La versione russa di Wikipedia ha chiuso i battenti per 24 ore in segno di protesta contro il progetto di legge che prevede la limitazione all’accesso di notizie Internet considerate illecite. Gli attivisti, che si oppongono a tale iniziativa, sostengono che “potrebbero essere proprio loro l’oggetto di tale censura”.
Il disegno di legge, che presuppone la stesura di una lista di siti vietati, è già stato approvato in una prima lettura. Gli autori del progetto sostengono che l’idea è indirizzata esclusivamente contro quei siti che favoriscono la propaganda di droghe, l’istigazione al suicidio e la pedo-pornografia.
Secondo alcuni, analizzando il progetto di legge nella sua versione attuale, si rischierebbe di bloccare una larga fetta di siti poiché la scelta avverrebbe sulla base di “una valutazione soggettiva”, così come ha detto il presidente del Consiglio per i diritti dell’Uomo. Non si esclude infatti che “i criteri per la scelta dell’elenco possano essere estesi anche ad altri materiali”.
Un progetto definito “inammissibile” anche dall’esperto Internet Anton Nosik: “È frutto di un pensiero totalitario, dall’inizio alla fine. La realizzazione di questo elenco interesserà non soltanto Wikipedia, ma anche tutti quei siti Internet russi che lavorano per un libero scambio di informazioni”.
Il Presidente del Comitato della Duma di Stato, Yaroslav Nilov, è invece convinto che le proteste on line non siano altro che provvedimenti presi sulla scia delle emozioni. “Quando la questione riguarda il benessere dei bambini, simili iniziative assumono connotati negativi. Molti infatti hanno preso posizioni pur non avendo neanche letto il testo”.
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