Immigrati dall'Est della Russia e dalle regioni più remote del Paese si trasferiscono nei grandi centri per lavoro (Foto: Gleb Kotov / RIA Novosti)
In Russia l’offerta di lavoro si concentra nelle principali aree urbane: a Mosca e San Pietroburgo e nelle zone limitrofe in primis, ma anche in città quali Ekaterinburg, Novosibirsk, Nizhnij Novgorod, Voronezh e Kazan. Questi dati sono il risultato di un’indagine condotta dall’agenzia interinale Superjob. Gli spostamenti della popolazione dalle aree più ad eEst del Paese e dalla Siberia in direzione delle regioni centrali sono un fenomeno costante. In alcuni settori, tuttavia, questi dati possono variare rispetto alla tendenza generale.
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Alcuni grandi gruppi italiani hanno puntato |
Lo studio mette in evidenza prima di tutto il fatto che non in tutti i settori troviamo lo stesso livello di mobilità. Nell’industria e nell’edilizia, ad esempio, il 31 per cento delle persone in cerca di lavoro sono disposte a prendere in considerazione offerte di lavoro in altre regioni, quando invece degli impiegati amministrativi soltanto il 12 per cento farebbe questo passo. La ragione è semplice: in ogni regione scarseggiano personale contabile e segretarie, mentre gli impianti industriali e i siti edilizi sono concentrati in zone che per l'appunto attirano forza lavoro qualificata per questo tipo di lavori.
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La recessione economica ha offerto alla neomamma Evgenia Lazareva |
Altro dato importante è che il numero di città “potenzialmente attraenti” (capaci di attirare forza lavoro da altre regioni) varia a seconda del comparto industriale. Le città che rientrano in questa categoria hanno solitamente molti posti di lavoro per persone provenienti da altre città, sono caratterizzate da un basso tasso di mobilità occupazionale fra le persone del posto e offrono salari più alti rispetto alla media del settore. Mosca e San Pietroburgo, così come le zone ad esse limitrofe, sono città che attraggono forza lavoro, la quale sta cominciando a trasferirsi anche in altre città e il fenomeno interessa settori diversi. Nell’industria, queste includono Kaluga e Cheljabinsk, mentre Surgut e Tjumen richiamano lavoratori del settore dell’edilizia. Questo fenomeno ha delle ragioni. Nel 2011 la regione di Tjumen è stata la seconda dopo Mosca per numero di opere edilizie. Inoltre, Surgut era in cima alla classifica stilata dalla Banca Mondiale e dall’Ifc per la Russia, relativa alle tempistiche entro le quali si riesce ad ottenere un permesso edilizio.
Nell’industria informatica le città che richiamo più forza lavoro sono Mosca e San Pietroburgo, così come Ekaterinburg, Izhevsk, Novosibirsk e Tjumen. Cinque delle sette province citate rientrano nelle prime dieci per entità di investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le stesse cinque sono tra le prime dieci per quanto riguarda la percentuale di organizzazioni che utilizzano sistemi ERP. Si sta assistendo ad un andamento positivo nel comparto vendite. Le città che attraggono più forza lavoro in questo campo sono Barnaul, Vologda, Ekaterinburg, Kemerovo, Krasnodar, Kursk, Mosca, Novokuzneck, Sochi e Surgut. La maggioranza di queste città sono fra le dieci province con il fatturato più alto derivante da vendite all’ingrosso e al dettaglio.
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Nonostante l’abilità di città al di fuori di Mosca e San Pietroburgo di attirare lavoratori qualificati sia un vantaggio indiscusso, il vice-direttore del Dipartimento di Analisi Elena Chernoletskaja ritiene che questi flussi migratori verso località specifiche del paese rifletta l’andamento asimmetrico dell’economia. Purtroppo, le attuali tendenze migratorie hanno uno svantaggio, sia per le città che per i migranti stessi. In primo luogo, gli esperti spiegano che, data l’economia attuale, soltanto quelle città che in un modo o nell’altro dipendono da una grossa azienda si stanno realmente sviluppando. Nel caso di Kaluga, il Novolipetsk Metallurgical Combine ha al momento un ruolo chiave. Surgut e Tjumen sono entrambe coinvolte nelle operazioni di Surgutneftegaz. Se l’azienda più importante di una di queste regioni ha difficoltà economiche, ne risentono le attività cardine della città.
