La sala affollata del Forum internazionale degli Investimenti 2012 di Sochi (Foto: Ria Novosti)
La Federazione si sta imponendo come sbocco privilegiato dell'export del Made in Italy, non più limitato ai prodotti di alta gamma legati all'abbigliamento o all'arredo, ma anche e in modo più capillare per produzioni di materiali da costruzione, farmaci e industria pesante. Lo dimostrano alcuni casi di successo imprenditoriale con la sigla di joint venture o acquisizioni che hanno dato l'accelerazione necessaria a questo sviluppo.
Il colosso italiano della metallurgia Danieli si è aggiudicato di recente una commessa da 150 milioni di euro per la fornitura di impianti metallurgici nella regione di Sverdlovsk, a Est degli Urali, e dovrebbe anche avviare uno stabilimento metalmeccanico a Nizhny Novgorod entro il 2013.
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Sul fronte dei materiali, il gruppo di ceramiche per piastrelle Marazzi ha iniziato l'espansione a Est con l'acquisizione di un giacimento di argille in Ucraina e la costruzione di un impianto produttivo a Mosca nel 2000, per poi procedere all'acquisizione del gruppo russo Welor-Kerama nel 2005, grazie al quale si afferma nel mercato della Federazione con una rete di punti vendita diretti.
Il progetto più recente e di prossimo lancio è però lo stabilimento produttivo che il gruppo farmaceutico Menarini sta ultimando in Russia, nel distretto di Kaluga. La società fiorentina vanta una collaborazione ventennale con il mercato russo, sin dagli anni '90, quando l'azienda aveva un unico dipendente a Mosca che comunicava la necessità dei farmaci e rivendeva i prodotti per gare e tender.
L'ingresso di Menarini nel mercato russo si è strutturato grazie all'acquisizione del gruppo farmaceutico berlinese Berlin-Chemie nel 1992. “La Berlin-Chemie godeva già di una certa notorietà – racconta Domenico Simone, direttore generale di Menarini - e riforniva la Ddr prima della riunificazione della Germania, nonché tutti i Paesi del Centro e Est Europa, tra cui la Russia. Poi il mercato ha iniziato a liberalizzarsi e sono entrati in gioco i primi privati così noi abbiamo intensificato le esportazioni”. Simone racconta che, dopo circa quattro anni di collaborazione, l'attività di Berliner-Chemie cresce e continua a dare il suo supporto strategico a Menarini per la Russia e per tutti i Paesi dell'ex Unione Sovietica, alimentando un gruppo dal fatturato globale di circa 3 miliardi di euro nel 2011, di cui il 67 per cento proveniente dall'estero.
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L'espansione nel mercato della Federazione ha spinto il gruppo a costruire uno stabilimento produttivo sul territorio russo e la scelta è caduta sul distretto di Kaluga che sempre di più si sta affermando come meta ideale per gli investimenti di grandi compagnie estere. “La crescita del nostro fatturato nella Federazione ci ha convinti dell'importanza di avere uno stabilimento sul territorio. Siamo passati dai 310 milioni di euro nel 2010 ai 349 milioni del 2011 e ora l'attesa per il 2012 è di 371 milioni – spiega Simone -. Questi numeri giustificano ampiamente l'investimento da 43 milioni di euro che abbiamo fatto per lo stabilimento di Kaluga fin'ora. Abbiamo siglato l'accordo nel 2010 e già entro fine anno saremo in grado di testare gli impianti dedicati in prima battuta al confezionamento dei farmaci”.
L'impianto, che sorge in un'area di 5 ettari a 170 chilometri da Mosca, occuperà 150 persone locali che saranno formate da personale italiano e tedesco. Simone non ha evidenziato difficoltà nel rapporto con la burocrazia russa né con le autorità locali, al contrario. “Mi piacerebbe trovare la stessa disponibilità in Italia”, ha dichiarato il direttore generale, fiducioso che la sinergia in corso possa essere la base per future collaborazioni anche nel campo della ricerca scientifica.
Articolo pubblicato in versione ridotta sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 19 luglio 2012
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