Violino di talento

Il ventiquattrenne russo Sergei Dogadin, vincitore del Tchaikovskij 2011, debutta in Italia, ospite dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano, e si racconta a Russia Oggi

Debutta a Milano il giovane talento russo del violino Sergei Dogadin, ospite  dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi per tre concerti all’Auditorium (ancora venerdì 15 e domenica 17 giugno 2012), con un programma interamente dedicato a Tchaikovskij. Incontrato al termine delle prove, a poche ore della prima, il ventiquattrenne violinista sorprende per il contrasto tra il volto ancora sbarazzino e la riflessiva maturità dei modi.

Come ha iniziato?
È stato naturale per me scegliere la musica: i mei genitori sono musiciti e fu mia madre, quando avevo 5 anni, ad avviarmi allo studio del violino. Dopo aver frequentato il Conservatorio di San Pietroburgo, la mia città, dal 2011 sono allievo di Maksim Vengerov a Ginevra. Penso sia uno dei maggiori musicisti al mondo e studiare con lui è una grande chance per perfezionarmi su alcuni compositori.

La biografia

Sergei Dogadin è nato nel 1988 a San Pietroburgo in una famiglia di celebri musicisti. Ha vinto dieci concorsi internazionali di musica tra cui, nel 2011, il XIV Concorso Internazionale Tchajkovskij (secondo posto, Medaglia d’Argento e Premio del Pubblico; primo posto non assegnato); il Concorso Internazionale Andrea Postacchini (primo posto, premio speciale e Grand Prix 2002) e il Concorso Internazionale Niccolò Paganini nel 2005 a Mosca (primo posto). Si è aggiudicato inoltre varie borse di studio tra cui quelle del Ministero della Cultura della Federazione Russa; è stato anche vincitore del Premio Temirkanov e del Premio del Presidente della Federazione Russa. Tournée in Germania, Francia, Italia, Spagna, Svizzera, Cile, Turchia, Estonia, Lettonia, Ungheria, Paesi Bassi, Regno Unito e negli Stati Uniti, esibendosi con la Royal Philharmonic Orchestra, l’Orchestra Filarmonica di Londra, le orchestre nazionali di Lettonia ed Estonia, l’Orchestra Sinfonica dell’Ulster, la Nordic Symphony Orchestra, le orchestre sinfoniche di Budapest, Berlino, Taipei, la Philharmonia di San Pietroburgo, la Filarmonica Nazionale Russa, la Mariinskij Symphony Orchestra, l’Orchestra Sinfonica di Stato Russa e molte altre. Collabora con rinomati direttori d’orchestra del calibro di Vladimir Spivakov, Valery Gergiev, Vladimir Ashkenazy, Yuri Simonov, Aleksandr Dmitriev, Nikolai Alexeev, Dmitri Liss, Robert Trory, Aleksandr Rudin, Anu Tali, Saulus Sondezkis, Vasily Petrenko, Muhay Tang.

Cosa rapresentano le vittorie riportate in concorsi internazionali, tra tutti il “Tchaikovskij” nel 2011?

È una delle strade per un giovane musicista come me per intraprendere una carriera internazionale: in caso di vittoria le grandi agenzie reclutano, il calendario dei concerti si infittisce, il pubblico inizia a conoscerti. Il Concorso Tchaikovskij in particolare, uno dei più importanti al mondo e così significativo per noi musicisti russi, mi sta aiutando molto per la mia carriera. Ma certo tra tutti questi impegni internazionali bisogna prendersi il tempo per continuare a studiare, per ampliare e perfezionare il proprio repertorio.

In Italia dove si è esibito sino ad oggi?

Un bel ricordo, dieci anni fa, è il concorso “Postacchini” a Fermo, nelle Marche, dove vinsi il Grand Prix e anche un violino. Ho suonato a Bari con un caro amico direttore, Fabio Mastrangelo; molti anni fa a Venezia, una delle città che più amo, poi al Conservatorio di Genova e nel 2011 all’Università la Sapienza di Roma. Ma questa è la mia prima volta a Milano e sto apprezzando molto, oltre alla qualità del suono che la sala regala, l’Orchestra Verdi, che come caratteristico delle orchestre italiane è estremamente “musicale” e ha quella duttilità che mi permette di suonare come voglio.

Cosa apprezza della cultura italiana?
Direi che fa parte della mia vita. Come musicista adoro i vostri splendidi teatri e i grandi violini italiani: del mio, un Guadagnini appartenente a una collezione statale russa, sono molto fiero, soprattutto quando lo suono in Italia. E non perdo occasione, non appena me lo permettono gli impegni musicali, di visitare le vostre città. A Milano spero di riuscire a vedere il Cenacolo di Leonardo e la sala del Teatro alla Scala.

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