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Dalla metallurgia all'industria farmaceutica, |
In secondo luogo, l’afflusso di migranti è un fardello sociale per la provincia di destinazione. In caso di peggioramento della situazione economica, la diminuzione del tenore di vita nei luoghi interessati sarà più importante rispetto alle regioni in cui l’afflusso di forza lavoro è più moderato. Questo problema è indice del fatto che l’industria non è così sviluppata nel paese, conclude l’esperto. I lavoratori qualificati dispongono di una scelta limitata di posti di lavoro e i centri economici sono distribuiti in maniera diseguale; pertanto, gli afflussi di investimenti e i collegamenti tra parti diverse del paese sono interrotti, il che rallenta la crescita economica generale nel paese.
Il tutto può essere guardato da un altro punto di vista. Alexander Tolstyh, membro del Presidium Bureau dell’Associazione dei giovani Imprenditori russi, sostiene che le città capaci di attirare lavoratori da altre regioni abbiano un buon impatto sull’economia nazionale in generale e che nessuno dovrebbe assolutamente dubitare di questo. Kaluga, per citarne una, è un esempio eccellente di crescita dinamica di una provincia appartenente al settore dei prodotti finiti e il suo tasso di crescita non è di certo diminuito. A Surgut e Tjumen, la pratica del lavoro a turno era stata ripristinata nel periodo sovietico ed era particolarmente diffusa. “Sarebbe ottimale per tutti se sempre più città russe offrissero incentivi per la mobilità occupazionale. La domanda di lavoratori e di manager nel settore della produzione industriale indica che i progetti in ambito industriale e in quello delle infrastrutture sono in crescita. In generale, questa è una conseguenza diretta di un mercato in espansione. In base alla mia esperienza posso dire che spesso il numero di lavoratori locali è insufficiente, perciò la migrazione occupazionale è la soluzione migliore”, afferma l’esperto.
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Al Farnborough Airshow di Londra, |
Dmitri Lipatov, socio dello studio legale Nalogovik, fa un riepilogo della situazione: effettivamente ci sono due aspetti legati alla mobilità occupazionale in Russia. Secondo una ricerca condotta alla Scuola Superiore di Business Internazionale dell’Accademia di Economia Nazionale, il volume occupazionale totale (assunzioni più licenziamenti) era superiore al 45% della popolazione ufficiale. Questo dato è sicuramente più alto rispetto ai tempi sovietici, quando tale rapporto era del 14%, nettamente superiore all’Europa dell’Est o ai paesi europei occidentali. Ad esempio, il rapporto tra assunzioni e licenziamenti in Polonia durante il periodo della “shock therapy” era del 42 per cento; era del 32 per cento in Bulgaria e del 22 in Ungheria.
In generale, il tasso di migrazione di forza lavoro in Russia è molto basso, sottolinea il nostro esperto. I fattori che influiscono sono la mentalità russa, il clima e le grandi distanze non servite da un adeguato sistema di trasporti. Negli Usa, ad esempio, le persone cambiano lavoro dieci volte o più nell’arco della loro vita, dedicando una media di 3,6 anni a ciascun lavoro. In un’economia avanzata ed integrata conviene maggiormente trasferire un certo numero di lavoratori in una località in cui ci sono posti vacanti, piuttosto che avviare un’azienda in un posto in cui c’è sì manodopera in abbondanza ma mancano le risorse naturali necessarie. Per gli investitori i costi legati al trasferimento di forza lavoro sono inferiori rispetto ai costi per le reti di trasporto e comunicazione necessarie per avviare una nuova impresa in un luogo dove non conviene. I datori russi devono pertanto tenere in considerazione le condizioni salariali e la qualità dei trasporti nell’offrire posti di lavoro.
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