Il fiabesco fotografo
di Yaroslavl, Petr Lovygin, mette in risalto la bellezza della natura russa
attraverso inaspettati contrasti culturali. Nelle sue fotografie un giovane Louis
Armstrong potrebbe suonare jazz in un rigoglioso campo nei dintorni di Rjazan o
le giraffe pascolare beatamente intorno all’antica Chiesa dell’Intercessione
sul fiume Nerl o ancora il regista Takeshi Kitano potrebbe essere seduto
nell’aula di una scuola della provincia russa. Le città russe di provincia
catturate da Lovygin sono ammirate a Parigi, Istanbul e Monaco. Lui stesso racconta
l’eccezionale e sfaccettata bellezza della Russia e come essa sia percepita
all’estero.
Petr Lovygin
31 anni
Fotografo, regista, scrittore
Nato a Yaroslavl
Come descriverebbe il suo modo di lavorare?
Ho un termine apposta: soul kitchen, la cucina dell’anima. Anima perché la metto in ogni scatto. E cucina perché, nonostante l’origine sacra dell’arte, c’è uno schema generale per scegliere e disporre i personaggi in una foto. Faccio spesso dei fotomontaggi. Per esempio per portare delle giraffe vere vicino alla Chiesa dell’Intercessione sul Nerl avrei dovuto dilapidare tutti i miei risparmi. È impossibile anche tecnicamente combinare certe cose che sono nelle mie immagini. Se però l’immaginazione va ben al di là delle proprie possibilità perché non arrivarci con la tecnologia?
Perché nelle sue foto mischia cose
che sono spesso incompatibili nella realtà?
È prima di tutto
l’estetica del contrasto. Più le cose che metto insieme sono ferocemente
incongrue, più l’immagine che ne risulta è interessante. Un coro del Caucaso e
una chiesa ortodossa, animali esotici e la natura intorno a Yaroslavl: se sono
disposti in un mandala tibetano il risultato è davvero affascinante. Inoltre i
protagonisti sono figure iconiche o persone totalmente sconosciute, senza alcun
riferimento a un’eredità culturale ben precisa. Quando faccio questi mix nella
mia “cucina” vedo che elementi diversi si uniscono in modo armonioso e a volte
stanno meglio insieme che da soli.
Come è nata l’idea della serie di
fotografie di Takeshi Kitano e le Altre Icone?
Avevo 100
maschere del mio regista preferito, Takeshi Kitano, stampate a mio rischio e
pericolo. Mi chiedevo cosa sarebbe venuto fuori se avessi moltiplicato più
volte l’immagine. Sono andato nella mia vecchia scuola di Yaroslavl e mi hanno
permesso di restare 15 minuti in una classe. Ho dato le maschere ai bambini. Le
hanno indossate e io ho scattato delle fotografie. Le maschere erano 30x40 centimetri,
la misura standard della testa umana, e sui bambini facevano un effetto
grottesco.
Nelle sue fotografie la Russia
appare sempre con un luogo luminoso e positivo?
In Russia, man
mano che ti inoltri nel Paese, l’occhio di un fotografo ha molto da catturare.
Nelle mie foto della Russia, la mia terra natale, c’è sole, aria, acqua, e non
una traccia della depressione russa o dei congeniti postumi da sbronza
universali. Di questi tempi abbiamo ormai abbastanza fotografi che attirano
l’attenzione sulle “piaghe sociali”. Certo, dobbiamo affrontare questi problemi
in fotografia. Ma non dobbiamo nemmeno limitare l’immagine della Russia a
questo.
Quale pensa sia il modo migliore di
descrivere la Russia all’Occidente?
La Russia è
chiaramente un luogo in cui si incontrano culture diverse. Oggi la cultura
tradizionale russa è già fortemente intrecciata a elementi caucasici e
asiatici. È improbabile che la Russia diventi un Paese totalmente europeo e
questo è un bene. È meraviglioso che una nazione possa preservare il suo tratto
di unicità pur assorbendo caratteristiche di altre culture. I Paesi di questo
genere mi piacciono molto. Stati come la Georgia, l’India e la Russia hanno
davvero mantenuto il loro volto, pieno di contrasti. Sono radicalmente
differenti dai loro vicini, li mettono in ombra con la loro diversità. Come
parliamo delle nostre qualità nazionali? Senza paura! È quel che è. È la
combinazione di elementi barbarici – di cui ci vergogniamo anche – con la bontà
e l’astuzia che manca a molti Paesi. È la nostra visione della sicurezza unita
al romanticismo più avventato, una mescolanza di sfarzo e glamour insieme al
provincialismo di un tipico villaggio russo. Dobbiamo essere fedeli a questi
contrasti. Sono il nostro vantaggio competitivo. Perché a molti stranieri piace
vivere in Russia? Perché qui è un pulsare continuo di vita. Sì, abbiamo la
povertà e sì, non è sempre sicuro, ma non ci si annoia mai!
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