Tra i cinque finalisti del Premio Strega 2012, in seconda fila, al centro, Emanuele Trevi. In primo piano a destra, Lorenza Ghinelli (Foto: http://www.fondazionebellonci.it/area-stampa.htm)
In Russia, per la prima volta, i finalisti del prestigioso premio letterario italiano Strega, prima della cerimonia di premiazione del 5 luglio 2012 a Roma. A ospitare a Mosca Lorenza Ghinelli, con il suo romanzo "Il colpo", e Emanuele Trevi con "Qualcosa di scritto" è stata la casa-museo del poeta russo Aleksandr Sergeevich Pushkin, sul Vecchio Arbat, nella sera del 27 giugno 2012.
Prima di scambiare qualche battuta con i due scrittori, sui cinque finalisti, presenti alla serata, Russia Oggi ha chiesto all'organizzatore Stefano Petrocchi, della Fondazione Bellonci perché nel 2012 il Premio Strega abbia fatto tappa a Mosca. "Intanto perché Mosca è una grande capitale culturale europea - la risposta di Petrocchi -. E negli anni precedenti abbiamo già visitato altre capitali come Vienna e Berlino. Naturalmente a Vienna, Berlino e anche a Mosca c'è un circolo di lettura presso l'Istituto di Cultura italiano. Poi, il Premio Strega ha sempre dato un grande visibilità ai libri premiati favorendo anche le traduzioni all'estero".
Se dico Russia cosa Le viene in mente?
In questo momento vivete una realtà politica molto difficile. Mi viene in mente il conflitto.
In Russia i giovani scrittori russi per farsi conoscere cercano il supporto di Internet e dei social network, è cosi in Italia?
Anche in Italia regnano ancora sovrani Facebook e Twitter. E quindi anche noi scrittori li usiamo per lavoro e per pubblicizzare le nostre opere.
Lorenza Ghinelli, autrice del romanzo "La colpa" è per la prima volta a Mosca. Grande amante delle poesie di Akhmatova, si rivela molto sensibile al primo incontro con la Russia. Del Paese la colpiscono le tensioni sociali e anche i volti della gente. L'aspetto architettonico di Mosca, in particolare, le ha offerto un'impressione forte per via del suo monumentalismo. "Abbiamo camminato tanto e visitato la Piazza Rossa e il Cremlino. E posso dire che Mosca è una città dove si sentono molto, nella sua magnificenza, i fasti del passato. Si tratta di una cosa grandiosa e anche dolorosa, dal momento che parliamo di un’eredità difficile".
Se dico Russia cosa Le viene in mente?
Ho l'immagine delle cupole di San Basilio, che sembrano un po' dei gelati.
In Russia gli scrittori russi per farsi conoscere cercano il supporto di Internet e dei social network, è cosi anche in Italia?
Io mi sono fatto conoscere prima dell'era Internet. Ma credo che sia giusto che i giovani scrittori seguono questo canale.
Emanuele Trevi a Mosca presenta il suo libro finalista "Qualcosa di scritto". Della letteratura russa ama Isaak Babel, Bulgakov, le prose di Mandelstam, le lettere di Marina Tsvetaeva, le opere dell'Ottocento. Di recente ha anche scritto uno spettacolo su Anna Karenina per l'attrice Sonia Bergamasco e presto la produzione sarà a Mosca. "Amo moltissimo Gogol - aggiunge -. E amo alla follia anche Pushkin. Sia la vita che l'opera. Ma per leggere i poeti bisognerebbe sapere il russo. Per esempio, leggo molto più volentieri le lettere e i saggi della Tsvetaeva; e tra gli scrittori più recenti conosco Brodskij, ma tradotto in italiano è una cosa diversa. In questo momento sto leggendo per la ventesima volta il "Maestro e Margherita" di Bulgakov, che è il mio libro preferito".
Un omaggio alla tradizione critica letteraria russa è stato il saggio introduttivo che Trevi ha scritto al libro di Viktor Shklovskij "Il mestiere dello scrittore e la sua tecnica". Ci confessa: "Io amo molto Shklovskij, un grandissimo maestro. E soprattutto negli ultimi anni ha pubblicato cose straordinarie. Il libro che ha scritto prima di morire, "L'energia dell'errore", da una frase di Tolstoj, è una dei dieci libri più geniali di critica letteraria".
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