Olimpiadi, la spada italiana è russa

Foto: Federscherma

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L'allenatore Oleg Pouzanov, già maestro di campioni del calibro di Giovanna Trillini, racconta di sé, della Russia e della preparazione di Paolo Pizzo alle Olimpiadi

Quando nel 1992, a conclusione dei Giochi di Barcellona, Oleg Pouzanov, allora ct della Nazionale di Scherma della squadra unificata delle ex Repubbliche Sovietiche, accettò di trasferirsi in Italia per curare i campioni della storica Società del Giardino di Milano, pensava che quella italiana fosse per lui una piccola parentesi. Invece a poco meno di vent’anni da quel giorno il quasi 70enne (soffierà sulle candeline il prossimo 20 agosto 2012) maestro Oleg, che della vecchia Unione Sovietica è un nostalgico, si sente italiano in toto mentre prepara il suo allievo Paolo Pizzo, già campione del mondo di spada, alla pedana di Londra 2012.

“Decisi di accettare la proposta italiana perché in Russia le cose stavano cambiando troppo rapidamente e c’era poca attenzione e pochi soldi per la scherma e per lo sport in generale – racconta Pouzanov -. Pensavo a una tranquilla vita italiana, senza troppo stress. Invece ci furono le convocazioni per gli allenamenti di alcuni dei miei tanti allievi. Tra gli altri ho allenato Giovanna Trillini, Diana Bianchedi, le donne e gli uomini della spada e sono ancora qua”.

Ambisce a una vittoria a Londra 2012 con il suo allievo Paolo Pizzo?

Non sono abituato ad ambire. In Russia non esiste la forma verbale “io vincerò”. Si può dire voglio vincere, posso vincere, devo vincere… ma non vincerò. Pizzo sta recuperando da un infortunio, lavoreremo tanto in quest’ultimo periodo pre-olimpico. Poi spero che arrivino buoni risultati dal fioretto rosa e anche la gara a squadre di sciabola maschile potrebbe riservare qualche sorpresa ai colori azzurri.

Come vede, invece, la scherma russa in chiave Londra 2012?

Devo confessare di essere ormai più dentro la scherma italiana rispetto a quella russa. Ma nel recente appuntamento con l’Europeo di Legnano gli schermidori russi hanno tirato bene (11 le medaglie: 7 d’oro, 1 d’argento, 3 di bronzo, ndr), vedremo che succederà ai Giochi. La spada, per esempio, ha un solo qualificato russo. È un peccato.

Lei è nato a Mosca, ci torna spesso?

Vado a trovare i miei due figli e miei nipoti che sono rimasti a Mosca. Ma non più di una volta all’anno. In Russia è cambiato tanto, c’è molta povertà per tanti e troppa ricchezza per pochi, non mi pare giusto. È decisamente un altro Paese rispetto a quello in cui sono nato. Ogni volta che torno trovo una Russia sempre più sconosciuta. Per questo riesco a stare lì sempre meno tempo. Onestamente non riesco a fare i conti con alcune cose, anche banali, come la fila per il rilascio di un documento.

Quindi non tornerebbe ad allenare in Russia?

Adesso no, assolutamente. Fino a qualche anno fa forse l’avrei fatto, adesso è tardi. Dopo vent’anni mi sento più di un po’ italiano. Degli italiani mi piace la vita, l’atteggiamento e anche gli atleti…  molto diversi da quelli che seguivo in Russia. Naturalmente anche gli italiani hanno i loro difetti, mica solo pregi.

Come vede il suo futuro?

 Qualche idea ce l’ho, ma non ne parlo fino a Londra.

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