Foto: Itar-Tass
La Russia è l’unico Paese al mondo che è parte importante di due continenti. Tale naturale vocazione, che ne fa ponte di culture, ha forse indotto molti studiosi occidentali a ritenere secondario il desiderio russo di estendere la propria influenza sui mari.
Lo zar Pietro il Grande dimostrerà il contrario. Sdoganato il modello autoreferenziale della sovranità russa e acquisita una mentalità di grande potenza attraverso una sostanziale riforma dei costumi e della società sui modelli europei, egli lega il destino del suo impero al vecchio continente scoprendo lui stesso i vantaggi di una simile operazione.
L’occasione gli viene fornita dalla guerra contro gli svedesi ex padroni, insieme agli inglesi, dei mari del Nord, e vicini pericolosi non appena San Pietroburgo diviene capitale dell’impero.
La forza navale russa, sino allora pressoché inesistente, si accresce numericamente mentre la marina militare si dota della prima organizzazione degna delle più importanti flotte europee tipo quelle olandese, portoghese e britannica presso i cui cantieri navali lo zar in prima persona studia le tecniche di costruzione e realizzazione.
E se con Pietro il Grande la Russia debutta con successo sulle rotte marine del Nord, la zarina Caterina II imprime una svolta meridionale alla politica estera diretta dapprima a contrastare il potere ottomano nel mar Nero e, poi, attraverso una rete di rapporti culturali, ad agganciare il destino della Russia ai grandi vettori della politica europea nel Mediterraneo orientale.
L’epopea napoleonica a inizio XIX secolo dà il là alla politica russa per il controllo dei mari: nel 1806 lo zar Alessandro I di Russia, nel progetto di bloccare l’espansione di Napoleone nel mar Adriatico, prepara una spedizione comandata dal vice-ammiraglio Dmitri Senjanin, fortunato militare che trova un alleato naturale nei principi ortodossi del Montenegro.
L’idea di accedere al Mediterraneo attraverso l’influenza politica nei Balcani troverà sempre sulla sua strada la forte opposizione prima francese e britannica, artefici della lunga agonia dell’impero ottomano, poi quella austro-ungarica.
Il teorico panslavista Danilevskij afferma che la Russia ha bisogno di una grande flotta e deve avere il dominio del mar Nero e degli Stretti: “Costantinopoli liberata dovrà diventare Zarigrad, la città degli zar […] capitale della futura Federazione Panslava”. Un’idea utopistica che ha comunque dato impulso al disfacimento dell’impero ottomano aprendo definitivamente le rotte russe al Mediterraneo.
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