina campagne pubblicitarie di vari prodotti, è venuta l’dea di creare degli oggetti utilizzando vari tipi di pasta. Incaricato della pubblicità di una fabbrica di pasta di Krasnokamsk, era stato invitato in loco per prendere visione della produzione e dopo aver girato i materiali necessari per lo spot, aveva chiesto di poter portare via con sé una manciata di campioni di pasta. A casa la sera gli venne l’ispirazione. Dopo aver inserito un asse in una rotellina di pasta davanti ai suoi occhi si materializzò un paio di ruote. E, come si suol dire, l’idea decollò!
In breve, la campagna pubblicitaria non si realizzò, ma l’idea rimase in vita. “In preda all’esaltazione, non riuscivo a fermarmi: dovevo continuare a concretizzare le mie idee. Mi rendevo conto che la plasticità del materiale era perfetta per le mie creazioni”, racconta Sergej.
Sergei Vyaceslavovich Pakhomov, 43 anni. È nato a Krasnokamsk dove risiede. Si è diplomato come tour operator all’Istituto Statale d’Arte e Cultura di Perm. Lavora come creative director
Sergej andava in cerca di materiale in un grande magazzino dove era sicuro di trovare innumerevoli varietà di pasta di grano duro. Per le sue creazioni tutto andava bene: vermicelli, spaghetti, maccheroncini, rigatoni… In generale tutti i tipi di pasta, ritorta o tondeggiante, con scanalature o solchi, a forma di rotelline o di ruote di carro. Le sue creazioni si muovono, girano, si aprono, a differenza delle più usuali composizioni create coi fiammiferi con cui è possibile realizzare solo costruzioni statiche, mentre i suoi oggetti si possono anche far ruotare.
“Sono io stesso a darmi degli obiettivi sempre più complicati per mettermi alla prova. Per esempio, il mio lavoro più complesso è stato realizzare una macchinina coi sedili reclinabili, portiere che si aprono, specchietti e tutti gli accessori di una vera auto. Come di regola, per infilarsi sul sedile posteriore, bisogna reclinare i sedili anteriori”, spiega Sergej. Alcune macchinine hanno solo il cofano che si alza, qualche volta insieme alle portiere, con un effetto spettacolare. Sergej non modifica la forma della pasta, ma si limita ad assemblare le parti con la colla.
Ha già realizzato più di 30 sculture. Nella sua collezione vi sono case con altalene, mulini, un intero parco motociclette, trattori e auto, nonché aerei ed elicotteri. Ciascuno di questi oggetti richiede dalle 20 alle 30 ore di lavoro. Tutte le sculture sono conservate in casa. Come accade in genere per la pasta, anche questi oggetti vanno conservati a un particolare grado di umidità e a una temperatura particolare. “Da una scatola che ho comprato ho realizzato un contenitore speciale, compatto - aggiunge Sergej - perché non corrano il rischio di rompersi”.
Per ora, purtroppo, i suoi lavori rimangono a livello di prototipi. “Sarei in grado di realizzare anche un’intera città, se ve ne fosse la richiesta”, dice Sergej. Per il momento il designer non ha stimoli sufficienti per spingersi in questa direzione. “Cercano di farlo passare per un hobby, ma i miei hobby sono completamente diversi! Amo viaggiare per il mondo e ho anche altri interessi. Lo considero un po’ come un effetto collaterale della mia attività principale. La mia occupazione principale è quella del pubblicitario”.
A detta di Sergej, la creazione di queste sculture di pasta è condizionata dall’umore e dalla disponibilità di tempo libero. Aggiunge poi che questo è un modo per sublimare l’energia negativa trasferendola in qualcosa di positivo. In certi momenti un lavoro meccanico e di precisione può avere un effetto rilassante. Quando si ha bisogno di distrarsi può risultare l’occupazione più piacevole. C’è chi tira pugni a un sacco e chi beve vodka, ma costruire qualcosa è meglio.
Sergej ammette che è un lavoro da certosini e che se qualcosa cade dal tavolo e il risultato di ore di lavoro si danneggia ci si può alterare non poco.
Si stupisce che i suoi oggetti abbiano suscitato tanto clamore. “Se non fossi stato alla fabbrica di pasta, non mi sarebbe mai venuto in mente. Certo, nell’infanzia come tutti i bambini, frequentavo un circolo ricreativo, incidevo su tavoletta”. Ma non sa dire da dove sia scaturita in lui questa vocazione per le sculture di pasta.
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