Tifosi ucraini in centro a Kiev (Foto: Itar Tass)
I bilanci di solito si fanno con la chiusura dei conti, a un paio di giorni dalla finalissima di Kiev è già però possibile dare uno sguardo a come è andata in Ucraina in queste ultime tre settimane.
Per la prima volta che l’ex repubblica sovietica è stata il palcoscenico per un evento sportivo di portata internazionale. Per un Paese che esiste come tale solo da poco più di vent’anni, un’occasione per mostrarsi agli occhi dell’Europa lontano dai soliti cliché di Chernobyl e delle badanti, anche se attraverso le lenti del pallone.
Il percorso verso Euro 2012 non è sinceramente stato dei migliori, accompagnato dalle polemiche sui ritardi nella costruzione di stadi e infrastrutture, sul denaro sperperato e finito nelle tasche dei soliti noti, sulla corruzione senza fondo e sui tre temi particolarmente cari alle televisioni e ai giornali occidentali come Femen, Yulia Tymoshenko e i cani randagi.
Tra preoccupazioni serie e bufale mediatiche, nel 2011 non si sapeva se gli Europei si sarebbero giocati davvero anche in Ucraina, se la Polonia avrebbe fatto da sola o se sarebbe subentrata la Germania come Paese ospite.
Poi, arrivati a giugno 2012, il pallone ha cominciato a rotolare e le cose sono andate meglio. Molto meglio. Le quattro città sedi del torneo (Kiev, Kharkiv, Donetsk e Leopoli) si sono presentate più che degnamente: stadi nuovi di zecca, prezzi degli alberghi tutto sommato accettabili – sgonfiatisi dopo che le prenotazioni faticavano ad arrivare –, atmosfera di festa nelle fan zone e altrove, che non è degenerata mai in scontri violenti come successo nelle giornate iniziali in Polonia.
Il problema dei trasporti è stato superato alla meno peggio e la capitale ha fatto da fulcro, da e verso il quale le migliaia di tifosi si sono spostati per le partite. Certo, facendo il paragone con l’edizione precedente e l’organizzazione della coppia alpina Austria-Svizzera, qualche cosa poteva andar meglio, ma il fascino dell’Est ha il suo prezzo.
E questo lo sapeva benissimo anche l’Uefa quando nel 2007 ha deciso di affidare gli Europei a Polonia e Ucraina. Per Kiev, al di là delle questioni pratiche ed economiche (come detto, i conti si fanno alla fine; il presidente Victor Yanukovich ha comunque avvisato che gli oltre tre miliardi di euro spesi sono in fondo un investimento per il futuro e le entrate di queste tre settimane non ripagano certo le uscite), rimane l’ombra di una situazione politica che è vista con preoccupazione da Bruxelles e dalle Cancellerie occidentali.
Il caso Tymoshenko pesa sui rapporti tra Ucraina e Unione Europea e non a caso il processo contro l’ex premier è stato aggiornato alla metà di luglio 2012. Il boicottaggio diplomatico non ha però impedito al Paese di trasformare Euro 2012 in una festa. Il problema è che poi si torna alla normalità e ai problemi di sempre. Che da queste parti sono molti.
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