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La copertina del libro |
“Il boiaro” di Carlo Silvano (Edizioni del Noce) è una storia di uomini, di sentimenti e di avvenimenti che porta il lettore nel mezzo della rivoluzione russa del 1917 senza dare però alcun riferimento preciso a persone, episodi e luoghi storici.
È piuttosto il racconto di come uomini di classi sociali diverse probabilmente reagirono di fronte all'irrompere nella storia russa di un avvenimento che ne avrebbe cambiato il corso. Ed è soprattutto il racconto di come il boiaro Ivan Nikonov, uomo fortemente legato alla natura, alla sua terra e alla sorella Anastasia che, a differenza sua, è amante della città e dei divertimenti, reagisce al crollo di tutte le sue certezze e alla forzata fuga per la salvezza.
“Il boiaro” è un avvincente e coinvolgente romanzo pseudo-storico e di fantasia che l'autore ha iniziato a scrivere nel 1986 quando aveva ancora 20 anni: “Sin dall'inizio avevo chiara l'idea di parlare di una persona che viveva in un piccolo mondo dorato fatto di certezze, sicurezze e convinzioni; un mondo dove ognuno aveva - bello o brutto che fosse - un suo preciso ruolo sociale. Era il mondo del mio protagonista, un proprietario terriero, appartenente al ceto sociale dei boiari, di nome appunto Ivan Vasilevich Nikonov”.
La rivoluzione del 1917 entra improvvisa e inaspettata nella vita del protagonista “mettendo tutto in discussione e facendo crollare le sue certezze”. Lungo tredici capitoli, in cui si alternano riflessioni, assassinii, descrizioni di un affascinante paesaggio russo che assiste inerme a un cambiamento storico, Ivan attraversa un viaggio spaziale, temporale ma anche emotivo che lo porta a riflettere sul presente, sulla storia, a darsi degli obiettivi, a fingersi contadino e a sporcarsi le mani.
Così, come spiega l'autore “ogni capitolo sembra predominato da un colore che evidenzia i sentimenti che, di volta in volta, provano i personaggi del romanzo nel loro confrontarsi, scontrarsi o accompagnarsi, direi quasi per mano, nella loro esistenza; in queste pagine provo a far emergere quella piccola luce che è presente nell'animo di ogni uomo, contadino o boiaro che sia”. Ed è nel pensiero finale “dovrà pure arrivare l'alba!” che si ritrova quello spiraglio di speranza, quella luce che l'atrocità descritta nelle pagine precedenti sembrava aver completamente offuscato.
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