“I cittadini chiedono partiti veri”

Alex Bashmakov, Igor Huzbashich / magazine «Psychologies»

Alex Bashmakov, Igor Huzbashich / magazine «Psychologies»

Le trasformazioni del sistema politico russo e le riforme necessarie. A colloquio con Lev Gudkov, direttore del Centro ricerche Levada

Il sociologo Lev Gudkov, direttore dell'istituto demoscopico indipendente Centro Levada, in un'intervista sulle possibilità di partiti nuovi e sul futuro del “partito del potere”. 

Esiste nella società russa il desiderio di riformare il sistema dei partiti?
Sì, solo che finora non viene esplicato con chiarezza. È spinto dall'indignazione verso l'élite politica e dal movimento di protesta. I manifestanti si aspettano un vicino consolidamento delle forze democratiche su larga base. I risultati dei sondaggi però dicono qualcos'altro: più della metà dei cittadini non vuole nuovi partiti, il 66 per cento è addirittura convinto che la Russia abbia bisogno di meno partiti, cioè solo tre. Si tratta dei sostenitori conservatori di Putin, che parlano di stabilità. Io invece parlo di un'altra parte della società che spinge verso cambiamenti e che simpatizza con il movimento di protesta. Ha raggiunto una solida base nella popolazione che arriva fino al 30 per cento. Queste persone vogliono il cambiamento, da due anni si impegnano per riforme e scendono in strada contro Putin, anche se per motivi ideologici diversi. Questi gruppi potrebbero sostenere una grande coalizione o un nuovo partito.

Sullo Yuri Levada

Il Centro Levada è uno dei più grandi istituti demoscopici della Russia ed è considerato indipendente. L'istituto porta il nome del suo fondatore, Yuri Levada (1930-2006)

Di che cosa ha paura la maggioranza passiva? Della democrazia? O è semplicemente disinteressata?
La stragrande maggioranza prova avversione verso la politica: il 60 percento è annoiato dai discorsi sulla politica e non si vuole impegnare politicamente. Questo è l'umore dominante di cui approfitta il governo. La nostra élite del potere mantiene stabile la sua posizione creando l'atmosfera di una presunta mancanza di alternative.

Più dell'80 per cento dei cittadini è convinto di non poter influenzare le decisioni politiche. Ciononostante, quasi il 30 per cento sosterrebbe un nuovo partito “vero”. È possibile svegliare questa massa inerte?
Sì, attraverso una crisi economica. Però anche negli ultimi anni stabili è nato un ceto sociale che non è soddisfatto dell'attuale governo. Consiste nelle persone con un guadagno sostanzioso che non dipendono dallo stato e che vorrebbero realizzare le loro idee. Chiedono più rispetto e vogliono rappresentare i loro interessi anche in politica. Questo ceto continuerà a crescere, le sue rivendicazioni saranno sempre più rumorose. Più di 160 nuovi partiti hanno intenzione di registrarsi.

Come giudica le loro possibilità?
La parte più grande di loro vivrà nell'ombra perché nella tv russa sicuramente non sarà raffigurata in maniera rappresentativa. Si parlerà con ironia e giudizi negativi di questi partiti.

Quanti di loro potranno muovere veramente qualcosa?
Nei primi anni '90 c'erano più di 120 partiti, di cui 14 arrivavano sulle liste elettorali. Questo è il limite, l'opinione pubblica non può percepire di più. In realtà sarà un numero ancora più ridotto ad affermarsi, da cinque a sette, secondo le mie stime. Il loro successo dipenderà però dalla stesura di un programma attraente e dal loro accesso ai media: senza la tv, unicamente attraverso Internet e la stampa indipendente non arriveranno da nessuna parte.

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Che cosa è cambiato rispetto al panorama partitico degli anni '90?
C'è una differenza fondamentale: i partiti degli anni '90 erano nati dalle rovine della nomenklatura sovietica, non avevano niente a che fare con i partiti in senso occidentale. Si trattava di frammenti di vecchie strutture statali intrecciati con l'élite del potere. In questa situazione il partito governante sotto Boris Eltsin ha messo in atto delle battaglie finte contro il “partito sconfitto” della nomenclatura sovietica, cioè i comunisti. Oggi la situazione è diversa: i cittadini chiedono veri partiti in senso occidentale: non devono essere pilotati gerarchicamente dall'alto come Russia unita ma sostenuti da un grande strato della popolazione.

