In quanto a genere la Cronaca della resistenza (in russo “Chronika soprotivlenija”) di Viktorija Lomasko è un reportage grafico delle manifestazioni nella capitale. Molti critici tuttavia sostengono che i suoi disegni siano un tentativo, finora il più riuscito, non soltanto di comprendere il movimento di protesta, ma di preparargli anche un posto nella storia.
Da più di sei mesi Viktorija Lomasko disegna durante le manifestazioni, le marce, le sfilate, le iniziative di vario genere negli accampamenti di protesta OccupyAbai. Disegna i manifestanti e gli Omon, le femministe e i passanti incuriositi, gli anarchici di sinistra e i nazionalisti. Quest’opera di trascrizione è, forse, la narrazione artistica più precisa e lucida delle proteste degli ultimi mesi.
A volte le sue illustrazioni compaiono sulla carta stampata, circolano nei social network, spuntano direttamente nei raduni: alcune sono state appese nell’accampamento di protesta presso il monumento ad Abai (“OccupyAbai”), mentre il 19 maggio 2012 Viktorija spingeva per le vie di Mosca il suo carrellino con la Cronaca insieme al “Museo nomade dell’arte contemporanea”.
C’erano tutti i protagonisti delle rivolte moscovite. Chi va spesso a questi raduni avrà riconosciuto di vista molte facce, anche se non ci sono Navalny, Udalkov, Ksenija Sobchak (e se compaiono sono soltanto figure nei manifesti o sugli schermi). Il ribollire politico in Russia che la Lomasko ci presenta è un evento di una forza stravolgente: qui i leader, quelli che “comandano”, e il movimento sono indistinguibili. Ed è una forza che parla. Ogni disegno è una battuta, un pensiero, una scena di un grande spettacolo teatrale. “Quando ho iniziato era l’indignazione a guidarmi. Per di più avevo freddo, vedevo male e avevo una gran paura, ma questa immagine era già qui, mi stava già accanto. Il mio compito era soltanto metterla sul foglio”.
L’aggiunta del testo all’illustrazione pare chiaramente un atto di umanità: nel mondo della Lomasko persino i personaggi negativi non diventano dei mostri, in quanto si trovano nello spazio democratico del discorso diretto, incontrollato, dove confessione, manifesto, minaccia, lamentela sono tutte espressioni di pari livello che sfociano una nell’altra con grande facilità.
Questo spazio, come la scelta dei disegni-resoconto, non sono una novità per la Lomasko. Quasi tutti i suoi lavori – i disegni dei processi politici nei tribunali, dei villaggi dei lavoratori immigrati, delle colonie per i minorenni – si interrogano sulla natura del reportage grafico contemporaneo. Anche il reporter comune può capitare in genere in questi ambiti dove regna l’ingiustizia, ma la testimonianza dell’artista è di tutt’altro genere. Il taccuino e il pennarello sono armi che contraddistinguono il giornalista in minor misura della macchina fotografica, permettono di rimanere nella situazione, di creare relazioni complesse, quasi intime con i suoi protagonisti.
“In queste condizioni è impossibile disegnare senza emozioni, ricordarsi di continuo che la missione del reporter è essere imparziali. Io partecipo, anche io grido insieme a tutti gli altri. Le sensazioni che provo partecipando sono diverse: a volte tremo e basta, le mani non stanno ferme”.
Il fenomeno Lomasko si situa per molti versi all’insolito incrocio tra il mondo dell’arte contemporanea militante, la cultura del fumetto sociale e la tradizione riconosciuta della grafica modernista. Nei suoi lavori l’aspetto tecnico è molto importante. Tutta la sua opera risulta in buona parte il tentativo di mostrare che la grafica permette di catturare quegli elementi inaccessibili agli altri mezzi e che il movimento della mano del pittore svela il ritmo della storia, è capace di descrivere sulla carta la novità dell’evento.
“Il 6 maggio 2012, nel momento in cui hanno iniziato a disperdere la folla, stavo disegnando, ma il mio tratto era così nervoso che non sono riuscita a finire il disegno. Dopo era impossibile capire come raffigurare l’accampamento OccupyAbai. Prima era tutto molto duro: tutti quegli astronauti tra gli Omon in primo o in secondo piano. Qui di colpo si è creata un’atmosfera totalmente diversa. Il primo giorno non ho nemmeno disegnato, giravo e guardavo soltanto”.
La Cronaca della resistenza della Lomasko è scritta dal punto di vista della futura vittoria. Questa posizione le permette di essere al contempo benevola nei confronti dei nemici e puntigliosa con i compagni di lotta, di vedere i paradossi, ridicoli o patologici, come momenti del fiorire della verità al di sopra dell’ideologia. E al di là di come finiranno le attuali proteste in Russia, la Cronaca è una di quelle opere che già da ora si imprimono nella Storia, fanno in modo che non sia possibile immaginarsela senza gli avvenimenti di questo inverno e primavera moscoviti.
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