Bielorussia, elezioni in vista

Foto: Itar-Tass

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Nell’ex repubblica sovietica si voterà per il nuovo parlamento il 23 settembre 2012. Un’occasione di riavvicinamento all'Occidente che non nasconde preoccupazioni

Il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko ha convocato le elezioni legislative per il prossimo il 23 settembre 2012. È il primo appuntamento elettorale dopo la tornata presidenziale del dicembre 2010 seguita dal giro di vite contro l’opposizione che ha messo in allarme la comunità internazionale.

Lukashenko, parlando al parlamento di Minsk, ha già avvertito che le autorità bielorusse ”non tollereranno interferenze esterne” e ha invitato osservatori internazionali a monitorare il processo di voto.

Se da un lato l’appello a venire a controllare quello che accade in Bielorussia è una formalità – i rapporti con l’Europa e le istituzioni occidentali sono al minimo storico –, dall’altro l’accenno alle intromissioni nelle faccende di casa è una costante significativa degli ultimi tempi.

Non è infatti la prima volta che Lukashenko manda messaggi nemmeno tanto trasversali a chi secondo lui minaccia la stabilità del Paese. Il fatto che in Bielorussia possa capitare quello che è successo in Ucraina nel 2004-2005, una rivoluzione colorata che porti un cambio di èlite al potere, è per il capo di Stato una questione reale di sopravvivenza politica.

Dal 1994 Alexandr Ryhoravic regge le sorti del Paese e tra quattro elezioni presidenziali e quattro parlamentari (quelle di settembre 2012 sono le quinte) si è sempre mantenuto con le buone o con le cattive al comando. Difficile in sostanza che le cose cambino all’inizio dell’autunno 2012, dopo che il potere è stato rafforzato e la crisi economica che ha portato nel 2011 la Bielorussia sull’orlo del baratro si è allontanata.

Altrettanto complicato dire quanto saranno libere le elezioni e praticamente impossibile prevedere quanto a lungo Lukashenko rimarrà in sella, dato che ormai da anni si ripete che il regime autoritario è agli sgoccioli, nonostante qualche scossone però a Minsk gli equilibri non mutano.

Il voto di settembre 2012, se tenuto in condizioni democraticamente accettabili, potrebbe rappresentare l’occasione per un piccolo disgelo con Bruxelles, soprattutto se veramente ci saranno osservatori occidentali per il monitoraggio. Se invece si ridurrà a un esercizio formale di pseudodemocrazia, darà un alibi ulteriore a Lukashenko per proseguire sulla strada dell’isolamento.

Al momento la Bielorussia ha dalla sua parte solamente la Russia, che è silenziosamente interessata a tener agganciata alla propria orbita l’ex repubblica sovietica, evitando spostamenti di baricentro verso Occidente, come accaduto con l’Ucraina.

Con l’Unione Europea Minsk è ancora ai ferri corti e la strategia di Bruxelles del bastone e della carota, fra sanzioni e tentativi di avvicinamento, non pare essere convincente.  Fra meno di tre mesi ci sarà qualche risposta in più con la parola direttamente ai bielorussi.

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