A Londra 2012 le ginnaste d'oro

Cerimonia di premiazione dei Campionati Europei di Bruxelles a maggio 2012. Da sinistra a destra, Aliya Mustafina, Mary Passeka, Victoria Komova, Anastasia Grischina, Anastasia Sidorova (Foto: Legion Media)

Cerimonia di premiazione dei Campionati Europei di Bruxelles a maggio 2012. Da sinistra a destra, Aliya Mustafina, Mary Passeka, Victoria Komova, Anastasia Grischina, Anastasia Sidorova (Foto: Legion Media)

Le atlete russe Aliya Mustafina e Victoria Komova proveranno a confermare il loro ruolo di favorite alle Olimpiadi, dimenticando gli infortuni

Un tempo insieme allo specifico metodo del proprio Paese, molte nazioni – Cina inclusa – utilizzavano il know how del sistema di preparazione sovietico nell'ambito della ginnastica. La scuola sovietica era infatti la leader mondiale.

Tuttavia oltre a essere globalmente apprezzata le si muovevano anche delle accuse, per esempio riguardo al rapporto rigido, addirittura crudele, con le ragazze che a quanto pare rallentavano il processo naturale di crescita per tenere a freno altezza e peso. 

Ma come dice Aleksandr Aleksandrov, allenatore senior della Nazionale russa, sono tutte leggende. “La ginnastica sovietica era basata sull’aspetto tecnico, ma si serviva al contempo di metodi scientifici all’avanguardia nei campi della fisiologia, della medicina e della riabilitazione. È quello che cerchiamo di fare anche oggi, facendo affidamento in primo luogo sulle conoscenze e sull’esperienza. Il progresso continua e per questo ci impegniamo attivamente per includere anche le metodologie più moderne. Per quanto riguarda i discorsi su come fosse dura allenarsi nelle squadre dell’Urss, farei notare che c’erano anche metodi di preparazione più rigidi, come quello rumeno”.

A dimostrazione di quanto affermato, Aleksandr Aleksandrov racconta qual è la giornata tipo delle ginnaste in ritiro alla base “Ozero Krugloe”. La scuola è già terminata, quindi la preparazione per Londra procede a tutta velocità. La sveglia è alle 7.30, quindi si fa il riscaldamento con una passeggiata o una corsetta all’aria aperta. Mezz’ora dopo c’è la colazione e alle 10 il primo allenamento che dura circa 2 ore e mezza. Dopo c’è una pausa, gli esercizi di stretching e un momento libero (il giovedì, per esempio, non c’è l’allenamento serale). Gli atleti vanno a dormire alle 22.30, la domenica è di riposo.

Le qualificazioni per partecipare a Londra 2012 sono state conquistate dalle ginnaste russe già nel 2011 nei Mondiali di Tokyo. Ora però, coi Giochi Olimpici al via, davanti alle sportive e ai loro allenatori si presenta un compito importante: schierare una formazione competitiva.

Andrej Rodionenko, capo allenatore della squadra, ha comunicato che a Londra saranno sicuramente presenti Victoria Komova, Aliya Mustafina e Anastasia Grishina. Sono le nostre condottiere. La diciassettenne Mustafina, campionessa del mondo nella classifica assoluta del 2010, la sua coetanea Komova, vice campionessa nel concorso generale del 2011.

La sedicenne Grishina è una promettente debuttante, che ha già attirato su di sé l’attenzione della comunità mondiale di ginnastica artistica. Ha fatto furore nelle prove con gli attrezzi per i test a Londra. Nel torneo in Italia dopo tre attrezzi stava dominando, dopo però si è fatta prendere dall’agitazione, non ha retto la tensione e ha commesso un errore. Per brillare non soltanto nelle qualificazioni, ma anche nelle finali olimpiche, ad Anastasia occorre esperienza e pratica nelle competizioni.

Purtroppo per ora non sono al top nemmeno le nostre campionesse più esperte. Oltre ai titoli le nostre ginnaste si sono guadagnate anche degli infortuni. Ma promettono di rimettersi in piedi per le Olimpiadi e di combattere per ottenere qualche medaglia.

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 Aliya Mustafina dopo l'infortunio
Foto: Ria Novosti

Aliya Mustafina durante una performance in gara (Foto: Ria Novosti)


Aliya Mustafina si è infortunata al ginocchio durante gli Europei 2010, per un atterraggio sbagliato al volteggio. Prima dell’incidente aveva il più forte programma del mondo che ora stanno cercando di ristabilire. “Siamo molto contenti che Aliya Mustafina torni sulla pedana internazionale – ha commentato l’allenatore della squadra femminile Aleksandr Aleksandrov. – Non vogliamo semplicemente che gareggi, ma che dimostri la superiorità che possedeva prima dell’infortunio. Non subito, la riabilitazione è un processo graduale. Bisogna procedere senza fretta, passo dopo passo, per arrivare ai Giochi in una forma ottimale”. 

Non ci sono dubbi in merito al successo dell’impresa, soprattutto conoscendo l’autentica grinta sportiva della Mustafina, che ha dato la sua disponibilità, dopo l’operazione, ad andare in Giappone ai Campionati mondiali a sostenere la sua squadra, anche se non in tutti gli attrezzi. E non si è trattato di perfezionismo adolescenziale, ma di una decisione consapevole.

