La difesa degli edifici storici di Mosca è il motivo che spinge un numero crescente di persone a sfidare le autorità. I membri del gruppo di protezione del patrimonio architettonico Archnadzor distribuiscono candele accese vicino alle rovine di un edificio nel centro di Mosca. "Perdere una costruzione del Diciottesimo secolo per la città è come lasciar morire una persona cara", dice la coordinatrice dei volontari, Yulia Mezentseva, mentre contempla lo spiazzo davanti a sé.
Yulia e i suoi compagni non sono riusciti a salvare il padiglione della proprietà dei Shachovskiye. Ciononostante, hanno molto lavoro: nel libro rosso di Archnadzor compaiono altri 250 edifici per i quali bisogna lottare. Negli ultimi anni, come conseguenza dell’aggressiva politica urbanistica di Yuri Luzhkov, ex sindaco di Mosca, la capitale russa ha perso circa 700 edifici storici. Le cause sono evidenti: restaurare un immobile antico è più costoso che costruirne uno nuovo. Alla fine del 2010, con l’arrivo di Sergei Sobyanin, attuale sindaco della città, si è interrotta la concessione di permessi per edifici di nuova costruzione nel centro storico. "Tuttavia, il patrimonio architettonico continua a essere distrutto", spiega l’attivista.
Demolire un edificio perché non più utile è una scusa che non regge più. Vi sono diverse società illegali che mandano le strutture in rovina per progettare una nuova costruzione. Questa è speculazione
Uno degli esempi più chiari dell’arbitrarietà delle imprese edili lo si incontra nella proprietà dei Shachovskiye, zona in cui si trova il teatro Guelikon. In questo caso, l’amministrazione dell’edificio culturale ha deciso di costruire una nuova sala e demolire un antico padiglione situato dentro la proprietà. Il movimento Archnadzor ha raccolto le informazioni necessarie e dimostrato alla procura che la demolizione di quell’edificio era da considerarsi illegale. La decisione dei giudici è andata a loro favore.
Tuttavia, all’inizio del 2010 la giunta comunale di Mosca allora in carica ha approvato un progetto di ricostruzione che prevedeva l’abbattimento di edifici del Diciottesimo secolo e, con finanziamenti comunali, la costruzione di alcune sale più moderne per il teatro. A partire da quel momento, gli attivisti di Archnadzor hanno iniziato a fare la guardia fuori dalla proprietà. "La demolizione è iniziata inaspettatamente alle 6 di mattina -, racconta Yulia Mezentseva. - Gli operai, approfittando del fatto che c’erano solo due dei nostri volontari fuori dall’edificio, hanno abbattuto il padiglione".
La tenuta degli Alekseiev, situata in via Bajrushin, nel prestigioso quartiere moscovita di Zamoskvorechie, ha cessato di esistere. Il complesso familiare fu costruito dopo il grande incendio del 1812, diventando un’icona dell’architettura imperiale degli inizi del Diciannovesimo secolo dei quali a malapena restano esempi. Così, nonostante le numerose proteste avviate dai difensori del patrimonio architettonico della città, i cinque edifici della tenuta sono stati ridotti in macerie. E lo stesso è accaduto per altri immobili di grande valore storico e artistico, abbattuti nonostante le vibrate proteste di comitati di varia natura, affiancati dai cittadini.
Proteggere il centro storico della capitale è un dovere, ma l’obiettivo è difficile da realizzare, poiché occorre ottenere uno status particolare. E, al momento, alle autorità manca la volontà per farlo
Il movimento civico Archnadzor è stato fondato nel febbraio del 2009. Allora, attivisti di diversi gruppi moscoviti dediti allo studio del patrimonio locale, hanno deciso di unire i loro sforzi con l’obiettivo chiaro di proteggere e studiare la ricchezza culturale di Mosca. Attualmente, sono circa 5mila i membri dell’associazione e il loro numero continua a crescere, a dimostrazione di un grande interesse verso il tema.
"Solo dieci anni fa sembrava che lo studio del patrimonio locale fosse solo un passatempo per bambini o anziani, mentre tutti gli altri si dedicavano alla politica", ricorda Natalia Samover, coordinatrice del gruppo. "Ma è trascorso abbastanza tempo affinché sorga una nuova generazione educata in condizioni di libertà. Oggi si uniscono a noi molte persone che hanno studiato, da collegiali e diplomati a direttori di aziende, che reclamano il diritto di avere una patria e una cultura. La gente deve capire che, se si vuole unire a noi, dovrà lavorare molto, dedicandoci una parte importante del suo tempo", aggiunge con grande trasporto Natalia.
Così, chi si avvicina al movimento e ha studi di architettura o conosce la storia dell’arte, esamina il centro di Mosca per identificare i monumenti che necessitano di protezione. Con gli avvocati che preparano istanze da presentare alla procura e alla commissione per la protezione del patrimonio architettonico della città. In parallelo la sezione dei progetti sociali organizza eventi socio-culturali, mentre la squadra operativa, diretta da Yulia Mezentseva, partecipa ad azioni dirette. "Al momento, la colonna vertebrale del nostro movimento è composta da 150 persone, un numero importante, ma l’auspicio è di crescere ancora", spiega la Mezentseva.
Secondo diverse stime, nei prossimi anni è prevista la demolizione di circa 40 edifici nel centro storico della capitale. Alcuni possiedono elementi riconosciuti come patrimonio culturale e tutti sono dotati di un grande valore storico: un tesoretto che l’attività dei volontari non vuole che venga in alcun modo distrutto, per consegnarlo intatto alle generazioni future.
L'articolo è stato pubblicato sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 7 giugno 2012
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