Lo skyline di Mosca (Foto: Lori / Legion Media)
La società di consulenza Mercer esamina i prezzi di 200 tipi di beni e servizi (compresi alloggi, trasporti e intrattenimento) in 214 città del mondo. Come benchmark utilizza la città di New York e i prezzi sono calcolati in dollari americani. Nel 2012, al primo posto nella classifica mondiale delle città più costose troviamo Tokyo, seguita da Luanda al secondo, Osaka al terzo, Mosca al quarto e Ginevra al quinto. Naturalmente, il tasso di cambio e l’inflazione giocano un ruolo importante nel calcolo del costo della vita; a Tokyo, per esempio, questi fattori sono in sostanza assenti, mentre a Mosca influiscono significativamente.
Eppure, non tutto dipende da indicatori macroeconomici, quali il tasso di cambio del dollaro e l'inflazione. Già nel XIX secolo, circolavano degli aneddoti interessanti circa il rapporto tra i prezzi russi e quelli degli altri Paesi. In un libro pubblicato nel 1890 dal giornalista Nikolaj, "Our Folks Overseas" ("I nostri amici d’Oltremare"), si legge come un mercante russo accompagnato dalla propria consorte, decida - non conoscendo i prezzi di Parigi - di affittare una stanza nella capitale francese. "Quant’è? Dieci franchi?", urlò Nikolaj Ivanovich. "Ma è un furto! Uno sgabuzzino simile, in una torre, a San Pietroburgo verrebbe mezzo rublo. Ed ecco qui quattro rubli". In questo caso, il mercante russo non aveva preso in considerazione le spese turistiche. Mosca e San Pietroburgo, a quei tempi, infatti, non erano dei centri turistici alla pari di Parigi.
Clicca per ingrandire (Infografica: Anton Panin)
Diverso è il caso di Astolphe de Custine, un francese che nel 1839 voleva affittare una camera a Nizhnij Novgorod. Da una taverna, formata da più stanze, vengono cacciati tutti i visitatori e viene sistemato un letto per lui. "La transazione ebbe luogo, così, dovetti accontentarmi di una taverna puzzolente, per la quale pagai più di quanto avrei pagato per la camera più lussuosa dell’albergo più costoso di Parigi. Ma l'orgoglio della vittoria mi fece dimenticare i costi sostenuti. Solo in Russia i capricci dei signori non conoscono confini. Un ristorante può essere trasformato in una camera da letto in un batter d’occhio", ricorda de Custine. In questo caso possiamo dire che in Russia, i prezzi erano spesso legati alla tirannia, al dispotismo e al servilismo.
Quando in una città si parla di prezzi alti per gli stranieri, di solito, si pensa che tutto dipenda dagli imprenditori locali. Invece, non è così: molti dei negozi, infatti, sono di proprietà degli stranieri stessi. La Mosca del XIX secolo era abbastanza originale in questo senso. In periferia non esistevano negozi, e sulle strade principali, i commercianti stranieri controllavano spesso interi settori industriali. Tutti i negozi dei mercanti russi erano concentrati nello stesso quartiere, nel centro della città. La vendita di accessori tecnici e vernici era nelle mani dei tedeschi, il commercio dei beni di lusso e della moda era gestito dai francesi, che detenevano anche il monopolio dei negozi di caramelle e dolci, delle boutique di moda e dei saloni di parrucchieri per donne.
I rapporti commerciali (sia dei russi che degli stranieri) con il governo moscovita sono descritti dal commerciante Nikolaj Vishnjakov: "Richiedere l'intervento dell’Amministrazione moscovita faceva parte dei nostri usi e costumi. C'era poca fiducia nella Corte, vista la corruzione dilagante. Era più proficuo rivolgersi al Governatore Generale". Il Governatore Generale agiva poi di conseguenza. "Nel 1850, al Reggimento della Fanteria moscovita furono donati dei nuovi vessilli, il Governatore Generale vuole fare un regalo ai suoi soldati, e la società dei mercanti sborsa 700 rubli. Il Reggimento Chasseur arriva a Mosca, lui estorce 800 rubli. Il reggimento Vladimir arriva a Mosca e riceve in dono 700 rubli, su richiesta del Governatore Generale".
I mercanti, ovviamente, per far fronte a tali spese, si rifacevano sui clienti, applicando una sorta di supplemento amministrativo sul prezzo standard. Allo stesso tempo, i prezzi dei commercianti stranieri a Mosca non erano molto diversi da quelli dei colleghi russi, con l'eccezione che questi erano dettati dalle circostanze del commercio estero.
Ai giorni nostri, i prezzi amministrativi di Mosca sono in qualche modo simili. Diversi anni fa, un manager di una nota società commerciale occidentale, che vanta un grande negozio a Mosca, si è lamentato con me, dicendomi: "È semplicemente incredibile. Ci sono costantemente dei problemi nuovi da risolvere e qualcuno che vuole estorcerti dei soldi. Ho la testa che mi gira. Per questo, alla fine, ho deciso di fare così: ho dato in affitto il mio negozio al proprietario di un’altra grande azienda commerciale occidentale. Ora verranno a lui i capogiri".
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