Alluminio, una miniera per la Russia

La Russia è tra i leader mondiali nella produzione di alluminio, che viene lavorato in buona parte nello stabilimento di Sayanal e poi esportato (Foto: Kommersant Photo)

La Russia è tra i leader mondiali nella produzione di alluminio, che viene lavorato in buona parte nello stabilimento di Sayanal e poi esportato (Foto: Kommersant Photo)

Mentre in Italia gli operai dell'Alcoa incrociano le braccia, la Federazione mantiene la sua leadership nell'esportazione di questo materiale

In fatto di produzione d’alluminio, oggi la Russia è uno dei principali leader mondiali, preceduta solo dalla Cina. L’intera produzione è controllata dall’impresa Rusal, di proprietà dell’oligarca Oleg Deripaska.

Nonostante non possieda grandi riserve di alluminio, al contrario di quelle di petrolio e ferro, la Federazione oggi è uno dei maggiori esportatori mondiali di questo materiale (3,4 milioni di tonnellate nel 2011). Anche se la sua fusione richiede moltissima energia.

Non è un caso quindi che i leader di questo settore siano quei Paesi che possiedono risorse di energia a buon mercato: basta realizzare potenti centrali idroelettriche a fianco delle fonderie. Il minerale, poi, può essere importato da qualsiasi angolo del mondo. Diverse fabbriche russe lavorano ad esempio l’alluminio prodotto dalla bauxite estratta in Africa, in America Latina e in Australia. Un giacimento di bauxite si può trovare anche sugli Urali ma, a causa della complessità delle estrazioni e della scarsa qualità del materiale, risulta più conveniente importarne dalla Guinea, dove viene estratto a cielo aperto.

Sulla base di considerazioni puramente economiche, sarebbe naturale pensare che le fonderie d’alluminio e le centrali idroelettriche dovrebbero essere costruite nei pressi dei porti marittimi. Ma durante l’Unione Sovietica, le autorità hanno cercato di realizzare impianti lontano dalle frontiere. È il caso della fabbrica di alluminio di Sayanogorsk, nella Siberia occidentale, fondata nel 1985.

E il nostro viaggio inizia proprio da qui, dalla fabbrica di Sayanogorsk. Ci mettiamo una salopette, un casco, occhiali e respiratori. Niente telefonino e orologi: dobbiamo lasciarli nello spogliatoio, visto che il campo magnetico è così potente che potrebbe rovinarli completamente.

Secondo il direttore di questo impianto e della fabbrica di alluminio della Khakassia Anton Savchenko, che ci guida lungo i corridoi di questo luogo, oltre il 95 per cento della produzione di questi due impianti (836mila tonnellate all’anno) è composta d’alluminio e di leghe di alta qualità. Più dell’80 per cento della produzione è su ordinazione e il 97 per cento del volume viene esportato.

Gennadi Gamanovich, direttore della fabbrica di fogli di alluminio Sayanal, spiega inoltre che la produzione di fogli di alluminio è pari a 3-3,5 tonnellate al mese, di cui il 55 per cento viene esportato, perlopiù verso l’Europa. Il controllo sulla qualità, chiarisce, è costante.

Sayanal è l’unico impianto in tutta la Russia a produrre fogli di alluminio e di imballaggio a base di questo materiale. Nel museo della fabbrica sono infatti esposti gli imballaggi destinati a decine e decine di marche di cioccolato, di farmaci e sigarette.  

Con la crisi economica, nel 2009, la domanda ovviamente è diminuita, facendo crollare il prezzo a mille dollari a tonnellata. I volumi di produzione a Rusal sono diminuiti nel 2009 dell’11 per cento rispetto all’anno precedente. Anche se attualmente la domanda si registra in aumento. 

L'articolo originale è stato pubblicato su Kommersant Dengi

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