Amnesty bacchetta la Russia

Foto: AP

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L'organizzazione internazionale denuncia che nella Federazione sarebbero messi a dura prova i diritti umani delle minoranze omosessuali

Secondo i dati del Ministero dell’Interno russo, circa 40 manifestanti sono stati fermati dalle forze dell’ordine a Mosca per aver preso parte a una manifestazione a favore dei diritti di gay e lesbiche. Un fatto accaduto a pochi giorni dalla pubblicazione da parte di Amnesty International del rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nel mondo, dal quale emergono dure critiche nei confronti della Russia.

Nel passaggio riferito alla Federazione si dice infatti che “la libertà di aggregazione è stata più volte limitata, in particolar modo in occasione di proteste politiche, ambientali, sociali e di altro tipo”. Nel documento è inoltre indicato che “alcuni membri di minoranze religiose subiscono persecuzioni” e che “la tortura è una pratica diffusa, nonostante le riforme della polizia”. “La situazione nel Caucaso del Nord – si legge poi – continua a essere incostante, caratterizzata da una serie di violazioni dei diritti umani”.

“Attivisti del gruppo Lgbt (lesbische, gay, bisessuali e transessuali) si ritrovano a dover affrontare aggressioni e continui attacchi. Mentre la polizia cerca di fermare qualsiasi tentativo di manifestazioni e di proteste dell’orgoglio gay a Mosca e a San Pietroburgo”, riporta il documento. La situazione dei diritti umani collegati agli omosessuali è tornata alla luce anche grazie alla pubblicazione del documento annuale sui diritti umani stilato dal Dipartimenti di Stato Nordamericano.

Fra le varie critiche, il documento afferma che, secondo gli attivisti gay russi, “la maggior parte delle persone della comunità gay nasconde il proprio orientamento omosessuale per timore di perdere il lavoro, la casa o addirittura per paura di subire violenze”.

La posizione russa

Dal canto suo il rappresentante ufficiale dei diritti umani in Russia, Vladimir Lukin, sostiene che siano poche le violazioni dei diritti umani di gay e lesbiche nella Federazione. “Si tratta di un tema complesso. Posso solo dire che come rappresentante dei diritti umani in Russia riceviamo poche denunce legate alla violazione dei diritti delle minoranze sessuali”, ha dichiarato Lukin al giornale Gazeta

Senza dubbio ha creato scalpore l’approvazione di una legge a San Pietroburgo, passata all’inizio del 2012, che proibisce “la propaganda della sodomia, dell’omosessualità, della bisessualità e della transessualità tra i minorenni”. Secondo gli oppositori il progetto di legge potrebbe essere impiegato per reprimere qualsiasi manifestazione pubblica di omosessuali, dalle espressioni artistiche fino all’orgoglio gay.


“Credo che non sia accettabile la pubblicità degli orientamenti sessuali – ha aggiunto Lukin -. Se il Tribunale Costituzionale decide che la legge è in contraddizione con la Costituzione, ebbene, allora sarò contrario a questa legge. Qualsiasi nuova norma provoca delle critiche, è normale”. Ma al di là di quanto afferma il rappresentante dei diritti umani, sono molte le persone che si sentono perseguitate per via del proprio orientamento sessuale.

Altre violazioni

Il documento di Amnesty International riporta l’allontanamento della partecipazione civile in Russia dopo le elezioni parlamentari del dicembre 2011 e sottolinea la necessità di “rafforzare le libertà civili e politiche”. Secondo l’organizzazione, le autorità della Federazione portano avanti una politica che limita la libertà di aggregazione, nonostante siano ora permesse manifestazioni che prima erano invece vietate. Amnesty International ricorda comunque che molti manifestanti sono stati fermati durante le proteste.

Nel documento si parla anche della crescente influenza dei mezzi di comunicazione on line e dell’aumento delle pubblicazioni di piccola diffusione che, contrariamente alla televisione russa, criticano aspramente il governo.

Il report riporta anche le minacce cui devono spesso fare fronte i giornalisti dell’opposizione. Minacce che non sempre vengono contrastate dalle autorità ufficiali. Un altro problema segnalato da Amnesty è la lentezza dell’attuazione, da parte del governo, di quelle riforme considerate prioritarie. Secondo il documento, rispetto al 2011 non si è fatto alcun passo in avanti nella lotta alla corruzione, così come nella riforma delle polizia.

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