La riforma dei partiti

Come uno dei suoi ultimi atti ufficiali, il Presidente Medvedev firmò la nuova legge sui partiti. La novità più importante: invece di 40.000 firme, un partito ha bisogno solo di 500 per essere registrato. Il Partito Repubblicano del liberale Vladimir Ryshkov è stato uno dei primi ad approfittare della legge: è stato registrato ai primi di maggio 2012. Politologi mettono però in guardia da una “weimarizzazione” del panorama politico: sotto Putin il numero dei partiti era sceso a sette, da quando la nuova legge è in vigore sono diventati 21. E al Ministero della Giustizia sono attualmente 177 le richieste di registrazione. Vladimir Zhirinovski, il capo del veterano Partito liberal-democratico, non è contento della nuova legge: "Un gran numero di partiti porterebbe a una situazione caotica in preparazione alle elezioni e disorienterebbe gli elettori"

Chi sono gli elettori dei nuovi partiti?
Gli abitanti delle grandi città: sono la base della modernizzazione e del cambiamento sociale, i pilastri di una nuova mentalità. Negli ultimi anni si sono fatti sempre più sentire, chiedono riforme. L'attuale governo russo non  offre a loro una vera prospettiva di sviluppo. Di conseguenza sono malcontenti e non saranno disponibili a compromessi a riguardo. Il regime però dispone oggi di risorse importanti e della sua base sociale – cioè la Russia industriale. Sono gli abitanti delle città di piccola o media dimensione, collaboratori delle imprese statali, dipendenti del servizio pubblico e pensionati. Queste persone per tradizione non vogliono cambiamenti. Trasfigurano ancora il passato e la familiare economia pianificata è il modello che corrisponde meglio alle loro idee di ordine statale e alle loro esigenze politiche.

Ci sarà una possibilità per i nuovi partiti di togliere voti a quelli vecchi?
I partiti nuovi hanno uno spettro troppo ampio, i loro programmi sono spesso troppo “esotici”. Questi partiti marginali faranno fatica a raccogliere voti. I nazionalisti per esempio non supereranno i due o quattro percento, secondo me. Un partito “vero” deve invece raggiungere il cinque, sette percento che equivale ai voti raccolti da Mikhail Prokhorov alle elezioni presidenziali. Se lui spingesse ulteriormente la sua carriera politica, potrebbe avvalersi già adesso di una base elettorale dell'8 per cento. Il suo potenziale sarebbe il 18 percento.

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Quanto è promettente il tenore conservatore della “conservazione della stabilità politica” da parte del partito statale?
Sicuramente non ci sarà stabilità perché nella popolazione il governo sta già adesso perdendo sempre più fiducia. Si è riusciti a interrompere questo processo per la durata della campagna elettorale grazie a un polverone mediatico e all'iniezione di denaro nel sociale, ma le azioni dello stato continuano a perdere: corruzione, concussione e cronache tendenziose rimangono nelle teste.

Riuscirà la riforma dei partiti a sciogliere questa diffidenza?
No, ideologicamente parlando, la riforma rimarrà sdentata. Il governo copia e imita azioni dell'opposizione: una manifestazione dell'opposizione di qua, un comizio pro-Putin di là . A lungo andare questa tattica non è efficace, potrà solo rinviare il disfacimento ma non bloccarlo. In questo momento i vertici del potere sembrano non avere idee per una nuova strategia, ma non si serviranno di mezzi radicali per reprimere l'opposizione.

Quali prospettive ha Russia Unita sotto la direzione di Medvedev?
Il partito perderà ulteriormente popolarità. Siamo però lontani dalle “rovine del partito del potere” di cui parlano in tanti: Russia unita dispone ancora di risorse importanti. E anche se sta perdendo popolarità, rimane sempre uno strumento potente del governo.

Quando ci si deve aspettare cambiamenti fondamentali?
Nelle regioni russe si sono evidentemente sollevate voci che chiedono un'altra politica. Lì si sono creati nuovi gruppi di interesse intenzionati a impegnarsi politicamente. Tanti governatori sono anche pronti per elezioni vere. Vogliono rappresentare gli interessi dei propri cittadini e non del governo federale. A questo riguardo stiamo osservando una situazione precaria con tante parti scontente. Evidentemente i tempi sono maturi per cambiamenti anche se il loro profilo non è ancora chiaro.

L'articolo, pubblicato in versione ridotta sull'ultimo numero di "Russia Oggi" del 19 luglio 2012, è stato ripreso da "Kommersant-Vlast"

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