Dall'arrivo della primavera, Mosca ha accolto numerosi turisti politici (Foto: Kommersant)
“Nel pianificare le mie vacanze ho fatto in modo di riuscire a partecipare alla Marcia dei milioni a Mosca e dimostrare che anche al di fuori della capitale ci sono persone non indifferenti a ciò che accade”, racconta Tatjana S., nativa di Uljanovsk , spiegando come mai si trova qui. Tatjana lavora come educatrice in una scuola dell’infanzia e la sua è una visione molto cupa. Insieme a lei marcia Alexei, moscovita, conosciuto due mesi fa ad Astrahan.
“Oggi sono qui grazie a lui”, dice Tatjana indicando Alexei. “Mi ha ospitata a casa sua”. Alla vigilia del corteo Alexei ha portato la compagna di avventura in diversi luoghi, divenuti memorabili per i manifestanti, come ad esempio Chistye Prudy. Tatjana voleva vedere cosa succede nella piazza di fronte all’edificio della Duma, dove proprio prima della manifestazione i deputati dell’opposizione hanno organizzato uno “sciopero italiano”. Strada facendo i ragazzi conoscono altri “di provincia”, giunti nella capitale per partecipare al corteo. Alcuni rappresentanti della città meridionale di Stavropol, per affermare la propria presenza alla “Marcia dei milioni” hanno esibito la bandiera della regione natia.
I “turisti politici” hanno iniziato ad arrivare a Mosca in primavera, sono arrivati in massa per la prima volta a maggio 2012. Secondo il Dipartimento moscovita degli Affari Interni di Mosca, dei trenta partecipanti dell’opposizione arrestati alla stazione metro Barrikadnaja lo scorso 16 maggio 2012, “praticamente la metà non erano di Mosca”. Alla “Marcia dei milioni” del 12 di giugno 2012 ci si aspettava un’altra ondata di attivisti di provincia. Sulla pagina del network Vkontakte una settimana prima del corteo hanno confermato la propria presenza oltre diecimila persone, di fatto si parla di circa tredicimila partecipanti; fra di essi, gli utenti di Mosca non superavano i settemila.
“Gli attivisti di provincia che arrivano nella capitale hanno dalla loro parte il fatto di essere in tanti”, spiega Alexei Makarkin, vice presidente del Centro di Tecnologie politiche. “Per loro venire qui è un modo per crearsi una rete di conoscenze a Mosca. È possibile, però, anche il fenomeno contrario: che il movimento d’opposizione della capitale, spesso accusato di isolarsi dal resto del Paese, si organizzi per andare in provincia.
Linee guida per un turista politico
Come un qualsiasi turista che pianifica la propria vacanza, anche un turista
politico deve organizzare il viaggio e decidere dove alloggiare. Il turista
politico, però, deve anche tener conto delle spese necessarie per i contatti
interpersonali: per le telefonate agli altri partecipanti, la pubblicazione sul
Web di video di viaggio e, nella peggiore delle ipotesi, per le chiamate
all’avvocato.
Date le richieste, sono sorte delle agenzie turistiche rivolte ai soli turisti politici. Due fotografi originari di Samara, Nikolaj Hizhnjak e Albina Raskolnikova, hanno fondato l’organizzazione “Rosdesant”, che riunisce volontari che si sacrificano per trasferte nei “punti caldi”; due di questi sono Mosca e Astrahan. Stando ai calcoli pubblicati sulla pagina della comunità online, in un mese sono riusciti a raccogliere più di 380mila rubli e a mandare nelle due città circa duecento persone. Compatibilmente con il budget disponibile sono stati scelti i tragitti migliori, è stata stabilita la durata delle varie soste, sono stati acquistati biglietti del treno o dell’autobus e a qualcuno hanno dato i soldi per la benzina.
“Dopo la prima esperienza abbiamo visto che molti vogliono aderire al progetto solo perché questo prevede viaggi gratuiti”, spiega Albina. “Abbiamo dovuto introdurre un nostro servizio di sicurezza, ovvero abbiamo respinto le adesioni dei minorenni, controllato la veridicità delle informazioni presenti nel modulo online e gli account delle persone iscritte ai network. Alcuni candidati sono stati scartati”.
Tuttavia, i singoli turisti trovano il modo di organizzare un viaggio gratuito nella città prescelta anche senza l’aiuto delle “agenzie”. Artem Ajvazov, originario di Mosca, ad esempio, ha rimediato i soldi destinati al tour politico ad Astrahan attraverso un portafoglio digitale personale.
“Di mio ho pochi soldi, avevo a disposizione soltanto 6-7 mila rubli”, racconta l’attivista. “Non erano sufficienti per il viaggio andata e ritorno in aereo. Allora ho rivolto un appello agli amici di Twitter, magari qualcuno mi avrebbe aiutato, mi hanno risposto alcune persone, che fino a quel momento non conoscevo. Alla fine la cifra a mia disposizione è raddoppiata”.
Un turismo che non fa per tutti
Nell’ambito del turismo politico le persone sono solite scambiarsi
informazioni preziose: dove alloggiare bene senza spendere troppo, dove andare,
cosa fare. Nei forum, sui network, si discute dei prezzi degli alberghi nel
distretto meridionale di Astrahan e nella regione siberiana di Krasnojarsk, ci
si scambia i contatti per affittare insieme un appartamento. Nika Kakobjan, ad
esempio, per esperienza personale crede molto nell’aiuto reciproco: partita da
Astrahan per Stavropol’, si è rivolta ad altri turisti come lei per sapere dove
valesse la pena alloggiare.
“Pensate, mi avevano consigliato di alloggiare presso il Complesso amministrativo-alberghiero del governo del distretto di Astrahan”, racconta la ragazza incredula. “Inizialmente pensavo fosse uno scherzo. E invece si tratta davvero di una soluzione pratica e conveniente: 400 rubli al giorno”.
È ovvio che il turismo politico non fa per tutti. Se ne interessano in particolare i giovani, che non hanno il vincolo di una famiglia e non hanno piani precisi per il futuro. “Effettivamente si tratta prevalentemente di giovani (i più tecnologici)”, conferma il sociologo del Centro Levada, Denis Volkov. “E non tanto per il loro livello di benessere quanto più per la possibilità che hanno di essere indipendenti sul piano economico. Ecco perchè fra questi turisti prevalgono i liberi professionisti, vale a dire coloro che non corrono il rischio di perdere un lavoro”.
Ad alcuni l’esperienza del turista politico sembra divertente, ad altri assurda, ad altri ancora addirittura pericolosa. Alexei Muhin, direttore del Centro d’informazione politica, descrive senza mezzi termini i propri timori: “In politologia questi sono i meccanismi delle rivoluzioni di velluto. Possiamo parlare di virus rivoluzionario. La provincia, nonostante l’odio nei confronti di Mosca, la imita. Inizialmente i movimenti d’opposizione sono partiti dalla capitale. Dopodiché i leader dell’opposizione hanno organizzato delle trasferte politiche, in particolare nel distretto di Astrahan, dove hanno contagiato con il virus dell’opposizione l’èlite di provincia. Sono tornati a Mosca ed hanno portato con sé interi gruppi di persone dalle varie regioni, che sono pronti ad azioni radicali, privi di qualsiasi responsabilità sociale”.
Il fenomeno è reale: il turismo politico in Russia sta portando ad una rivoluzione. Come va affrontato? La questione è aperta.
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