Vignetta di Niyaz Karim
In coda in autostrada al ritorno dalle vacanze, respirando un misto orribile tra benzina e diesel, pensavo alla proposta di Gazprom di fornire il gas per automobili, alla maggior parte dei camion, ma anche alle auto private. Se avesse costruito centinaia (o migliaia) di stazioni di servizio in Europa, forse l’aria sarebbe più pulita (per non parlare che il gas costa la metà, ma non tocchiamo questo tema dolente per l’Italia, dove il prezzo della benzina è arrivato quasi a 2 euro, il quarto più caro del mondo!). La proposta, da tempo affossata nei corridoi di Bruxelles, non ha lo scopo di “conquistare” completamente l’Europa, “nella morsa del Cremlino”, ma risolvere almeno parzialmente il problema dell’inquinamento e aiutare un po’ l’economia europea (il costo del carburante pesa tantissimo su tutti i prodotti).
Nel frattempo avanza la costruzione del gasdotto Nord Stream (la prima linea è partita nell’ autunno del 2011) e sta per iniziare la costruzione di South Stream (Vladimir Putin ha auspicato di cominciare i lavori per la fine del 2012). Questi gasdotti, diminuendo i Paesi di transito, portano il gas russo direttamente in Europa, aumentando la sicurezza energetica (cosi si evitano le “guerre” del gas tra Paese-produttore e Paese di transito). Ma aumenta anche la dipendenza dell’Europa dalla Russia, dicono in Commissione Europea. E non servono, visto che lo sviluppo dello shale gas in America ha liberato alcuni miliardi di mc di oro blu che circola su mercati, affermano gli scettici. Ma i vertici della società russa sono più ottimisti rispetto agli europei e credono che la crisi del Vecchio Continente prima o poi finirà (per questo investono ingenti somme di denaro), e il gas russo servirà sempre di più.
Ma il monopolista russo ha dovuto cambiare la sua strategia: prima ha cercato di mantenere i contratti congelati (e ha perso un po’ di volumi), successivamente ha dovuto cedere sulla rigidità dei contratti (qualche volta con arbitrato, come nel caso di Edison), per mantenere i rapporti pluriennali (a volte sul prezzo, a volte sul volume di contratti “take o pay”), e alla fine è stato appagato. Nel 2011 per i profitti netti Gazprom ha preso il primo posto nel mondo, tra tutte le società.
Ottime e proficue le collaborazioni di alcune società italiane come Enel ed Eni con Gazprom. Dalla joint venture russo-italiana Severenergia, al possibile acquisto di una centrale elettrica belga di Enel da parte di Gazprom. Per non parlare dei gasdotti. La parte sottomarina del Nord Stream è stata realizzata da Saipem, ed è probabile anche i tubi sotto il mar Nero saranno messi dagli italiani (e poi nel South Stream, pensato inizialmente da due Paesi, Eni detiene il 20 per cento).
L'intervento è stato pubblicato sul numero di "Russia Oggi" del 6 settembre 2012
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