Foto: Tulchinskij/Ria Novosti
Se Russia e Cina non hanno ancora raggiunto un accordo definitivo sulle forniture di gas (Pechino gioca al ribasso, Mosca non vuole fare beneficenza), ecco che spunta il Turkmenistan a metterci una pezza e a dare una calmata alla sete cinese.
Cnpc e Turkmengaz hanno recentemente firmato un accordo per accrescere i volumi destinati alla Repubblica popolare sino a 65 miliardi di mq all’anno. Ed è sempre di qualche settimana fa la notizia che il Turkmenistan ha finalmente messo insieme India e Pakistan per la costruzione del Tapi, il gasdotto che dalla repubblica centroasiatica dovrebbe arrivare in India attraversando Pakistan e anche Afghanistan.
Quasi 1800 chilometri per un progetto che da decenni è in lista d’attesa, ma a causa dell’instabilità delle regioni che percorre è sempre stato rimandato. In realtà fino ad oggi di contratti veri e propri non ce ne sono (e anche Kabul ha siglato solo un memorandum con Ashgabat), ma l’intesa con Delhi e Islamabad è un notevole passo avanti rispetto ai castelli nell’aria del passato.
L’offensiva turkmena agita un po' i sonni del Cremlino e soprattutto quelli di Gazprom, che anche sul lato occidentale teme di perdere qualche colpo. Il Turkmenistan è il quarto Paese al mondo per quel che riguarda le riserve di gas e se al momento le sue esportazioni si fermano a circa 30 miliardi di mq annui, entro il 2030 dovrebbero crescere fino a 180.
Ashgabat vorrebbe dirigersi non solo verso Est, Cina e India, ma anche verso Ovest, dove da sempre è la Russia ad avere il monopolio. Su questo versante Gazprom ha già messo in piedi il gasdotto Nordstream ed entro la fine del 2012 dovrebbero partire i lavori per Southstream, i due progetti nati per arrivare nel cuore dell’Europa facendo a meno del transito nelle ex repubbliche sovietiche come Bielorussia e Ucraina.
Proprio con quest’ultima il Turkmenistan tenta di formare un fronte per opporsi allo strapotere russo, che ha mandato praticamente a gambe all’aria il progetto Nabucco. Ashgabat e Kiev hanno lo stesso interesse nell’emanciparsi da Mosca, è pero ancora troppo presto per dire se riusciranno nel loro intento. È comunque un dato di fatto che il Turkmenistan del presidente Gurbanguly Berdimukhammedov, dopo anni di staticità sotto il Turkmenbashi Saparmurat Nyiazov, è diventato un giocatore importante al tavolo del poker del gas e può permettersi di sfidare gli altri players senza paura di bluffare.
Dopo la conferma che i giacimenti di South Yolotan sono i secondi del mondo e davvero il capo di Stato siede su un tesoro che può garantire al Paese un ruolo di prim’ordine nella regione, il Turkmenistan può diventare un concorrente pericoloso per la Russia.
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