Secondo gli esperti, la difficile situazione in Ossezia del Sud potrebbe spingere la Georgia a tentare ancora una volta di usare la forza militare per ripristinare la sua integrità territoriale (Foto: AP)
Alle Olimpiadi di Londra 2012 si è parlato di uno scandalo sportivo-diplomatico. A Tbilisi si sono indignati quando hanno visto che sul sito dei Giochi le due repubbliche che si sono staccate dalla Georgia, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, figuravano in territorio russo. Il comitato olimpico nazionale della Georgia ha così espresso una formale protesta, chiedendo di sostituire la scritta “Russia” con “Georgia”.
È significativo che l’incidente tecnico rispecchi l’effettiva situazione occupata da due giovani Stati transcaucasici: l’Occidente finora ha ignorato la loro esistenza, appoggiando l’integrità territoriale della Georgia, e come se non bastasse l’Ossezia del Sud – meno l’Abkhazia – rimane, a livello economico, completamente dipendente dalla Russia.
L'8 agosto 2008 scoppiarono le ostilità in Ossezia del Sud. Truppe georgiane attaccarono e distrussero una parte della capitale, Tskhinvali, mentre la Russia trasferì circa 10.000 soldati e centinaia di veicoli da combattimento nella regione per proteggere gli osseti, molti dei quali con cittadinanza russa. Dopo cinque giorni di combattimenti, le forze russe respinsero le truppe georgiane dalla regione. Alla fine di agosto 2008, la Russia riconobbe l'indipendenza di Ossezia del Sud e Abkhazia. In risposta, Tbilisi ruppe le relazioni diplomatiche con Mosca e dichiarò le due repubbliche del Caucaso territori occupati. Le principali potenze occidentali sono rimaste irremovibili nella loro posizione "in difesa dell'integrità territoriale della Georgia"
Dopo l’aggressione della Georgia nell’agosto 2008, la Russia ha inviato miliardi di rubli per la ricostruzione dell’Ossezia del Sud. Le cifre nominate sono state diverse. Ancora nel 2010 Igor Shuvalov, primo vicepremier della Federazione Russa, dichiarava che la Russia aveva destinato al budget della repubblica circa 28 miliardi di rubli (quasi 884 milioni di dollari). Nel 2011 l’Ossezia del Sud per il mantenimento del bilancio corrente ha ricevuto dalla Russia 2,5 miliardi di rubli (79 milioni di dollari), mentre per la realizzazione del programma di investimenti per il sostegno della crescita economico-sociale ne sono stati inviati 3 miliardi e 810 milioni (120 milioni di dollari). Per il 2012 è previsto un programma di investimenti pari a 2,960 miliardi di rubli (93 milioni di dollari) e per il 2013 di 1,650 miliardi di rubli (52 milioni di dollari).
Per la ricostruzione i capi della repubblica non possono contare sulle proprie forze, poiché i redditi nazionali sono miseri. Nel 2008 ammontavano a circa 60 milioni di rubli (2 milioni di dollari), nel 2009 a 139 milioni (4 milioni di dollari), nel 2010 a 320 milioni (10 milioni di dollari) e nel 2011 a 480,9 milioni di rubli (15 milioni di dollari).
Inoltre, per il disappunto dei giovani Stati transcaucasici, la “sfilata dei riconoscimenti” che sarebbe dovuta iniziare dopo l’agosto del 2008 ha subito un arresto. Per ora l’indipendenza dell’Ossezia del Sud è stata riconosciuta, oltre che dalla Russia, da altri quattro stati-membri dell’Onu: Nicaragua, Nauru, Venezuela e Tuvalu. L’Abkhazia ha un riconoscimento in più, quello del Vanuatu. Hanno rifiutato di riconoscere l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia gli alleati della Russia del Csi, la Comunità degli Stati Indipendenti, e del Csto (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, ndr).
