Alan Dzagoev festeggia la doppietta con cui ha reso vittorioso il debutto della Russia a Euro 2012 (Foto: Reuters/Vostock Photo)
Una piccola cittadina della Russia settentrionale, un piccolo negozio sportivo e un piccolo cliente davanti allo scaffale con le scarpe da calcio. Siccome Ivan Gaikovich ha solo undici anni, è accompagnato dai suoi genitori, “il portafogli”, come dice sorridendo. Il commesso Aleksandr Medlin ha già visto questa scena: "I bambini vedono in tv le scarpe indossate dal loro calciatore preferito e scelgono: i genitori non hanno voce in capitolo". Ivan si fa comprare scarpe con tacchetti bianche dell’Adidas, taglia 37. Hanno i lacci rosa e costano all’incirca 100 euro. Suo padre Aleksei, camionista di professione, è rassegnato: "I ragazzi se ne intendono di più: decidono loro".
Il social network russo VKontakte , con i suoi 100 milioni di utenti, è il punto d’incontro virtuale per questo scambio di informazioni. Tra scuola e allenamento si postano foto degli ultimi modelli più gettonati e colorati e si discutono i tipi. È una questione d’onore non sbagliare i nomi, come invece si fa dell’ortografia russa, di cui si servono. Spesso i bootsy, come si chiamano le calzature da calcio in anglo-russo, vengono pure usate come foto del profilo.
Ivan vuole il modello usato da Leo Messi, il suo idolo del Barcellona, club nel quale il ragazzino sogna di giocare. Ha talento, tiene la palla stretta al piede, tira sia con il sinistro che con il destro.
Sosnogorsk, cittadina di 28mila abitanti nella quale Ivan vive, dista da Mosca un giorno di treno. Lo sport contribuisce un po’ a ridurre la distanza percepita. Negli ultimi cinque anni sono stati inaugurati due palazzetti dello sport, un palaghiaccio e alcuni campi di erba sintetica. Anche il potere d’acquisto sta aumentando. L’allenatore di giovani Denis Kulikov, 37 anni, racconta che solo dieci anni fa tanti bambini non potevano partecipare agli allenamenti perché non avevano i soldi per i mezzi pubblici o per acquistare scarpe adeguate. Oggi, Kulikov trova esagerata la mania della marca: i suoi allievi "si fanno prendere la testa dalla pubblicità", dice.
I grandi produttori di accessori sportivi annunciano nel frattempo affari d’oro, a partire dall’Adidas. "La Russia e la Csi insieme sono ormai il nostro terzo mercato più grande dopo il Nordamerica e la Cina", dice il portavoce dell’azienda Jan Runau. Il gruppo di abbigliamento sportivo gestisce 800 negozi di proprietà in tutto il Paese e nel 2012 ha intenzione di superare per la prima volta il fatturato di un miliardo di euro.
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