Ong, gli effetti della nuova legge

La commemorazione di Natalya Estemirova, giornalista e attivista dei diritti umani, uccisa nel 2009 (Foto: PhotoXPress)

La commemorazione di Natalya Estemirova, giornalista e attivista dei diritti umani, uccisa nel 2009 (Foto: PhotoXPress)

Centinaia di organizzazioni della società civile russa non riceveranno più i contributi esteri con i quali sopravvivono. Le storie di chi ora punta ai finanziamenti locali

Saranno centinaia le organizzazioni della società civile russa che non riceveranno più finanziamenti dall’estero, anche se è grazie a questi fondi che queste sopravvivono. Alcune organizzazioni hanno deciso di cercare finanziamenti in Russia.

Uno dei weekend appena trascorsi ha visto un gruppo di attivisti civici riunirsi per un picnic in un parco di Mosca per rendere onore alla collega e amica uccisa Natalya Estemirova, una fra i più coraggiosi ed attivi difensori di diritti umani in Russia. Tre anni fa, nel 2009, in un giorno d’estate, Natalya Estemirova, 51 anni, veniva sequestrata fuori dalla sua casa in Cecenia, condotta in auto al confine con la vicina Inguscezia e giustiziata sommariamente.

Rimane un mistero l’identità degli assassini. Gli attivisti russi ritengono che la Estemirova sia stata uccisa per l’impegno dedicato alla difesa delle vittime di violazioni dei diritti umani ad opera delle autorità di contrasto nel Caucaso settentrionale, per avere compiuto delle indagini in merito a casi di tortura e di esecuzioni sommarie e per aver aiutato dei giornalisti a condannare apertamente casi di tortura ed omicidi. Qualche anno prima della sua morte il parlamento svedese aveva conferito alla Estemirova il “Right Livelihood Award”, chiamato anche “Premio Nobel Alternativo”.

Oggi, l’azione promossa dalla Estemirova prosegue, ma i colleghi temono che la nuova legge possa interrompere l’attività di monitoraggio sui diritti umani in Russia.

Stando alla nuova legge, tutte le organizzazioni non-governative finanziate da enti esteri ed “intenzionate a prendere parte all’attività politica” devono riregistrarsi come enti “con funzione di agenzia estera”. Le Ong che non osserveranno gli obblighi derivanti da tale legge saranno interdette.

Recentemente, durante un picnic, la maggioranza degli attivisti ha dichiarato che i gruppi di cui fanno parte accolgono fondi provenienti dall’estero. Temono che il tentativo di etichettarli come agenti esteri sia finalizzato a demonizzare alcuni gruppi come fronti di spionaggio. Farebbero sentire la loro voce se il processo di ri-registrazione fosse utilizzato per sospendere l’attività di altri gruppi.

Sono centinaia le organizzazioni della società civile russa che ricevono finanziamenti dall’estero e alcune sopravvivono grazie a questi fondi. Elena Denisenko, signora tranquilla dal timido sorriso, è una promotrice dei diritti umani che lavora per il Memorial human rights center di Makhachkala, capitale del Dagestan, città in cui nel 2011 furono uccise 824 persone in un conflitto russo che ha avuto poca eco al di fuori del Paese. La Denisenko ha dichiarato che la nuova legge è un duro colpo all’idea stessa di società civile indipendente, soprattutto in un luogo, come Makhachkala, dove la tensione è alta, dove madri e mogli di musulmani che sono scomparsi si recano nel suo ufficio giorno e notte.

“Riconosco il mio ruolo nell’aiutare le persone a trovare la legalità, a mettere in contatto coloro che soffrono e le autorità, in questo modo si spera che le vittime, disperate, non corrano nei boschi ad unirsi ai ribelli”, ha affermato la Denisenko. Gli attivisti hanno dichiarato che a seguito della nuova legge saranno costretti a essere etichettati come “agenti stranieri”. Questi “agenti” includerebbero difensori di cause diverse, fra cui coloro che rivendicano i diritti dei disabili, coloro che proteggono i malati di Hiv e riformatori legali.

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Robert Shlegel, membro del partito Russia Unita e deputato della Duma, uno dei sostenitori della legge, ha dichiarato che la normativa indirizzata alle Ong era inizialmente intesa a contrastare le organizzazioni fondate dal governo statunitense, come ad esempio i gruppi con funzione di monitoraggio del processo elettorale. “Più che altro la legge vuole contrastare gruppi come Golos. Le Ong che promuovono i valori umani e non hanno reali fini politici non dovrebbero preoccuparsi: la legge è fresca e pertanto flessibile”, ha detto Shlegel.

Alcune organizzazioni hanno deciso di cercare finanziamenti in Russia. Una delle prime Ong russe, “l’Unione dei comitati delle madri di soldati in Russia”, difende i diritti dei soldati che quotidianamente sono arruolati nell’esercito russo. Il fondatore, Valentina Melnikova, ha detto che il suo gruppo sta lottando affinché l’unione continui ad esistere e teme che i suoi 24 anni di attività possano essere interrotti. “Non abbiamo più fondi, sopravviviamo a fatica grazie a due sovvenzioni europee; tutti i nostri tentativi di chiedere sovvenzioni alla Camera Pubblica russa sono falliti. Nessuno in Russia ci darà dei soldi, in quanto Putin non ci vede di buon occhio, egli ritiene che i difensori dei diritti umani siano i suoi nemici”.

In due decenni, le organizzazioni regionali di madri di soldati hanno intrapreso azioni legali per aiutare migliaia di soldati ed ufficiali dell’esercito russo. Gli attivisti del gruppo sono patriottici, ha aggiunto, e si sono rifiutati di registrarsi come “agenti esteri”. Marina Pisklakova-Parker è una sociologa a capo di una organizzazione (il Centro Nazionale per la Prevenzione della Violenza, abbreviato “Anna”), che appoggia e difende le vittime della violenza domestica e chiede leggi nuove.

Per i primi tre anni, “AnnA”, l’Ong della Pislakova-Parker, stava entro un budget molto ristretto. Tuttavia, in un mese è riuscita ad aiutare circa 60 vittime della violenza domestica. Ma i tentativi del gruppo di ottenere una legge contro la violenza domestica in Russia sono falliti. A seguito del nuovo provvedimento legislativo, la lotta per una tale legge rende il gruppo più vulnerabile. Grazie all’aiuto di associazioni di volontariato e sovvenzioni internazionali, “Anna” è riuscita a sensibilizzare le persone in merito al problema e attualmente aiuta 700 vittime tutti i mesi, in un Paese dove una donna su tre è vittima di abusi domestici.

“Ho paura che la nuova legge voglia screditare la nostra azione agli occhi della gente”, ha detto la Pisklakova–Parker. Dopo un lungo incontro con i suoi collaboratori a luglio 2012, Oleg Orlov, direttore del Memorial human rights center, ha deciso di sospendere la richiesta di fondi alla Commissione Europea, a Soros e altri enti esteri.

Ma il Memorial, organizzazione fondata da Sakharov e da altri dissidenti sovietici nel 1989, non ritiene che la propria attività abbia fini politici. “Non ci mobilitiamo per i partiti politici, nemmeno sosteniamo un candidato piuttosto che un altro alle elezioni. Ciò che facciamo è difendere i diritti umani. Coloro che ci reputano dei nemici del popolo stanno cercando di allontanare la gente da noi”, ha affermato Orlov.

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