"L'anima russa, che arte"

Cristiano Righi nel suo studio moscovita (Foto: archivio personale)

Cristiano Righi nel suo studio moscovita (Foto: archivio personale)

Da Padova a Mosca, la storia di un artista italiano, Cristiano Righi, da cinque anni in Russia, terra dove ha costruito il suo mondo e la sua fortuna

A Padova è nato e cresciuto; fin da piccolo respirava arte con una mamma pittrice naïf e il papà che non lo sgridava se scarabbocchiava i muri di casa. Poi, a Madrid, e l’avventura di Mosca. Racconta la sua storia di vita e arte in Russia Cristiano Righi, artista italiano dai capelli ricci e dallo sguardo pensieroso, nella Federazione dal 2007, dopo 8 anni trascorsi in Spagna. Afferma di non trarre aspirazioni da situazioni geografiche o culturali particolari, ma ogni città gli ha dato uno spunto per crescere come persona e come artista.

La svolta artistica è arrivata in Russia?
Non so perché sono venuto qua. Mi sentivo rilassato a livello psicologico e ho accettato questa sfida di andare in un posto dove ero obbligato a lavorare. Questa è una delle fantasie italiane: Mosca è difficile. Io sono venuto qui a provare, non parlavo russo, non conoscevo nessuno, ho cambiato 8 case in 5 anni. All’inizio insegnavo italiano, poi sono arrivati contatti, amici. Mi sono realizzato in un modo molto difficile, ma è una sfida che ho vinto: ho preso in affitto uno studio, la cosiddetta masterskaja (in russo) e ho deciso di dedicarmi di più alla mia passione, l’arte.

In che modo?
Nella masterskaja mi posso dedicare completamente alla creazione. Proprio lì organizzo una mia piccola mostra e una galleria di Mosca si è mostrata interessata a ospitare una mia esposizione. Ma non è facile: per una mostra non si possono prendere semplicemente venti quadri realizzati ed esporli tutti. Ci vuole una scelta, un tema, un filone. Adesso, dopo due anni di lavoro, ho abbastanza materiale per farlo.

Mosca, dunque, come trampolino di lancio?
Dal punto di vista culturale è molto indietro, ma per me è un vantaggio, perché io non sono nessuno, non sono famoso. Ci sono molte persone pronte a sviluppare questo settore e prendo in esempio quello spazio bellissimo di Krasnij Oktjabr. La città, insomma, diventa interessante, e per questo rimango, mentre in Italia si vive del passato.

Cos’è per lei l'arte?
La parola arte per me significa lavoro. Un artista deve lasciarsi andare, deve smettere di pensare di fare un quadro e poi venderlo. Deve invece mettersi davanti a una tela e creare. E farlo con disciplina. Ho fatto quadri di cui  mi vergogno perché li ritengo brutti, ma uno su dieci è veramente bello e mi emoziona. E ci sono i quadri che non venderei mai, perché mi emozionano tanto.

E cosa dire dell'arte russa?
L'arte russa ha avuto un periodo fantastico, interrotto dal periodo sovietico. Penso a Kandinskij e alla sua arte pazzesca. Mi piace molto quel mondo che si crea attraverso la letteratura russa, i racconti di Bulgakov per esempio. I russi per me sono molto sognatori e questa anima sognatrice si vede molto nei paesaggi. Si capisce che c'è molto di più della natura. E un mondo quasi da fantascienza, come nel film di Andrej Tarkovskij "Stalker". Mi è piaciuta l'atmosfera che crea, perché è propiamente russa.

Dopo aver vissuto tanti anni in Russia, che idea si è fatto del Paese e dei suoi abitanti?
La colpa degli occidentali è quella che non arriviamo qua per vivere Mosca, ma come per sfruttarla. Conosco pochi che si sono innamorati di Mosca. Nel mio caso, anche io non sono innamorato di Mosca, ma lo sono della Russia e dei russi che hanno un’anima spettacolare, gentile, semplice, ormai persa in Europa.

Cosa le piace di Mosca?
Per rispondere racconto di un incontro con un altro italiano in aeroporto. Mi diceva che di Mosca ricordava solo la grande vita notturna. Che giudizio è? Mosca si deve scoprire; è una città mastodontica, ma ricca di tanti posti belli, e non solo bionde, vita notturna e negozi aperti 24 ore su 24. Adoro, per esempio, passeggiare da Park Kultury a Vorobievi Gory, ammirando la torcia Lomonosov.

Come si spiega la simpatia dei russi per gli italiani?
Potrebbe esserci una motivazione storica dietro, magari perché tanti begli edifici in Russia sono stati costruiti da italiani. Ma non è solo questo. E io che ho vissuto anche in Spagna, ho notato che sono maggiori le similitudini tra un russo e un italiano che tra un italiano e uno spagnolo. Ovviamente, non dal punto di vista linguistico. Ma dal punto di vista dell’anima: nel bene, emotivi e passionali; nel male, casinari e immprovisatori. Ma voi siete ancora genuini.

Un consiglio a chi arriva dall’Italia a Mosca?
Un consiglio amichevole: avere tanta pazienza. Dal momento che si scende dall'aereo fino al ritorno in patria. E venire qui portando molto rispetto. Ma non mi sento di consigliare questa città se non si ha tanta voglia di vivere.

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie