Da sinistra, il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko e il Presidente russo Vladimir Putin (Foto: Ria Novosti)
Le ultime elezioni a Minsk non sono state un grande successo per il presidente Aleksandr Lukashenko. Dopo la vittoria nel dicembre 2010 è infatti iniziato un periodo difficile in cui la Bielorussia ha attraversato momenti di vero isolamento politico e di grave crisi economica, che hanno fatto dubitare sulla capacità di sopravvivenza del regime.
A meno di due anni di distanza le cose però paiono essere cambiate e, se il Paese non è certo diventato la culla della democrazia come hanno dimostrato le proteste di questa settimana, la situazione economica è sensibilmente migliorata, tanto che non ci sono più timori di un tracollo improvviso.
In questa atmosfera relativamente rilassata viene eletto il Parlamento, o per meglio dire la Camera Bassa, con i suoi 110 deputati. Il sistema è maggioritario, chi vince nel rispettivo collegio, entra appunto nella Camera dei Rappresentanti. Dell’Assemblea nazionale fa parte anche il Consiglio della Repubblica, la Camera Alta, i cui 64 membri sono in parte eletti e in parte nominati. Dei quasi 500 aspiranti a un seggio a Minsk, circa 200 non sono stati accettati dalla commissione elettorale e in corsa ce ne sono ufficialmente 294.
L’opposizione si è lamentata per le pressioni subite durante la campagna elettorale e ha ritirato per protesta i maggiori candidati, lasciando così campo libero a quelli legati alle strutture del potere. Non vi è dubbio insomma che Lukashenko riesca a tenere sotto controllo il Parlamento in quello che è considerato un sistema autoritario, dove in realtà la democrazia è più forma che sostanza.
Le elezioni saranno monitorate in ogni caso sia da osservatori della Csi, sia da organizzazioni occidentali. L’Osce è già in missione dallo scorso agosto. Nei giorni successivi alle elezioni arriveranno i primi rapporti sullo svolgimento e la regolarità del voto.
Essendo in definitiva il voto parlamentare interno di scarsa rilevanza, il presidente, anche a ridosso dell’appuntamento elettorale, si è dedicato ai rapporti internazionali, quelli con la Russia in particolare. Minsk intrattiene con Mosca rilevanti relazioni economiche e l’incontro dello scorso fine settimana a Sochi tra Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko ha evidenziato le potenzialità di sviluppo ulteriore, soprattutto all’interno dell’Unione Doganale, alla quale i due Paesi partecipano insieme al Kazakhstan, e a cui potrebbe presto aggregarsi qualche repubblica ex sovietica, come ha detto Putin, visto il grande interesse per un nuovo spazio economico comune.
Dopo le elezioni in Ucraina, se le trattative con l’Unione Europea finissero davvero su un binario morto, potrebbe essere Kiev la prima a prendere la nuova direzione.
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