"Dove siamo stati dal 1991 a oggi?"

Nina Krusciova, nipote del leader sovietico Nikita Krusciov, ha pubblicato il suo nuovo libro "Russia's Gulag of the Mind" (Foto: ufficio stampa)

Nina Krusciova, nipote del leader sovietico Nikita Krusciov, ha pubblicato il suo nuovo libro "Russia's Gulag of the Mind" (Foto: ufficio stampa)

Nina Krusciova, nipote del leader sovietico Nikita Krusciov, parla della Russia di oggi, divisa tra proteste e progresso

Nina Krusciova è la nipote del grande leader sovietico Nikita Krusciov. Vive a New York ed è professore associato di Affari internazionali presso la New School, oltre che ricercatore senior presso il World Policy Institute.

Krusciova si è laureata all’Università Statale di Mosca prima di emigrare negli Stati Uniti, dove ha conseguito il dottorato in Letteratura comparata presso la Princeton University. Nell’intervista parla dell'identità russa e di come le proteste abbiano ispirato un nuovo capitolo del suo libro in uscita “Russia’s Gulag of the Mind” (Il gulag mentale della Russia, ndr).

Il Samizdat sovietico,

atto rivoluzionario

Come descriverebbe il ​​suo nuovo libro?
È una storia familiare, che ho cercato di collegare con la storia della Russia. Tratta di una famiglia tormentata in un Paese travagliato e di come superare queste difficoltà e questi problemi cercando di essere onesti con il proprio passato e con la propria storia perché è l'unico modo per guardare avanti.

Direbbe che la sua famiglia ci è riuscita?
Cerco di essere onesta verso la Russia da venti anni, cioè per tutto il tempo in cui ho scritto. Il concetto principale del “Gulag” è che in definitiva i russi non hanno bisogno del filo spinato per essere tenuti sotto controllo. Sono molto più portati a sacrificarsi per l'ideale di una grande nazione piuttosto che a condurre una lotta individuale, perché l'idea di una nazione potente è più importante per loro.

L’intervista a due traduttrici italiane

sugli scrittori di oggi e di domani

e sui gusti letterari

della Federazione e del Belpaese

Nel suo ultimo libro “Imagining Nabokov: Russia Between Art and Politics” (Immaginando Nabokov: la Russia tra arte e politica, ndr), scrive di come i russi amino soffrire. Preferendo una morte eroica a una banale vita di routine. Si è fatta un’idea del perché di questo aspetto del nostro carattere nazionale?
Penso che in un certo senso è la geografia che forma una nazione. Se si è Oriente e Occidente allo stesso tempo, chi si è veramente? L’Ortodossia cristiana ha molta responsabilità in questo senso, troppa .... E il pensiero nazionale è un po’ problematico perché la Russia è un Paese che si definisce attraverso valori negativi. Se guardiamo a ciò che la Russia realmente è, ci rendiamo conto che è un Paese non-occidentale. È una civiltà che si definisce attraverso ciò che non è .... il che è chiaramente un problema perché è molto difficile andare avanti quando si definisce se stessi attraverso valori negativi. Quando si dice: io sono ciò che non sono, vuol dire che non sai quello che sei. Il che condiziona tutte le nostre rivoluzioni e anche le ultime proteste: ancora una volta, noi sappiamo cosa non vogliamo, ma cosa vogliamo? Penso che, in un certo senso, questi tre aspetti siano al centro del Gulag (mentale) perché sono tipici della Russia. Mi piacerebbe davvero che la cultura russa definisse se stessa attraverso la pizza, il vino, qualsiasi cosa che non sia l’anima o l'Occidente.

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L'imperativo ribelle di Solzhenitsyn:

arriva in libreria "Ama la rivoluzione"

Lei è stata impegnata con questo libro per alcuni anni e lo ha terminato da poco: ha dovuto aggiungere un ulteriore capitolo a causa dei recenti avvenimenti in Russia?
Quando sono iniziate le proteste ero in Russia e ho partecipato. Ho scritto una conclusione per l'introduzione, che alla fine ho trasformato in un breve capitolo finale, intitolato “Lo spostamento tettonico”. Rivolgo il benvenuto a quello che sta accadendo e, al tempo stesso, non intravedo nelle proteste un grande messaggio liberale. Non è come chiedere la democrazia jeffersoniana. Trovo interessante che il principale esponente della protesta sia Alexei Navalny. Uno dei suoi messaggi è “la Russia ai russi”, presentandosi in un certo senso come un doppio di Putin. Speriamo che sarà uno spostamento tettonico, ma c'è anche la possibilità che non sarà così. Potrebbe accadere che  siamo appena stati delusi da uno zar e ne creiamo un altro. Si tratta sempre di sostituire un uomo forte con un altro. Questo è ciò che trovo interessante. Questo è chiaramente uno degli esempi del Gulag. Non importa se non siamo più in prigione. Siamo bloccati in quella ortodossia non-occidentale che crede in qualcosa che non esiste.

Un viaggio immaginario nell'animo

e nei sentimenti di chi si è ritrovato

a vivere nel mezzo della rivoluzione bolscevica

nel libro "Il boiaro" di Carlo Silvano

(Edizioni del Noce)

Mi sembra che i recenti avvenimenti in Russia sembrino replicare gli eventi degli anni Sessanta e Novanta. È un po’ un circolo vizioso...
Mi piace paragonare la Russia a Shawshank (un carcere, ndr) dal film “Le ali della libertà”. Tra quelle mura, sei un grande uomo. Sai dove ti trovi, sai qual è la tua storia. Nel momento in cui esci le differenti regole che vigono all’esterno ti spaventano. Così, invece di cercare di capire e di trovare il tuo posto vuoi tornare indietro, dove tutto ti è familiare. Nel momento in cui vieni a contatto con il mondo libero, la sfida della libertà è probabilmente la più grande di tutte.

Lei ha scritto in “Nabokov” che lo Stato russo progredisce, ma non la società. Eppure scrivendo a proposito delle proteste in Russia, la maggior parte dei giornalisti ha riconosciuto il contrario, cioè che la società sta cambiando e che la gente chiede maggiori diritti e più libertà, ma lo Stato è insensibile a queste richieste, determinando il conflitto.
Quel libro è stato pubblicato nel 2008. Oggi non direi che la società non sta progredendo. Ecco, questo è esattamente il mio spostamento tettonico. La società si sta sviluppando. L'unico problema è che la società era così meravigliosamente sviluppata nel 1991 e poi all’improvviso non c'era più. Uno dei problemi che ha la Russia, e spero che questo aspetto cambierà, è che una nazione che si ricorda di aver bisogno di libertà ogni venti anni non merita queste libertà. In America voi avete la libertà tutti i giorni e, nel momento in cui qualcosa viene messo in discussione, siete pronti a combattere. Molti affermano che queste sono le più grandi proteste dal 1991 - beh, è proprio questo il problema. Dove siamo stati dal 1991 fino ad ora?

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