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Aleksandr Karavaev, vicedirettore generale del Centro di ricerca dello Spazio Postsovietico dell’Università Statale di Mosca (Mgu) è certo che in questo caso la colpa sia del “conservatorismo retrogrado” dei leader di questi Stati. “C'è in gioco un forte elemento di iperprevenzione. Se invece Kazakhstan e Bielorussia avessero compiuto questo passo non avrebbero ricevuto una pesante reazione di risposta da parte di Washington. Hanno deciso di andare con i piedi di piombo, a scanso di equivoci, e forse, utilizzare questo argomento come asso nella manica per altre questioni di fondamentale importanza”, ha poi continuato.
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Nel frattempo non c’è alcun dubbio che nei quattro anni successivi alla guerra di agosto si sia formato lo Stato dell’Ossezia del Sud; di questo è convinto il segretario di Stato Grigorij Karasin, vice ministro degli Esteri della Federazione Russa. “Oggi gli attributi indispensabili della statalità sono ormai un dato di fatto, incluso il funzionamento del sistema di organi del potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Lo Stato dell’Ossezia del Sud controlla il proprio territorio, sta sviluppando un’economia nazionale, si occupa della cultura e della formazione. C’è poi da contare che nel Paese esiste un’attività partitica molto vivace, lo abbiamo visto chiaramente durante le elezioni presidenziali, piuttosto difficoltose, alla fine dell’anno scorso. Si sta, insomma, formando una società civile attiva e appassionata”, ha riferito.
Tuttavia, dal punto di vista finanziario e dello sviluppo socio-economico non si può dire che l’Ossezia del Sud sia uno Stato in ottime condizioni, ritengono gli esperti. “In primo luogo il livello estremamente depresso della regione spinge l’Ossezia del Sud nello spazio economico russo e si esemplifica sia nella dipendenza dai crediti russi, sia dal loro mercato, anche del lavoro. Il fattore principale è che l’Ossezia del Sud non ha una base sufficiente per lo sviluppo economico”, afferma Karavaev. “Per questo – conclude – l’Ossezia del Sud si trova nella situazione per cui può vivere soltanto grazie a stretti rapporti con la Georgia o con la Russia”.
“Riconoscendola come Stato indipendente le riserviamo il diritto di ricevere finanziamenti quantitativamente non inferiori a quelli di uno Stato soggetto della Federazione Russa. Naturalmente sul piano giuridico la formulazione è totalmente diversa, però questa è la realtà: l’Ossezia del Sud dipende totalmente da noi”, ha aggiunto l’esperto.
Secondo Karavaev la situazione può essere cambiata soltanto con una regolamentazione dei rapporti tra Russia e Georgia, quando l’Ossezia del Sud potrà utilizzare per il proprio sviluppo il potenziale di transito. D’altronde c’è ancora molta strada prima di una ripresa delle relazioni tra i due Stati, tra i quali finora non ci sono rapporti diplomatici. Mosca, nella persona dell’ex Presidente Dmitri Medvedev, ha dichiarato di essere pronta a mettere a puntoun’intesa con qualsiasi leader georgiano, eccetto Mikhail Saakashvili.
In Georgia, intanto, è stata introdotta la legge sui “territori occupati”, come Tbilisi chiama le ex regioni autonome dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud che si sono staccate dal Paese. Secondo la legge, visitare questi Stati sovrani – che la Georgia considera, come in passato, regioni proprie – senza il benestare e il permesso di Tbilisi è una violazione della legislazione georgiana, punita con una ingente multa in denaro o con la detenzione in prigione per un periodo fino a quattro anni. Le autorità georgiane affermano che tale legge sarà automaticamente annullata appena la Russia toglierà le sue truppe dall’Abkhazia e dall’Ossezia del Sud.
Non contribuisce al riavvicinamento di Mosca e Tbilisi nemmeno il mancato consenso durante le Discussioni di Ginevra sul Caucaso, dove la maggiore pietra d’inciampo rimane il problema della sottoscrizione dell’accordo per il non impiego della forza. Tbilisi non vuole firmare l’accordo con Cchinvali e Suchumi, ritenendo il conflitto russo-georgiano. Mosca, dal canto suo, insiste per rafforzare giuridicamente gli obblighi della Georgia per il non impiego della forza sull’Ossezia del Sud e sull’Abchazija.
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