Non lasciateci senza marshrutka

Mosca vista dal basso di un'italiana. I post
Credit: Niyaz Karim
Credit: Niyaz Karim

11 agosto 2012

Si muove sinuoso nel traffico moscovita, pur nella sua goffaggine, che mi ricorda un ippopotamo. Parlo del marshrutka, quel minibus, che sarebbe più corretto chiamare taxi collettivo e che dai tempi dell'Unione Sovietica macina chilometri per le strade della capitale, seguendo i tragitti degli autobus di linea.

Da tempo si dice che l'amministrazione comunale voglia mettere fine a questa che è un'istituzione a Mosca. E, negli ultimi giorni, la voce del pensionamento di questo comodo mezzo di trasporto si è fatta più insistente. Così il panico si è scatenato tra le mie amiche russe, come se qualcuno volesse togliere loro un pezzo di sé. E credo che sia proprio così, alla fine, se davvero i marshrutky dovessero rimanere per sempre ai box.

Anch'io, pur vivendo da poco a Mosca e muovendomi per lo più a piedi e in metropolitana, ne ho un bel ricordo. La prima scoperta del marshrutka fu all'uscita della metropolitana di Liublino e devo dire che sostituiva più che egregiamente il lavoro degli autobus di linea, a confronto veri bisonti della strada, che pareva non passassero mai da quelle parti.

Minibus, chiamati marshrutky, sfrecciano lungo le strade di Mosca (Foto: Itar Tass)

E non dimenticherò mai la prima volta che ci saltai su. Era l'inizio di maggio e io e un'amica percorrevamo a piedi la lunga Leninsky Prospekt per arrivare alla fermata della metropolitana, quando all'improvviso veniamo sorprese per strada dagli scrosci di un violento acquazzone.

Ecco allora che con un gesto inaspettato la mia amica ferma il marshrutka in arrivo alle nostre spalle. Saliamo, zuppe come due pulcini; la mia amica scappa dietro per prendere posto e capire se il mezzo scelto fosse quello giusto. Ma io non riesco a raggiungerla perché una nonnina seduta in prima fila mi allunga, insistentemente, 50 rubli.

La guardo sorpresa; e lei si sorprende del mio comportamento, allo stesso modo, mentre la mia amica scoppia a ridere. "Dovevi darli all'autista, non era per te quella banconota", mi spiega. Una corsa, quasi in tutta Mosca, costa 30 rubli, 2 rubli in più di un biglietto dell'autobus e della metro. E a bordo si svolge un rito, per me sconosciuto fino ad allora: la raccolta collettiva della somma da dare all'autista, che rimanda indietro il resto, ma non un titolo di viaggio.

Non ci sono fermate prestabilite lungo il tragitto del marshrutka. Si chiede all'autista e si scende, anche se il più delle volte le soste sono in prossimità degli stop degli autobus e vicino alle stazioni della metropolitana. Per un viaggio veloce, nonostante il proverbiale traffico moscovita, e, alla fine, anche comodo.

Soprattutto, mi sembra, un'ottima occasione per socializzare nella megalopoli. Un giovane a bordo, per esempio, già quella volta su Leninsky Prospekt, non si tirò indietro per indicarci il punto della discesa e darci altre informazioni. Tanto più che chi prende il marshrutka sempre alla stessa ora, tutti i giorni, alla fine familiarizza con i compagni di viaggio.

E proprio adesso vogliono fermare questa tradizione? Fateli scendere.

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