Corea del Nord, fine dell'armistizio?

Il leader nordcoreano Kim Jong-un accompagnato da sua moglie, Ri Sol-ju, nella visita a un parco di divertimenti (Foto: Ap)

Il leader nordcoreano Kim Jong-un accompagnato da sua moglie, Ri Sol-ju, nella visita a un parco di divertimenti (Foto: Ap)

Le manovre militari di Stati Uniti e Corea del Sud spaventano Pyongyang che minaccia interventi a difesa del suo territorio

La Repubblica Democratica Popolare di Corea ha dichiarato di essere pronta a rompere l’armistizio che vige nella penisola coreana dal 1953. Il motivo della dichiarazione sarebbero le imponenti manovre militari che Stati Uniti e Corea del Sud stanno conducendo ai confini della Corea del Nord. Questa retorica sarebbe a quanto pare legata principalmente alla nuova situazione politica che si sta sviluppando a Pyongyang dopo l'ascesa al potere del giovane leader Kim Jong-un.

La Corea del Nord "non si sente più vincolata dall'accordo di armistizio, siglato alla fine della guerra di Corea degli anni 1950-1953, a seguito di una flagrante violazione dei termini stabiliti in tale accordo da parte di Stati Uniti e Corea del Sud". Lo ha annunciato il 21 agosto 2012 la missione militare nordcoreana nella zona demilitarizzata. Nella dichiarazione si sottolinea che d’ora in poi "il popolo e l’esercito della Repubblica Democratica Popolare di Corea possono in qualsiasi momento adottare contromisure fisiche per garantire la propria sovranità e la pace".

La dichiarazione sarebbe in linea con la retorica adottata recentemente dal nuovo leader nordcoreano Kim Jong-un, che ha ordinato al proprio esercito di "tenere d'occhio le manovre del nemico e di infliggere attacchi mortali di rappresaglia, qualora esso faccia irruzione nei territori o nelle acque nordcoreane".

A rigor di termini, non è la prima volta che le autorità nordcoreane rilasciano dichiarazioni simili, che sono diventate ormai la forma tradizionale di protesta contro le manovre di Stati Uniti e Corea del Sud. Eppure, questa volta, Pyongyang si è espressa in toni insolitamente duri.

Georgij Toloraja, responsabile dei programmi di ricerca sulla Corea dell'Istituto di Economia dell’Accademia russa delle Scienze, ritiene che la dichiarazione sia dettata dalle riforme che il nuovo leader, Kim Jong-un, ha iniziato a condurre nel Paese. "I nordcoreani vogliono far capire al loro avversario che, nonostante qualche rallentamento nella politica interna, legato al nome di Kim Jong-un, la Corea del Nord rimane comunque un Paese forte che si dimostra pronto a reagire militarmente qualora si verifichino delle violazioni alla sua sovranità e che ha voluto semplicemente avvertire i suoi avversari affinché questi non pensino di sfruttare la situazione per possibili provocazioni", ha sottolineato l'esperto.

Allo stesso tempo, la Corea del Nord si augura, evidentemente, di poter attirare l'attenzione degli Stati Uniti e indirizzarli verso un dialogo, che potrebbe avere luogo dopo le elezioni presidenziali americane.

Viktor Pavljatenko, uno dei principali esperti dell'Istituto per l’Estremo Oriente dell’Accademia russa delle Scienze, ritiene che il tono tagliente delle dichiarazioni della Corea del Nord rifletta la disposizione delle forze all’interno del Paese, dopo il cambio di leadership. "Si tratta di una spavalderia diplomatica della Corea del Nord che non è altro che un riflesso della ripartizione delle forze operanti a Pyongyang, e che testimonia come i membri più anziani del partito e gli alti ranghi della leadership militare esercitino ancora la propria influenza, anche sul giovane leader coreano", afferma Pavljatenko.

Le manovre militari di Stati Uniti e Corea del Sud spaventano senza dubbio Pyongyang. Alle esercitazioni, che dureranno fino al 31 agosto, partecipano 30 mila soldati americani e 56 mila unità sudcoreane, e diversi osservatori provenienti da Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Danimarca, Norvegia e Francia.

Il leader nordcoreano Kim Jong-un, all'inizio delle manovre, ha ordinato alle forze armate di tenersi pronte a colpire la Corea del Sud, qualora quest’ultima apra il fuoco contro i territori della Corea del Nord, ha riportato, lo scorso sabato, l’Agenzia telegrafica centrale della Corea. Tuttavia, secondo Toloraja, il Paese non sarebbe chiaramente pronto a un inasprimento della situazione: "Non credo che la Corea del Nord voglia che la situazione peggiori, dal momento che ciò porterebbe a un ulteriore isolamento del regime, a ulteriori sanzioni e, pertanto, a un peggioramento della situazione economica del Paese".

Negli ultimi tre mesi, la Corea del Nord ha dimostrato non solo un lieve ammorbidimento a livello ideologico, ma ha iniziato anche a parlare seriamente di una riforma agraria sul modello cinese, che potrebbe finalmente riuscire a sfamare tutta la popolazione. Un conflitto è proprio l'ultima cosa che serve alla Corea del Nord in questo momento.

Come osserva Pavljatenko, "La Corea non è pronta a un confronto né dal punto di vista materiale, né da quello economico o politico".

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