Le elezioni Usa e lo scudo spaziale

Alla vigilia delle elezioni negli Stati Uniti, ci si interroga sui futuri rapporti tra Usa e Federazione Russa. Intanto una cosa è certa: la Russia non cambierà il proprio approccio al sistema di difesa missilistico (Foto: AP)

Alla vigilia delle elezioni negli Stati Uniti, ci si interroga sui futuri rapporti tra Usa e Federazione Russa. Intanto una cosa è certa: la Russia non cambierà il proprio approccio al sistema di difesa missilistico (Foto: AP)

Il risultato delle votazioni negli Stati Uniti non cambierà la posizione della Russia nei confronti del sistema di difesa antimissile

L'approccio della Russia nei confronti del sistema di difesa missilistico non cambierà sia che gli americani eleggano come presidente il democratico Barack Obama che il repubblicano Mitt  Romney, il quale ha definito la Russia "il nemico numero uno dell’America". La notizia è stata confermata dal Presidente russo Vladimir Putin.

"La cosa più importante per noi sta nel fatto che, anche se Romney non vincerà queste elezioni, nel giro di quattro anni, lui, o un’altra persona con idee simili, potrebbe salire al potere, e dobbiamo tenerne conto nel momento in cui prendiamo decisioni che riguardano la sicurezza a lungo termine del nostro Paese", ha dichiarato Putin, il 12 settembre 2012 a Sochi, al termine dell’incontro con il presidente serbo Tomislav Nikolich.

Putin ha affermato anche in un'intervista televisiva, che è pronto a collaborare con qualsiasi presidente che venga eletto dal popolo americano. A Sochi ha parlato in maniera più dettagliata delle relazioni russo-americane nell’ambito della difesa missilistica.

Il sistema di difesa antimissile rimane sicuramente il principale punto di divergenza tra gli Stati Uniti e la Russia, nel campo della sicurezza. Gli approcci di Mosca e Washington in questo ambito sono diametralmente opposti. La Russia si dimostra preoccupata dinanzi all’intenzione degli americani di distribuire, in prossimità dei suoi confini, componenti di difesa antimissilistica. Gli Stati Uniti assicurano a loro volta che non vi è motivo di preoccuparsi, ma si rifiutano di rilasciare garanzie scritte sul fatto che il sistema di difesa antimissile non sia rivolto contro il potenziale difensivo russo.

Per quanto riguarda questo punto, Putin ha osservato con una vena di sarcasmo che Romney, con le sue dichiarazioni "ha confermato ancora una volta la correttezza del nostro approccio circa la questione della difesa missilistica. E non ha convinto solo noi, ma penso anche la comunità internazionale e i nostri partner europei", ha detto il Presidente russo.

Sono molti gli esperti a nutrire grandi dubbi circa l'efficacia del sistema di difesa antimissile. Eppure, come spiega Pavel Zolotarev, vicedirettore dell'Istituto per Usa e Canada dell’Accademia russa delle Scienze, a differenza dei tempi della Guerra Fredda, al giorno d’oggi non è possibile pensare che un eventuale conflitto tra l'Urss e gli Stati Uniti possa essere solo uno scambio di massicci attacchi nucleari. La situazione è diversa. L'esperto sostiene: "La tendenza è tale che, qualora ci fosse un conflitto nucleare, esso potrebbe limitarsi ad attacchi singoli o di gruppo. Al fine di evitare probabili attacchi nucleari singoli è necessario prendere in considerazione le possibili potenzialità del sistema di difesa missilistico. I timori della Russia da questo punto di vista sono più che fondati".

Le trattative tra gli Stati Uniti e la Russia nell’ambito della difesa missilistica vanno di pari passo con il dispiegamento di missili intercettori e radar statunitensi in Europa. La minaccia sta assumendo contorni del tutto concreti. Come osserva l’ex tenente generale Evgenij Buzhinskij, consulente del Centro Pir, il dispiegamento di missili intercettori avviene proprio vicino ai confini della Russia "Stiamo parlando del bacino del Baltico, e forse anche del Mare del Nord, così come del dispiegamento di elementi di difesa missilistica in Polonia. La minaccia è reale, giacché questi elementi hanno la capacità tecnica di intercettare i nostri missili balistici, nonostante gli americani lo neghino".

La preoccupazione di Mosca non viene presa in considerazione né dai democratici né dai repubblicani. Il fatto è che l'idea di un sistema di difesa missilistico globale è stata ideata negli anni ’90 da un membro dello stesso partito di Obama, l’allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. Poi i piani di difesa missilistica hanno ricevuto una forte spinta dal presidente successivo, il repubblicano George W. Bush Junior. Obama li ha semplicemente modificati.

"La cooperazione nel campo della difesa missilistica con la Russia è una priorità presidenziale, come lo era dai tempi di George Bush Senior", ha dichiarato Frank Rose, secondo vice-segretario di Stato degli Usa per la politica di difesa e le operazioni di controllo sulla firma e la ratifica dell'Accordo. In effetti, il sistema di difesa antimissile americano è il frutto di un accorto bipartisan dell'élite politica americana.

Pertanto, la politica del Cremlino in materia di difesa missilistica non è orientata al partito politico a cui appartengono i presidenti americani. In questo senso, la dichiarazione del Presidente russo a Sochi è diretta non tanto a Mitt Romney, quanto a Barack Obama, che potrebbe essere con molta probabilità rieletto alla Casa Bianca. In entrambi i casi, non si prevedono dei negoziati facili.

Il prossimo mandato presidenziale degli Stati Uniti, che si concluderà nel 2016, coincide già con la terza tappa dello sviluppo del sistema di difesa antimissile in Europa. Forse proprio allora sarà necessario prendere decisioni importanti in materia di sicurezza.

Come hanno riportato i media russi, citando le parole del consulente a capo delle Forze missilistiche strategiche, Viktor Esin, in Russia sono iniziati i lavori per lo sviluppo di un nuovo missile a combustibile liquido, in risposta al dispiegamento del sistema di difesa antimissile statunitense in Europa. Secondo l’esperto, la decisione di creare un missile intercontinentale è stata presa nel 2010. Esin è convinto che ciò non rappresenta un’avvisaglia del ritorno alla Guerra Fredda, anche se l'esperto non esclude che un inasprimento della situazione attuale possa portare a "una corsa agli armamenti".

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