Dal trionfo a Rotterdam la Mustafina è maturata molto. “Quest’anno sono cresciuta, ho preso un po’ di peso perché quando il carico diminuisce si ingrassa subito. In definitiva ho perso la leggerezza che avevo a 16 anni. Anche se non è soltanto una questione di chili – ha raccontato Aliya. – La leggerezza significava anche poter prendermela con calma nei due giorni di allenamento e poi andare in gara a fare tutti gli elementi senza errori. Ora devo faticare tutti i giorni, mettercela tutta, sempre. La ginnastica però è la mia vita. Sono abituata a lavorare in palestra. Non posso fare altrimenti. Per questo la riabilitazione non è stata così dura. Non ho avuto problemi a livello psicologico né la depressione. Volevo tornare al più presto in pedana. E non avevo dubbi che ce l’avrei fatta”.

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Il sogno di Victoria

Foto: Ria Novosti

Victoria Komova in gara (Foto: Ria Novosti)


Anche Victoria Komova ha un sogno e uno scopo: trasformarsi dalla tre volte campionessa dei Giochi Olimpici Giovanili di Singapore in un’autentica campionessa olimpica. Né l’infortunio all’articolazione tibiale-tarsica né i tre centimetri di altezza presi, per colpa dei quali Vika ha iniziato a battere contro l’asta durante i salti dalle parallele, sono una scusante.

Diremo di più, la Komova ha sviluppato una robusta tempra per affrontare le situazioni di stress delle competizioni. All’inizio la sedicenne Vika ha dovuto far suo il ruolo di leader nella squadra che ha partecipato ai Campionati mondiali del 2011 in cui non c’era la Mustafina; in seguito la Komova si è ritrovata al centro di uno scandalo arbitrale, quando nella gara per il primo posto assoluto è stata battuta dall’americana per soli 0,033 punti. Non ci sono state proteste ufficiali, i giudici sembravano dei matematici professionisti. Ma le lacrime di Vika, per la vergogna e l’ingiustizia, autentiche e infantili, ci sono state. L’atleta però non si è compatita e anzi sono comparsi una nuova motivazione e uno scopo.

“Ho cercato di dimenticarmi quella sconfitta – ha confessato Vika. – Perché pensarci, tanto tra poco ci saranno altre competizioni. Ovviamente ho discusso con l’allenatore dove siamo stati imprecisi, in quali punti abbiamo commesso degli errori. In situazioni del genere cerchiamo di fare un’analisi più che demoralizzarci. Anche se la fifa per le gare è comunque difficile da cancellare. A volte le emozioni passano davvero il limite. E nei Mondiali per me era stato doppiamente difficile perché era molto che non mi esibivo a causa dell’infortunio. E il problema non era che sentissi un male terribile, a quello ci siamo tutte abituate. È difficile uscire in pedana a livello psicologico: c’è la paura di cadere, di fare qualcosa male. Per questo durante gli allenamenti ripassiamo centinaia di volte tutti gli elementi. Così si acquista sicurezza. Bisogna lavorare su di sé. Se sconfiggo me stessa, spero di poter battere anche gli altri”.

Un altro segreto per una vittoria sicura e senza riserve lo ha espresso l’allenatrice  Valentina Rodionenko. “Non possiamo permetterci di essere alla pari delle avversarie. Occorre essere due spanne sopra le altre, così i giudici non ci possono mettere sotto. Nel 2010 a Rotterdam hanno cercato penalizzare Mustafina in varie prove. Ma non ce l’hanno fatta, lei è stata più forte. Un anno più tardi a Tokyo la Komova ha fornito la scusa ai giudici. 0,033 punti hanno deciso il destino della medaglia d’oro nella classifica assoluta. L’americana Jordyn Wieber è risultata la vincitrice. Anche alle Olimpiadi lotteremo contro la squadra americana. Il mio collega, l'allenatore senior Aleksandr Aleksandrov, ha elencato i quattro Paesi in lizza per le medaglie: Usa, Cina – che è sparita da tutto il mondo, ma non è mai scarsa – Romania e Russia.  Ma secondo me le nostre avversarie principali sono le americane. Soltanto loro possono batterci poiché sono più forti di noi nel volteggio. Anche noi lo facciamo con due avvitamenti e mezzo. Posso quindi dirvi che a Londra non vi faremo fare brutta figura".

Sarà quindi interessante osservare non soltanto la scontro tra le ginnaste russe e le straniere, ma anche la competizione interna alla squadra. Sia la Komova, sia la Mustafina assicurano che agli allenamenti non stanno molto dietro al lavoro dell'altra, e si concentrano sui propri programmi e sulle esibizioni. Ma la sorte sportiva per ora non le ha fatte incontrare nei tornei più importanti. Il primo faccia a faccia avrà luogo proprio a Londra.

Si chiarirà anche se rimarranno nella storia come la celebre ginnasta sovietica degli anni Settanta del Novecento, quattro volte campionessa olimpica, Olga Korbut, e il suo famoso passaggio a volo d'uccello (a proposito, anche Vika Komova si è inventata la sua variante di passaggio dallo staggio inferiore al superiore e lo ha eseguito ai Mondiali di Tokyo). Oppure come Svetlana Chorkina, capitano della Nazionale russa a cavallo del secolo, due volte campionessa olimpica. 

“Si parla già della Mustafina e della Komova – afferma Aleksandr Aleksandrov. – Soltanto le ginnaste di talento, con tanta voglia di fare, che emergono al di sopra di tutti possono diventare campionesse mondiali. Tutti conoscono i successi che hanno ottenuto, ma si attendono ancora delle vittorie, anche alle Olimpiadi. Ora tutti gli sforzi delle atlete e degli allenatori sono indirizzati al raggiungimento di quest’obiettivo. Invece dipende da loro e dai loro desideri quanto possono rimanere nelle competizioni di alto livello e a quante Olimpiadi vogliono partecipare. Non è così semplice mantenersi in forma, tenere sotto controllo il peso, dare se stessi durante gli allenamenti”.

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